Liste d’attesa in Lombardia, allungate anche nel privato accreditato

Nel 2018 si è verificato un aumento consistente delle liste d’attesa anche nelle strutture sanitarie ambulatoriali private accreditate nella Regione Lombardia, con un raddoppio rispetto al 2017: è quanto emerge dalle risposte fornite a una survey realizzata da ANISAP Lombardia – Associazione Regionale delle Istituzioni Sanitarie Private – presso i propri associati.

Il problema delle liste d’attesa nelle prestazioni sanitarie che il SSN dovrebbe garantire è noto: l’obiettivo dell’indagine era evidenziare come in Lombardia si assista a una dilatazione delle tempistiche anche tra le strutture private, che da qualche anno non riescono più a rispettare i tempi massimi che intercorrono tra quando viene richiesta e quando viene erogata la prestazione, secondo il comma 10 dell’art. 3 del D.Lgs. 1998 n. 124.

In particolare, dai risultati della ricerca emerge che il 90% delle strutture ambulatoriali private accreditate con il SSN della Regione Lombardia percepisce come un problema sempre più allarmante l’allungarsi delle liste d’attesa e oltre l’80% di queste strutture ritiene certo che il problema andrà affrontato anche nel 2019.

Agli associati ANISAP Lombardia è stato chiesto di indicare i tempi d’attesa relativi alle diverse prestazioni per il 2018 e confrontarle con il 2017.

È emerso un allungamento per tutte le tipologie di prestazione:
visita oculistica – nel 2018 45-60 giorni d’attesa, contro i 10-30 giorni del 2017;
gastroscopia – nel 2018 attesa di 45-60 giorni (30-45 giorni nel 2017);
TAC – nel 2018 attesa di 30-45 giorni (10-30 giorni nel 2017);
risonanza magnetica – nel 2018 attesa di 30-45 giorni (10-30 giorni nel 2017);
mammografia – nel 2018 attesa di 30-45 giorni (10-30 giorni nel 2017);
ecografia – nel 2018 attesa di 30-45 giorni (0-10 giorni nel 2017);
ecocardiogramma – nel 2018 attesa di 45-60 giorni (10-30 giorni nel 2017);
MOC – nel 2018 attesa di 10-30 giorni (0-10 giorni nel 2017).

La causa del peggioramento, secondo le strutture associate ad ANISAP, sono da imputare soprattutto alla Regione Lombardia (è l’opinione del 50% degli intervistati), ma anche al SSN (30%) e alle strutture ospedaliere (20%).

La maggioranza degli associati ANISAP Lombardia ritiene che la dilatazione delle tempistiche sia direttamente legata alle risorse economiche e alla loro ridistribuzione sul territorio.

Dal 2012 vi è stato un blocco del finanziamento da parte del SSN che ha determinato uno squilibrio (che si è progressivamente accentuato) fra la domanda e il numero di prestazioni che potevano essere erogate, con conseguente incremento delle liste d’attesa per eseguire quanto prescritto dai medici curanti.

Quindi, se da un lato gli associati ANISAP Lombardia ritengono necessario un incremento del budget assegnato alle strutture ambulatoriali private accreditate, dall’altro ritengono opportuna una verifica mensile sul budget consumato dalle singole strutture per verificare se l’erogazione delle prestazioni proceda in base ai programmi messi in essere.

Un altro problema rilevato è legato all’assegnazione delle classi di priorità da parte dei medici di medicina generale (MMG). Gli associati ritengono necessaria una migliore formazione dei MMG sulle modalità di assegnazione delle classi di priorità e l’incremento delle azioni necessarie per contrastare la prescrizione di prestazioni non appropriate.

Buona parte degli associati, inoltre, riconosce l’inefficacia dell’investimento dei fondi in sistemi come il numero verde 1500, il MOSA o i CUP regionali, perché comportano da una parte l’assunzione di un numero consistente di personale e dall’altra mettono a rischio il lavoro di chi svolge già questa attività presso le strutture stesse.

Infine, un problema che da alcuni è stato definito una concausa dell’allungamento dei tempi d’attesa è legato alla carenza di medici specialisti: l’assenza di programmazione dei percorsi di specializzazione ha impedito a migliaia di medici di accedere alle scuole di specializzazione e ottenere i titoli indispensabili per operare nel SSN.
Si sta quindi accumulando ritardo nella programmazione del ricambio generazionale dei professionisti che si stanno avviando alla pensione, lasciando sguarniti interi reparti ospedalieri e servizi territoriali.