Mieloma multiplo, premio alla ricerca a Niccolò Bolli

Niccolò Bolli, dell’Università Statale di Milano e dell’Istituto Nazionale dei Tumori, riceve il prestigioso ERC Grant Consolidator, un finanziamento da 2 milioni di euro per un progetto di ricerca sul mieloma multiplo.

L’obiettivo del progetto è capire le cause prime di insorgenza della malattia e le alterazioni successive che spesso la trasformano verso una forma aggressiva, per fornire test diagnostici che possano meglio informare il paziente e il medico sul rischio della malattia.

Niccolò Bolli

Una sfida per i ricercatori: è così che si può definire il mieloma multiplo, un tumore del sangue dai contorni ancora oscuri. A oggi non è possibile stabilire strategie di prevenzione specifiche dal momento che non esistono fattori di rischio riconosciuti. E spesso è impossibile una diagnosi precoce perché i sintomi (in primo luogo il dolore alle ossa) molte volte vengono giustificati dal paziente stesso come dovuti all’età.

Alla luce di queste considerazioni, assume quindi una valenza ancora più importante il competitivo e generoso grant assegnato dal Consiglio Europeo per la Ricerca (ERC) del valore di 2 milioni di euro che finanzia un progetto di ricerca focalizzato sugli aspetti molto precoci dello sviluppo della malattia nelle fasi asintomatiche, in uno sforzo collaborativo che vede impegnata l’Università Statale di Milano con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e altri centri di ricerca milanesi.
I grant dell’ERC sono parte del programma di ricerca e sviluppo europeo Horizon 2020 e sono tra i più prestigiosi riconoscimenti assegnati dall’Unione Europea ai migliori progetti di ricercatori provenienti da tutto il mondo.

«Vogliamo focalizzarci sulle cellule tumorali nella fase molto precoce, agli albori della malattia», spiega Niccolò Bolli, professore associato di Malattie del Sangue presso il Dipartimento di Oncologia e Encoematologia dell’Università Statale di Milano e dirigente medico di I livello presso l’Istituto Nazionale dei Tumori.

«Identificare e analizzare eventuali cellule anomale nel midollo osseo di centinaia di persone che non hanno un mieloma o malattie correlate non è facile, perché occorrerebbe un prelievo apposito. In questo studio, invece, collaboreremo con i colleghi ortopedici grazie ai quali potremo avere accesso al sangue midollare come materiale di scarto della chirurgia, per esempio nelle protesi d’anca di pazienti over 70 che diano il proprio consenso alla ricerca. In un secondo obiettivo, studieremo invece le cellule midollari di persone con nuova diagnosi di mieloma multiplo in stadio iniziale».

L’obiettivo è capire meglio che cosa causi la trasformazione delle cellule anni prima dello sviluppo del mieloma e confrontare questi dati con i riscontri da pazienti con mieloma in fase iniziale e in fase aggressiva.

«Queste informazioni potranno poi essere usate per lo sviluppo di test genetici in grado di diagnosticare precocemente la malattia, ma soprattutto valutarne il rischio di evoluzione verso una forma aggressiva», prosegue Bolli. «Ciò ci permetterebbe di migliorare la prognosi di questi pazienti attraverso interventi personalizzati, messi a punto in base alle caratteristiche individuali della malattia».

Questo nuovo progetto parte da risultati preliminari ottenuti da una ricerca appena conclusa e resa possibile grazie a un finanziamento dell’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC). Lo studio internazionale, coordinato dal prof. Bolli insieme al dott. Francesco Maura, medico ematologo dell’Università degli Studi di Milano, è stato pubblicato ad agosto 2018 sulla rivista Nature Communications.

«In questo caso abbiamo analizzato il genoma di pazienti con mieloma asintomatico ad alto rischio e seguito la progressione della malattia», conclude Bolli. «Confrontando i risultati delle analisi nelle diverse fasi del mieloma, da asintomatico a sintomatico, abbiamo evidenziato come anche nelle forme asintomatiche il tumore abbia già tutte le caratteristiche genetiche delle forme sintomatiche. Questi risultati rappresentano il punto di partenza del nuovo progetto di ricerca, dove invece ci proponiamo di indagare le fasi molto più precoci».