La medicina di domani vista dai giovani medici

La medicina di domani vista dai giovani mediciSi parla spesso della medicina di domani, delle sfide che dovrà affrontare, delle opportunità fornite dalla tecnologia e spesso a parlarne sono medici maturi, capaci di analizzare i cambiamenti grazie alla loro esperienza.

Ma che cosa ne pensano le nuove leve?
Una ricerca, condotta da Havas con il partner Ipsos e realizzata con il supporto di Sanofi, ha cercato di capire in che modo i medici più giovani vedono il mondo della salute.

Per questi professionisti l’uso di smartphone, tablet e social per tenersi in contatto con i colleghi, il mondo della ricerca e i pazienti è più semplice e naturale: tutti posseggono uno smartphone, il 90% ha un laptop, il 70% un tablet, il 90% naviga in rete tramite Adsl o banda larga e il 93% dichiara di avere almeno un profilo social attivo, se non di più.

Tra i social network, il più utilizzato è Facebook (82%), seguito da Instagram (41%) e Linkedin (37%).

Alta quindi l’importanza data alla tecnologia, vista come una guida sicura nella medicina (81%), destinata a crescere nel tempo (73%), in grado di rendere la stessa professione medica di maggiore qualità (99%).

Tra i molti miglioramenti che verranno apportati vi sono, secondo gli interpellati: il monitoraggio costante dei parametri clinici, la condivisione protetta dei dati e dei referti per una gestione multidisciplinare dei pazienti, un più semplice processo diagnostico favorito da nuovi tool, strumenti per agevolare la compliance alla terapia da parte dei pazienti, una più semplice gestione delle pratiche burocratiche che fanno parte dell’attività lavorativa di un medico.

Va evidenziato che molti di questi miglioramenti sono connessi con la telemedicina, già una realtà per alcuni dei nuovi medici: un terzo ha dichiarato di avere utilizzato uno strumento di telemedicina per mettersi in contatto con un paziente nell’ultimo anno (tramite app o piattaforme digitali).

Se la tecnologia è vista come strumento utile, i nuovi medici sono però molto chiari nel ritenere importante che le decisioni finali siano lasciate agli specialisti, in un mondo in cui i dati a disposizione del medico per fare prevenzione, diagnosi e trattamento probabilmente cresceranno, arricchendosi secondo alcuni anche di informazioni derivate dalla genomica (2 su 5) e comunque prevedendo dati sanitari connessi e l’arrivo di informazioni anche da sensori a distanza e altri dispositivi, tipo smart watch e altro.

Insomma, i giovani medici di oggi riescono a immaginare una sanità molto più ricca, in cui i dati in arrivo da diversi dispositivi andranno ad arricchire le informazioni su ogni paziente, guidando le scelte dello specialista. Ovviamente, in questo panorama, un ruolo importante lo avrà anche l’intelligenza artificiale, vista come uno strumento che cambierà il ruolo degli stessi medici di medicina generale (40%).

Alla ricerca hanno partecipato come partner anche il Gruppo Ospedaliero San Donato, l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Stefania Somaré