Le Stroke Unit in Italia sono poche

L’ictus cerebrale è la prima causa di invalidità al mondo, la seconda causa di demenza e la terza causa di mortalità nei Paesi occidentali.
In Italia ci sono circa 120.000 nuovi casi l’anno, con numeri in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione: 1/3 di questi muore entro l’anno e 1/3 riporta invalidità permanenti.

Nel 2017 la Risoluzione sulla diagnosi e la prevenzione dell’ictus cerebrale approvata dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati aveva proposto 19 punti da realizzare per intervenire sul fenomeno dal punto di vista sia della prevenzione (con la volontà di far diminuire le casistiche) sia della presa in carico in fase acuta e cronica dell’evento.

Più nel dettaglio, il punto 11 parlava di “promuovere, in collaborazione con le Regioni, una ricognizione delle risorse umane disponibili necessarie e specifiche all’implementazione delle Unità Neurovascolari, e quindi di dirigenti medici specialisti in Neurologia e specialisti in Neuroradiologia, e ad assumere iniziative per incrementarne la dotazione organica laddove questa sia carente”.
In altre parole, si parlava anche di Stroke Unit.

Valeria Caso

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus, la dottoressa Valeria Caso, membro del direttivo dell’Osservatorio Ictus Italia e past president della Europe Stroke Organization, ha ricordato che, «a fronte di dati importanti, sono ancora poche le Unità Neurovascolari sul territorio, a scapito soprattutto delle Regioni del Sud.
Su 300 Unità Neurovascolari necessarie ne sono operative circa 190, l’80% delle quali si trova al Nord.

Fra le 13 Regioni virtuose, solo Piemonte e Friuli-Venezia Giulia hanno attivato un processo d’informazione e partecipazione dei cittadini/pazienti in questi percorsi.
Sul fronte della prevenzione primaria, le Regioni più efficaci nell’attivare percorsi di coinvolgimento degli operatori e dei cittadini sono, oltre alle due appena citate, Emilia-Romagna e Basilicata. Sul fronte della riabilitazione, poi, a queste Regioni si aggiungono le Marche».

A fronte di questa carenza è quindi necessario implementare il processo di istituzione delle Stroke Unit ed effettuare «una revisione critica rispetto all’applicabilità reale del modello hub&spoke in funzione della distribuzione dei presidi dedicati (Stroke Unit di I e II livello) e della disponibilità di reparti o servizi con competenze di Radiologia e Neuroradiologia interventistica», ha sottolineato Antonio Carolei, membro fondatore dell’Osservatorio.

Stefania Somaré