Le performance regionali nella tutela della salute: il XIII rapporto C.R.E.A.

Per misurare universalità ed equità del SSN, il Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità – C.R.E.A. Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata, con il suo XIII Rapporto sulle Performance Regionali – presentato a Roma lo scorso 2 luglio – non si concentra soltanto sui LEA, ma include per la prima volta anche la soddisfazione dei cittadini nelle Regioni dello Stivale.

La metodologia della ricerca

L’analisi, fondata su un indice composito costruito con il contributo di 107 stakeholder del SSN, introduce quest’anno una serie di novità: una estensione delle aree di valutazione all’ambiente; l’andamento del trend di medio periodo dei livelli di tutela della salute nelle Regioni; una valutazione della resilienza dei SSR e, infine, un confronto dei livelli di tutela con l’esperienza dei cittadini-pazienti nella fruizione dei servizi sanitari pubblici e una valutazione della qualità di vita degli stessi.

Il rapporto evidenzia un quadro complesso, caratterizzato da un aumento delle aspettative e da una correlazione positiva tra performance dei servizi sanitari e livello di soddisfazione dei cittadini.

Altresì, la fotografia mostra dati di miglioramento generale e una progressiva riduzione dei gap tra i diversi territori, anche se con valori ancora lontani dall’atteso.

Le principali evidenze

Il Veneto si conferma la regione con la migliore performance, raggiungendo il 55% del massimo teorico possibile, seguito dalle P.A. di Trento e di Bolzano, rispettivamente al 50% e 48%. Fanalino di coda la Calabria al 23%.

Il divario Nord-Sud resta dunque significativo, anche se si osserva una riduzione delle disparità, con miglioramenti marcati che hanno interessato, in particolare la Campania, seguita da Abruzzo e Molise.

La valutazione dei cittadini: i PREMS

Come accennato in precedenza, il rapporto considera per la prima volta la soddisfazione dei cittadini rispetto ai servizi sanitari pubblici, misurata attraverso i Patient Reported Experience Measures – PREMs. Su una scala da 0 a 10, il valore medio nazionale si assesta a 6,8, con variazioni che oscillano dall’8,1 del Trentino Alto-Adige al 6,5 di Puglia e Basilicata.

Esiste una correlazione positiva tra indice di performance e soddisfazione dei cittadini, dimostrando che una migliore performance è in grado di generare maggiore soddisfazione. Nel complesso, in un ranking da 0 a 1, la correlazione risulta forte per l’assistenza ospedaliera (0,79) e ambulatoriale (0,80), intermedia per l’assistenza primaria e l’accesso al farmaco (0,64) e bassa per le aree del sociale e della non autosufficienza (0,55).

Qualità di vita correlata alla salute

Per la valutazione della qualità della vita correlata alla salute (HRQoL), misurata in QALY – unità di misura utilizzata nell’analisi di costo-efficacia che combina durata della vita e qualità della stessa –, il rapporto mostra che il Trentino-Alto Adige si conferma al vertice con un valore di 0,938, mentre, all’estremo opposto si posiziona l’Umbria con 0,840 QALY.

Tuttavia, la correlazione tra qualità della vita e performance sanitaria risulta meno diretto e significativo (correlazione pari a 0,48), sottolineando l’incidenza di fattori socio-culturali e ambientali, tanto che diverse regioni del Sud, pur avendo livelli di performance sanitaria bassi, registrano una qualità di vita più elevata rispetto a regioni più performanti.

I trend 2019-2024

Il rapporto 2025 ha introdotto anche una misurazione dinamica delle performance, con una valutazione dell’andamento nel periodo 2019-2024. Nel periodo considerato, l’indice medio nazionale è cresciuto dal 35% al 38%, con un miglioramento più marcato nelle regioni con livelli iniziali più bassi, per quanto rimangano significativi gap.

L’analisi sulla sostenibilità dei SSR ha poi identificato Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna come le regioni più resilienti.