Parlare dello sviluppo di nuove professioni in questo momento di ristrettezze economiche può sembrare una contraddizione, in realtà negli ultimi anni con il mutare dei bisogni di salute dei cittadini, sempre più spostati sulle patologie cronico-degenerative, si è lavorato per sviluppare ambiti di autonomia per infermieri, ostetriche, fisioterapisti e altre qualifiche, in ragione del percorso formativo e delle competenze acquisite. Anche l’Ausl di Forlì – spiega Silvia Mambelli (nella foto), direttore del Servizio Infermieristico e Tecnico dell’Ausl di Forlì – ha in corso progetti di ottimizzazione e riconversione dei servizi per ottenere efficienze organizzative. «Abbiamo individuato nuove figure che assumono un ruolo strategico in molti percorsi, quali l’infermiere case-manager, l’infermiere esperto in medicazioni o nell’inserimento dei cateteri venosi a lunga permanenza per la terapia endovenosa e l’infermiere di assistenza domiciliare. Allo stesso tempo abbiamo promosso ambulatori gestiti da ostetriche per la presa in carico delle donne che hanno una gravidanza fisiologica». Un’altra importante innovazione si registra a livello di cure primarie, con i posti letto socio-assistenziali a gestione infermieristica presso l’ospedale di Comunità di Forlimpopoli, e l’attivazione dell’ambulatorio infermieristico all’interno dei Nuclei di Cure Primarie. «Siamo partiti due anni fa con i medici di medicina generale di Bertinoro, proseguendo a Forlimpopoli, Meldola, Predappio e Modigliana. In tali ambulatori l’infermiere, da una parte, risponde insieme ai medici ai bisogni di salute degli assistiti cui si può dare risposta immediata; dall’altra contatta i cittadini affetti da patologie croniche e controlla periodicamente una serie di parametri al fine di definire, in accordo con il medico, il programma di interventi necessari». Tale approccio, noto in letteratura come medicina d’iniziativa, serve a evitare che le patologie arrivino all’attenzione del medico troppo tardi, ossia quando è necessario il ricovero ospedaliero.