Oculistica, grandi potenzialità terapeutiche, ma servono fondi adeguati

I fondi stanziati dal PNRR hanno la potenzialità di rinforzare vari ambiti del settore sanitario. Non tutte le specialità mediche, però, potranno godere di questi fondi, infatti ne sono escluse quelle considerate non salvavita, tra queste Oculistica e Oftalmologia.

Come sostiene anche l’OMS, intervenire per tempo sui difetti visivi può significare rallentarne la progressione e, alla lunga, prevenire l’ipovisione e la cecità.
Eppure, da anni in Italia l’Oculistica riceve fondi inadeguati a restare al passo con i tanti avanzamenti terapeutici e tecnologici disponibili sul mercato.

In occasione del congresso nazionale della Società Oftalmologica Italiana, Matteo Piovella, presidente SOI, ricorda che «l’occhio è l’organo più complesso del corpo umano, dopo il cervello, per questo richiede fondi elevati per essere studiato e per mettere a punto strategie terapeutiche capaci di prevenire ipovisione e cecità.
Eppure, al momento, un paziente può aspettare anche tre anni prima di ricevere un intervento per cataratta e sono tanti gli ospedali che non eseguono più visite oculistiche o che le spacchettano in tanti incontri, così che la diagnosi è sempre più tardiva. Allo stesso tempo, il SSN si è attrezzato solo con l’1% della nuova tecnologia disponibile.

Se ciò non bastasse, ci sono «carenze di cura per i pazienti affetti da maculopatie ben il 70% dei quali non accede a terapie adeguate solo per inadempimenti burocratici mai così penalizzanti. Così come per la chirurgia della cataratta, capace di rendere reale il sogno di ogni paziente o medico oculista.
Con i miglioramenti tecnologici disponibili l’intervento di cataratta – che ricordo nel 2019 ha raggiunto i 650.000 interventi e rappresenta l’83% dell’attività di una divisione di Oculistica – corregge tutti i difetti di vista, sia quelli da lontano che quelli da vicino», sottolinea Piovella.

«Oggi in Italia si continua a considerare l’eliminazione dei difetti di vista con l’impianto di cristallini artificiali a tecnologia avanzata come una chirurgia a scopo estetico, non previsto, anzi combattuto dal SSN. La chirurgia della cataratta è, e resta, un intervento di chirurgia oculare maggiore ad alta complessità. Per questo deve ottenere un’adeguata attenzione perché i vantaggi conseguenti hanno un valore anche economico inestimabile. Solo la burocrazia ministeriale si annoda su principi obsoleti e non rispettosi dei diritti dei pazienti».

I vantaggi economici sono a carico della collettività e riguardano sia le tasche della sanità, quanto quelle più ampie dell’INPS, se si considerano le indennità di invalidità che spettano a chi diventa ipovedente o cieco. Presto potremmo risvegliarci sotto una doccia fredda: si stima, infatti, che entro il 2030 vi sarà un raddoppiamento del numero di ciechi nel nostro Paese… dovuto all’invecchiamento della popolazione, alla scarsa volontà di cura dei decisori politici, all’impoverimento della popolazione e, da ultimo, anche all’ulteriore riduzione della prevenzione a causa della pandemia da Covid-19.

«La buona notizia è che tutto questo può essere contenuto e forse evitato se verrà prestata attenzione a quanto è stato sottoposto alla politica da molti anni, senza ascolto né successo. Servono risposte: sono necessarie risorse economiche adeguate per garantire ai pazienti le nuove tecnologie e le terapie d’avanguardia. Servono 600 milioni per ammodernare attrezzature e tecnologie per una precisione diagnostica che solo qualche anno fa non si poteva ottenere e renderla accessibile a tutti, ma oggi invece sarebbe possibile».

Stefania Somaré