Liste d’attesa in Oculistica: la proposta di CERGAS e IAPB

Introdurre la tecnologia per facilitare l’organizzazione delle visite potrebbe liberare spazio per nuovi pazienti.

Negli ultimi anni si è parlato tanto del problema delle liste d’attesa, problema che investe un po’ tutte le specialità mediche, anche se alcune in modo più pesante. L’oculistica è tra queste.

Un’indagine condotta nel 2023 da CREA Sanità sulle liste d’attesa in ambito oculistico aveva evidenziato la difficoltà, da parte dei pazienti, di trovare prestazioni in tempi consoni, non solo nel pubblico, ma anche nel privato accreditato, dovendo spesso ricorrere al privato puro. L’indagine aveva preso a campione 4 Regioni che, insieme, rappresentano il 41,4% della popolazione italiana, ovvero Lazio, Lombardia, Puglia e Veneto.

Nel tempo sono state parecchie le proposte e i suggerimenti per risolvere la questione; la stessa Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO) ha detto la propria, focalizzandosi in particolare sul Manuale RAO e sull’appropriatezza prescrittiva. Oggi è disponibile anche una proposta del CERGAS-SDA Bocconi elaborata in collaborazione con l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (IAPB).

Liste d’attesa lunghe sia al Sud sia al Centro-Nord

È stato presentato presso la Fondazione Stelline di Milano il nuovo progetto del CERGAS incentrato su liste d’attesa e oculistica: “Vista in Salute: nuovi modelli organizzativi per la prevenzione e la diagnosi precoce oftalmica nel SSN”. Il lavoro si è concentrato in particolare su 3 patologie dell’occhio che, insieme, sono tra le cause prime di cecità: retinopatia diabetica, glaucoma e maculopatie. Il team di ricerca è quindi andato a studiare le caratteristiche dell’offerta dei servizi oftalmici italiani, per individuare criticità e formulare possibili soluzioni.

Spiega Mario Barbuto, presidente di IAPB Onlus Italia: «attualmente la visita oculistica complessiva è l’unico e principale strumento di screening capace di diagnosticare e, quindi, trattare le principali malattie della vista prima che sia troppo tardi e dobbiamo affrontare la sostanziale grandissima difficoltà di accesso ai servizi oculistici del SSN, fenomeno non più esclusivo delle Regioni meridionali, ma che appare sempre più di frequente anche in molte aree del Centro-Nord Italia».

Inoltre, una indagine IAPB ha evidenziato come spesso anche pazienti che pensano di vederci bene hanno patologie oftalmiche in evoluzione.

Separare l’esame diagnostico dalla diagnosi vera e propria

L’approccio proposto dal team di lavoro prevede l’introduzione della tecnologia come strumento per facilitare l’accesso agli esami diagnostici: per fare un esempio, riferendosi alla retinopatia diabetica, la somministrazione da parte del reparto di diabetologia di un esame con retinografo digitale, quindi in telemedicina, consentirebbe di avere un +130% di pazienti visitabili o un 55% in più di visite oftalmologiche. L’iter prevede di separare l’esame dalla diagnosi, che verrebbe fatta da oculisti.

Conclude Barbuto: «il rapporto rappresenta un primo approccio per proporre soluzioni organizzative e tecnologie che consentono di offrire un percorso di screening e di prima diagnosi, costruendo una sorta di “primo filtro” sia all’accesso alla prima visita oculistica o ai test diagnostici più complessi richiesti per la diagnosi definitiva, sia a un percorso di monitoraggio di pazienti a rischio».

Proposte, non ricette facili, ma è chiaro che occorre migliorare anche l’aspetto organizzativo, di pari passo con quello prescrittivo, per risolvere la questione.