Oftalmologia dimenticata dal PNRR, a rischio digitalizzazione, telemedicina ed equità delle cure

(immagine: Pixabay)

Sono circa 6 milioni gli italiani colpiti dalle principali malattie oculari (glaucoma, retinopatia diabetica, maculopatie), ma il PNRR ha investito in minima parte in oftalmologia, rendendo difficile la realizzazione dei presupposti per un riassetto organizzativo che preveda il potenziamento delle digitalizzazione e l’uso della telemedicina, divenuti indispensabili con la pandemia per offrire migliore assistenza e presa in carico del paziente, ovvero il superamento di inefficienze e disomogeneità territoriali all’interno delle singole regioni, tra città e città e perfino tra centro e centro, in tutte le fasi della cura: diagnosi, terapia, riabilitazione.

L’allarme viene dall’Alleanza per l’Equità di Accesso alle Cure per le Malattie Oculari, promossa nel 2020 dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief, di cui fanno parte sette organizzazioni civiche – A.N.P.I.G. OdV (Associazione Nazionale Pazienti per il Glaucoma e le Malattie Croniche dell’Occhio Organizzazione di Volontariato), A.P.R.I. Odv (Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti), Cittadinanzattiva, Associazione Diabete Italia Onlus, FAND (Associazione Italiana Diabetici), Comitato Macula, IABP Italia Onlus (Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità), UNIAMO Federazione Italiana Malattie Rare.
Un sistema ingegnerizzato

I pazienti con patologie oculari andrebbero assistiti secondo nuovi modelli frutto della reingegnerizzazione del sistema assistenziale tale da garantire equità di accesso alle cure e di risorse tecnologiche: obiettivi che solo il sostegno del PNRR può concretizzare.

«La tecnologia applicata e l’innovazione digitale dei processi sanitari», ha dichiarato Marco Verolino, responsabile dell’Oculistica dell’Area Vesuviana e consulente scientifico dell’intergruppo parlamentare Tutela della Vista, «sono fondamentali per migliorare il rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, creare maggiore interazione tra paziente e strutture sanitarie, agevolare le procedure amministrative, ridurre le differenze tra i territori, gestire in sicurezza le persone».
Servono, tuttavia, le infrastrutture per realizzare un progetto che garantisca cure di qualità ed equità di cura a tutti i cittadini.

«È fondamentale», prosegue Verolino, «disporre di una piattaforma informatica gestionale unica, un registro nazionale, che offra e renda consultabili in tempo reale dati, informazioni, notizie su trattamenti pregressi, fino alle necessità assistenziali dei singoli pazienti. Un insieme di informazioni che consentirebbero di raggiungere l’equità di accesso alle cure ancora lontana».
Auspicabile invece con la messa in rete del sistema.

Potenziare la territorialità

Occorre, altro nodo chiave, consentire a tutti i pazienti oftalmologici la fruizione tempestiva della diagnostica e delle terapie, rese ancor più prioritarie e irrinunciabili dalla pandemia.

«Purtroppo manca a una oftalmologia territoriale forte», aggiunge Edoardo Midena, segretario generale della Società Italiana della Retina, «e tecnologicamente ben attrezzata, basata su centri di differenziata gestione territoriale, che consenta ai pazienti di evitare il fenomeno del turismo sanitario, lunghe liste d’attesa bibliche, il rimbalzo tra diversi specialisti con che ricadono su ritardi diagnostico-terapeutici e l’evoluzione delle patologie».
Prevenzione e riabilitazione

Una reingegnerizzazione del sistema assistenziale richiede anche una più incisiva attività di prevenzione per il contrasto precoce di queste patologie.
In questa direzione è stata avviata una campagna itinerante di prevenzione Vista in Salute, sviluppata con un finanziamento triennale della Legge di Bilancio 2019 e con il patrocinio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, che con un track mobile ha toccato 13 Regioni italiane in 35 città, realizzando 5400 screening e rilevando segni conclamati o premonitori di malattia nel 40% circa delle persone.
Anello debole resta la riabilitazione visiva: la legge 284 del 1997, potenziale esempio illuminato di attenzione a questo tema, oltre che dell’integrazione sociale e lavorativa, è stata disattesa dalle regioni e nemmeno compresa nei LEA.

«Non è più accettabile», rincara Teresa Petrangolini, portavoce dell’Alleanza per l’Equità di Accesso alle Cure per le Malattie Oculari, «che persone con maculopatia o con altre malattie oculari non si possano curare, fare prevenzione o riabilitazione e/o si trovino in difficoltà perché in una Regione non ci sono adeguati servizi né dispone di mezzi per valutare soluzioni differenti».

La risposta della politica

«Accanto alla prevenzione, il nostro sistema sanitario deve essere in grado di assicurare una risposta efficace e omogenea su tutto il territorio nazionale anche in termini di accesso alle terapie. È dunque fondamentale», conclude l’on. Paolo Russo, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Tutela della Vista, «che siano identificate, all’interno del PNRR e delle prossime leggi di bilancio, risorse che consentano di avviare la riorganizzazione del sistema assistenziale oftalmologico basato sull’apporto centrale della digitalizzazione e, più in generale, delle nuove tecnologie, le uniche in grado di creare i presupposti per una vera democrazia delle cure».

Francesca Morelli