Le sonde ecografiche sono usate nelle procedure diagnostiche e operative, a livello ospedaliero e ambulatoriale e di sala operatoria. Tali sonde possono essere usate a livello cutaneo o endocavitario (uso rettale, vaginale ed endo-esofageo). L’uso delle sonde all’interno di cavità del corpo e in aree che implicano il contatto con mucose impone misure che impediscano la diffusione di infezioni incrociate. La classificazione di criticità si basa sul grado di rischio infezioni legato alle normali condizioni di uso dello strumento: strumenti non critici (contatto con cute integra), strumenti semi critici (contatto con mucose o membrane o cute non integra), strumenti critici (contatto con cavità del corpo normalmente sterili e/o sistema cardiocircolatorio). L’uso di coperture dedicate per le sonde ecografiche si è diffuso nell’ultimo decennio grazie ai notevoli miglioramenti nelle tecniche produttive di monouso in polietilene, lattice e similari. Le sole coperture per sonde ecografiche non giustificano l’abbandono delle metodiche di disinfezione alle quali vanno sottoposti i dispositivi riutilizzabili. La guaina deve agire come barriera e non sostituisce le procedure di disinfezione ad alto livello. Rispetto alle normali guaine per sonde, i preservativi hanno maggiore efficacia legata all’assenza di microfori che inficiano la tenuta ai microorganismi (il loro livello di qualità accettabile è pari a quello dei guanti chirurgici). Questa prassi si discosta molto da quanto previsto dalle linee guida, che per ogni strumento semicritico richiedono la disinfezione ad alto livello dopo ogni uso, al di là dal fatto che si usi la guaina. Tali prescrizioni sono riscontrabili nei manuali operatore degli ecografi, dove i produttori delle apparecchiature indicano come necessaria “prima del primo utilizzo e dopo ogni esame” la pulizia e disinfezione ad alto livello se si tratta di uso della sonda come strumento semi-critico.