Con un sistema sanitario in costante mutamento, si rende indispensabile riservare più attenzione all’importanza di un adeguato equilibrio tra lavoro e vita privata, nonché alla soddisfazione personale e di carriera dei professionisti di settore.
Coordinato e moderato da Gianfranco Damiani (consigliere medico Ordine Provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri) e da Giovanni Capelli (direttore del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità), l’evento “Benessere dei professionisti sanitari per una sanità di valore”, nell’ambito di Welfair, è stato un’opportunità per discutere e approfondire il tema con gli stakeholder che concorrono alla realizzazione di un moderno sistema per la salute.
La visione condivisa è limpida: attivare politiche, programmi e interventi volti a rinforzare le motivazioni dei professionisti per affrontare al meglio la sfida della complessità per un Servizio sanitario nazionale sostenibile.
Tutelare gli operatori sanitari
Sono numerosi gli studi che attestano un legame diretto tra i livelli di produttività e la salute generale e il benessere dei professionisti. I medici con un elevato livello di soddisfazione professionale forniscono un servizio di qualità superiore. Il benessere lavorativo si riferisce a ogni aspetto della vita professionale: dalla qualità e sicurezza dell’ambiente fino al clima e all’organizzazione del lavoro.
“Per tutelare il cittadino devo tutelare il professionista sanitario”, ha spiegato Antonio Magi, presidente Ordine Provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri, rammaricandosi del fatto “che oggi si è interrotto quel clima di serenità e fiducia reciproca tra medico e paziente”.
Il benessere del professionista “ci sta particolarmente a cuore”, ha proseguito Magi, sottolineando che “l’Ordine intende essere la casa del medico, per supportarlo e consigliarlo”. Per una sanità di valore, efficace e sostenibile, nell’interesse del professionista e in quello della collettività.
Fattori di insoddisfazione
Quelli che sono i fattori di insoddisfazione legati alla realizzazione di attività non qualificanti, stress emotivo e burnout tra gli operatori sanitari – compresi medici e odontoiatri – non solo sono ben documentati ma hanno dimostrato di essere associati a un incremento del rischio di errori clinici, riduzione di efficacia e di efficienza degli interventi.
Non tralasciando il fatto che questi determinanti sono ritenuti in letteratura come potenziali fattori di rischio di abbandono della professione. Da qui, l’imprescindibilità di porre maggiore attenzione all’importanza di un equilibrio consono tra il lavoro e la vita privata e alla soddisfazione personale e di carriera dei professionisti.
Riflessioni post Covid
“Durante l’emergenza pandemica ci siamo tutti un po’ stretti tra noi, attenti a raccogliere più informazioni possibili per restare aggiornati su come comportarci per contenere la diffusione del virus.
Un’iperconnessione per abbattere, in qualsiasi modo, la barriera dell’incomunicabilità”, ha rammentato Velia Bruno, direttore del Centro Nazionale della Clinical Governance dell’Istituto Superiore di Sanità.
La situazione emergenziale legata alla pandemia, dunque, quale vero e proprio catalizzatore di sinergie per il raggiungimento di un obiettivo comune.
“Oggi, finita questa grande resilienza, gli eroi che hanno fronteggiato la pandemia, all’inizio anche a mani nude e senza mascherine, non sono più eroi. Meglio ancora, non sono più nulla”.
Così Maria Pia Ruggieri, direttore UOC Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso, Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata in merito agli operatori sanitari dell’emergenza-urgenza.
“Parliamo professionisti che hanno dimostrato il proprio valore professionale durante la pandemia, un valore che adesso non si sentono più riconosciuto”.
Il passaggio da eroicità a trasparenza dei professionisti sanitari è stato ripreso poi da Cristina Patrizi, segretario Ordine Provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri. Ammettendo che “oltre il 47/48% dei medici convenzionati è insoddisfatto della propria condizione sotto il punto di vista dello stresso correlato al suo lavoro. Oggi, usciti dalla pandemia, un sistema dovrebbe normalizzarsi e trovare le strategie per dare risposte a professionisti demotivati”. Ma ancora non è così.