In una segnalazione inviata a Governo e Parlamento, il Garante per la protezione dei dati personali ha richiamato l’attenzione sui rischi per la privacy dei cittadini che potrebbero derivare da alcune norme contenute nel recente “Decreto del Fare” e nel disegno di legge sulle semplificazioni. Due gli articoli del primo che suscitano perplessità: quello sul “wi-fi libero” e quello sul Fascicolo sanitario elettronico. L’articolo 10 del dl 69 del 21 giugno scorso prevede che, come già avviene, chi offre accessi a Internet tramite wi-fi non debba più identificare i clienti che usano il terminale. Ma stabilisce anche l’obbligo di tracciare alcune informazioni relative all’accesso alla rete che, a differenza di quanto sostenuto nella norma, sono (ai sensi della Direttiva europea sulla riservatezza e del Codice privacy) dati personali, in quanto spesso riconducibili all’utente collegatosi a internet. L’adempimento, inoltre, sottolinea il Garante, reintroduce obblighi di monitoraggio e registrazione dei dati che erano stati introdotti dal decreto Pisanu e poi soppressi per le difficoltà e gli oneri legati alla loro applicazione. L’art.17 dello stesso decreto, poi, modificando precedenti disposizioni in tema di Fascicolo sanitario elettronico (Fse), prevede che – a fini di ricerca epidemiologica e di programmazione e controllo della spesa sanitaria – Regioni, Province autonome, Ministero del Lavoro e Ministero della Salute possano accedere alle informazioni sanitarie presenti nel Fse degli assistiti, compresi i documenti clinici prima esclusi. In questo modo le amministrazioni si troverebbero a usare un’enorme mole di dati sensibili (ricoveri, accessi ambulatoriali, referti, risultati di analisi cliniche, farmaci prescritti) non indispensabili per raggiungere finalità diverse dalla cura. L’Autorità chiede che la norma venga modificata affinché i soggetti pubblici interessati possano accedere alle sole informazioni effettivamente necessarie per lo svolgimento di tali finalità.