L’ultima frontiera per la malattia di Parkinson

Abstract brain wave concept on blue background technologyIl Centro Parkinson dell’Istituto Neurologico Nazionale Mondino di Pavia e la Neurochirurgia Funzionale dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano hanno eseguito a giugno il primo impianto in Italia, su paziente affetto da malattia di Parkinson, del sistema Infinity DBS (prodotto da St. Jude Medical), ultima novità nel campo delle tecnologie Deep Brain Stimulation (DBS), una procedura di neurochirurgia funzionale che ha oltre 20 anni e la cui efficacia è stata di recente migliorata grazie allo sviluppo di elettrodi direzionali che permettono una maggiore precisione di erogazione del campo elettrico, soddisfacendo, con un approccio su misura, le necessità terapeutiche del paziente. La procedura può essere aggiornata e integrare i miglioramenti senza la necessità di ripetere l’iter chirurgico. Sono circa 1500 i pazienti con sindromi parkinsoniane seguiti ogni anno a livello ambulatoriale al Mondino, residenti in Lombardia e nelle Regioni limitrofe, e sono oltre 300 i pazienti ricoverati annualmente nel reparto dedicato alle fasi avanzate per le cure ad alto contenuto tecnologico.

I candidati all’intervento, selezionati al Mondino, vengono inviati presso il reparto di Neurochirurgia del Galeazzi dove vengono sottoposti alla procedura chirurgica. Sono 40-45 all’anno i nuovi impianti di DBS effettuati presso questa struttura. Nell’80% circa dei casi si tratta di malati affetti da malattia di Parkinson, ma vengono trattati anche altri disturbi del movimento come la distonia e il tremore essenziale nonché disturbi comportamentali come la sindrome ossessivo-compulsiva.

«Il Parkinson è una malattia con incidenza crescente a causa dell’età sempre più avanzata della popolazione generale», spiega il prof. Claudio Pacchetti, direttore del Centro Parkinson dell’Istituto Neurologico Mondino. «Ogni anno in Italia si ammalano ex novo da 8.000 a 12.000 persone, tra cui anche molti individui con meno di 50 anni. I farmaci dopaminergici disponibili consentono di contrastare in modo efficace e per lunghi periodi i sintomi motori, il tremore, la rigidità muscolare e il rallentamento motorio, migliorando molto la qualità di vita delle persone. Nelle fasi più severe della malattia, quando la terapia farmacologica non basta più, è necessario ricorrere a terapie più avanzate: è il momento in cui viene proposta la DBS. Il neuro-stimolatore eroga una corrente elettrica e attraverso sottili elettrodi posizionati nei nuclei profondi del cervello, il subtalamo o il globo pallido, e genera impulsi capaci di “liberare” la corteccia cerebrale motoria, migliorando i sintomi della malattia, le abilità e la qualità di vita delle persone».

Gli elettrodi per DBS convenzionali hanno una limitata capacità di orientare la stimolazione elettrica e può essere difficile fornire stimoli efficaci per aree specifiche del cervello evitando effetti collaterali. I nuovi elettrodi direzionali del sistema Infinity consentono di migliorare la gestione dei sintomi in quanto possono ottimizzare la neuromodulazione, calibrandola su misura e adeguandola alle esigenze del paziente, aumentandone i benefici e riducendone gli effetti collaterali. I medici possono programmare il neurostimolatore del loro paziente attraverso un Mini iPad digitale, con tecnologia wireless bluetooth, sicura e senza fili.

«Il ruolo del neurochirurgo negli interventi di stimolazione cerebrale profonda rimane comunque quello di raggiungere il bersaglio con la massima precisione possibile», sottolinea il prof. Domenico Servello, direttore della Neurochirurgia Funzionale dell’Istituto Galeazzi, «e il nostro centro è l’unico in Italia e tra i pochi al mondo a usare la Tac intraoperatoria per migliorare la precisione dell’impianto. Certamente i nuovi elettrodi direzionali rappresentano un ulteriore strumento per ottimizzare la stimolazione e quindi l’efficacia della procedura riducendo i rischi di effetti collaterali indesiderati. In particolare, il loro impiego potrebbe dimostrarsi addirittura indispensabile in alcune patologie ove vengano usate come bersaglio della stimolazione strutture cerebrali non direttamente riconoscibili alla risonanza magnetica per cui più difficilmente raggiungibili con precisione».