Modularità e flessibilità parole chiave per gli ospedali del futuro

I recenti eventi pandemici hanno riportato la salute al centro dell’interesse generale, evidenziando al contempo le tante criticità in essere, con riguardo sia all’assistenza di prossimità sia all’obsolescenza delle strutture ospedaliere. Più in particolare, la struttura rigida degli ospedali è risultata probabilmente il loro più grande limite, anche nell’eventualità di emergenze future

Flessibilità e modularità si sono quindi imposte come parole chiave per ospedali di nuova progettazione user-centered. In questa direzione va un sempre più estensivo utilizzo di sistemi di prefabbricazione con riguardo a soluzioni sia mobili sia modulari. Abbiamo approfondito il tema con l’ing. Stefano Agostinelli, CEO di NEXOR – Medical Lab System.

La recente emergenza pandemica ha rappresentato un momento di riflessione e un punto di svolta per il mondo sanitario: da una parte rimettendo il tema salute al centro dell’attenzione, dall’altro evidenziando i gap da colmare per assicurare una migliore accessibilità e presa in carico dei pazienti.

Da una parte è emersa l’esigenza di ripensare la sanità come un servizio di prossimità, dall’altra la necessità di un ammodernamento delle strutture ospedaliere, obsolete sia strutturalmente sia a livello di progettazione e non più idonee a rispondere in maniera efficace ed efficiente alle sempre più complesse necessità di un luogo di cura.

Flessibilità e modularità: parole chiave per l’area critica

Flessibilità e modularità si sono affermati come requisiti imprescindibili per le nuove strutture di cura sempre più centrate sul paziente, sul personale sanitario e sulle loro esigenze, con particolare riguardo alla prefabbricazione delle sale operatorie e agli ambienti di area critica.

Obiettivo: efficienza

«Prefabbricazione e modularità rappresentano oggi uno standard realizzativo delle sale operatorie e degli ambienti di critical care. Questo deriva dalla consapevolezza del fatto che negli appalti di realizzazione di un ospedale – tra concept e prodotto finito – passano in media 8-10 anni, un periodo in cui la tecnologia medicale evolve radicalmente. È quindi emersa la necessità di realizzare un edificio che possa essere agevolmente aggiornato. Ne è riprova il fatto che le più recenti gare prevedono l’appalto di ospedali senza la realizzazione del blocco operatorio e dell’area critica.

Stefano Agostinelli, CEO di NEXOR – Medical Lab System

Quando l’ospedale è in dirittura d’arrivo viene fatto un appalto specifico per queste aree», ha spiegato l’ing. Stefano Agostinelli, che ha quindi proseguito: «Il concetto di prefabbricazione si è affermato in Nord Europa ormai da diversi anni e si sta espandendo anche al nostro Paese in conseguenza del Covid-19, che ha evidenziato la necessità di poter reagire rapidamente a una specifica esigenza».

Le esigenze cui si può dare risposta con le soluzioni modulari possono tuttavia essere molteplici: dall’arginare un’emergenza sanitaria alla necessità di ristrutturare – un problema questo che potrebbe comportare gravi perdite per una struttura privata conseguenti all’interruzione del servizio – a quella di snellire le liste d’attesa.

«Nel Regno Unito, un esempio di benchmarking in tal senso, abbiamo istallato e fornito un blocco operatorio esclusivo per gli interventi di cataratta che, in un anno e mezzo, ha consentito il dimezzamento delle liste d’attesa di un’intera regione».

Altresì, possono presentarsi esigenze di ampliamento che impattano nella struttura ospedaliera per cui non è possibile aprire un cantiere con tutto quello che comporta in termini di impatto viario, ambientale ecc.

«L’Azienda Ospedaliera di Padova ha realizzato una terapia intensiva pediatrica in una-due notti, assemblando un edificio con 18 posti di terapia intensiva neonatale. Le soluzioni offerte – di matrice nord-europea – prestano peraltro grande attenzione alla sostenibilità, al riutilizzo, alla qualità dei materiali, alla sicurezza sul posto di lavoro consentendo finanche al cliente di poter richiedere modifiche in corso d’opera direttamente in produzione», ha spiegato l’ing. Agostinelli.

I vantaggi della modularità

I vantaggi offerti da queste soluzioni sono dunque molteplici. Uno su tutti, gli impatti minimi sull’operatività dell’ospedale: un cantiere tradizionale comporta difatti notevoli disagi, sia per i rumori che per le polveri, impattando sulla logistica, sul servizio offerto e sulla sicurezza delle persone. La posa di soluzioni modulari prefabbricate è estremamente rapida e può essere programmata in ore notturne così da ridurre al minimo il disagio per gli utenti.

Altresì i tempi e i costi sono certi non essendoci gli imprevisti di cantiere; le lavorazioni non sono influenzate delle condizioni meteo, un elemento questo particolarmente sentito nei paesi nordici caratterizzati da periodi prolungati con condizioni meteo avverse.

Si tratta di soluzioni rispondenti alle norme di settore al pari delle costruzioni tradizionali e con lo stesso tempo di vita, 50 anni. 

Soluzioni modulari e soluzioni mobili, anche a noleggio

Più in particolare, questa costante necessità di flessibilità e trasformazione dell’ospedale viene soddisfatta sia con soluzioni modulari e cioè edifici che possono raggiungere fino a un’altezza pari a sei piani, realizzati con tecnologia off-site affiancando e sovrapponendo singoli moduli prefabbricati in stile Lego, costruiti in fabbrica e che arrivano alla destinazione finale con un livello di costruzione pari all’80% del prodotto finito, «sia con soluzioni mobili che rimandano al concetto di motorhome della Formula 1.

Il modulo si apre e all’interno ha un locale a destinazione unica che può essere una sala operatoria, una centrale di sterilizzazione, una sala per la Tac. Tutto questo, associato a un’opzione di noleggio, rappresenta una soluzione estremamente interessante perché offre una risposta tempestiva ad una specifica esigenza.

La formula di noleggio definisce costi certi, sgrava la stazione appaltante degli oneri di manutenzione e consente alla struttura sanitaria di concentrarsi unicamente sull’erogazione del servizio. Il parco soluzioni Q-Bital – azienda che rappresentiamo – ha una flotta di oltre 50 mezzi di questo tipo che operano in Europa».

Lo scenario italiano

In Italia si riscontra un ritardo rispetto all’adozione di queste soluzioni, imputabile a diversi fattori. Esiste anzitutto un problema di carattere burocratico: «anche per il noleggio di strutture mobili si deve passare per gare d’appalto ecc., con conseguente allungamenti dei tempi e processi poco compatibili con la necessità di velocità.

Altresì, spesso gli ospedali si trovano in città storiche, in centro, senza parcheggio, elementi questi che evidenziano criticità nel collocare una struttura mobile – una struttura tecnica ad alta complessità – che necessita di utilizzare e interfacciarsi con le funzioni interne dell’ospedale.

Nel nostro Paese, in passato, una soluzione del genere è stata utilizzata all’Istituto Oncologico Veneto di Padova durante il periodo di ristrutturazione delle sale operatorie, dando la possibilità di procedere con i necessari lavori senza creare interruzioni di servizio», ha sottolineato il CEO di NEXOR/Medical Lab System, che ha quindi aggiunto: «Nel mondo anglosassone, i fornitori e le loro soluzioni devono pre-qualificarsi presso il Ministero della Salute e vengono essere inseriti, in seguito a opportune verifiche, in un database.

La struttura sanitaria, che necessiti della fornitura di una soluzione specifica, deve solamente esprimere la richiesta accedendo al database e riceve un preventivo su base del quale decide il fornitore più adatto. Con questa procedura il processo risulta molto più snello e rapido».

Altresì, in Italia ci si scontra con una barriera culturale oltre che a una diffusa confusione rispetto a cosa sia effettivamente una soluzione prefabbricata.

«Ci sono soluzioni che concepiscono edifici prefabbricati composti da travi, pilastri e pareti che vengono assemblate in cantiere “a secco”, una soluzione quest’ultima radicalmente diversa dall’arrivare on-site con il prodotto fatto e finito.

Non c’è dunque uniformità di regole e di “definizione”. Nell’ambito delle soluzioni mobili e del loro noleggio vi è una maggiore standardizzazione; tuttavia, ritengo ci sia ancora un percorso da fare, di tipo educativo, di comprensione dei vantaggi e del fatto che temporaneo non significa di cattiva qualità o limitata operatività», ha concluso l’ing. Agostinelli.