Malasanità in Italia, quando il responsabile è il deficit organizzativo

avv. Gabriele Chiarini

Secondo i dati del Report OMS 2018 sulla qualità dei servizi sanitari, in Italia il 10% dei pazienti va incontro a evento avverso durante il trattamento sanitario, riportando una lesione come conseguenza non voluta di pratiche assistenziali. Di questi pazienti, 7 contraggono un’infezione nosocomiale, che nell’1% dei casi è fatale.

Ogni anno si registrano circa 9-10 milioni di ricoveri, in quasi 1 milione di questi il paziente rimane vittima di un errore sanitario. In particolare:
– circa 700 mila pazienti riportano un’infezione correlata all’assistenza;
– circa 7 mila pazienti muoiono per cause direttamente riconducibili all’infezione;
– curca 3,5 mila di questi decessi annui sarebbero prevenibili.

Secondo l’avvocato Gabriele Charini dello Studio Legale Chiarini, legale molto attivo sul tema malasanità, molti di questi errori sono dovuti più a deficit organizzativi delle strutture che non a errore del singolo.

«Se si eccettuano i casi di gravi ed eclatanti responsabilità individuali», afferma l’avv. Chiarini, «gli errori medici sono spesso la punta di un iceberg, frutto di una serie di criticità organizzative, che rappresentano cause sistemiche latenti. Penso, per esempio, alle strutture ospedaliere trasandate, ai macchinari obsoleti o malfunzionanti, ai protocolli clinici inadeguati, alla carenza di personale, alle disfunzioni organizzative relative agli spazi e ai turni di lavoro».

L’avv. Chiarini parla, inoltre, della Carta Europea dei Diritti del Malato, che in Italia non trova sempre piena applicazione: «ci sono tanti diritti sui quali si deve ancora lavorare molto: il diritto a ricevere cure adeguate e conformi a elevati standard di qualità, senza distinzioni territoriali; il diritto alla riservatezza in ambito sanitario; il diritto al rispetto della dignità di ogni paziente; il diritto a non restare vittima di errori medici e a essere equamente risarciti qualora questo accada».