Nel progetto per l’ampliamento dell’Ospedale del Cuore di Massa, gestito dalla Fondazione Toscana Gabriele Monasterio, gli aspetti compositivi e tecnici sono stati sviluppati fino al dettaglio delle apparecchiature, utilizzando sistemi di rappresentazione informatizzati.
Abbiamo chiesto all’ing. Nicola Freddi, fondatore e direttore tecnico di MAIN Management & Ingegneria, come è nato il progetto per l’ampliamento dell’Ospedale del Cuore di Massa: «L’Ospedale Gaetano Pasquinucci è un’eccellenza nei settori della Cardiochirugia e della Cardiologia interventistica. La commessa risponde all’obiettivo di rinnovare gli spazi destinati all’attività chirurgica e all’interventistica cardiologica, attualmente ospitati in reparti ormai inadeguati dal punto di vista strutturale e tecnologico.
Il progetto si inserisce nel piano di riqualificazione edilizia e funzionale dell’ospedale esistente, che per sommi capi prevede il trasferimento delle aree a maggiore intensità delle cure, dall’originaria posizione ai nuovi padiglioni da realizzarsi nella zona ovest rispetto all’ospedale – il primo dei quali, dedicato alle attività d’ambito materno-infantile, è stato costruito una decina d’anni fa.
È stato perciò deciso di creare due volumi in ampliamento, destinati ai nuovi Blocco operatorio e all’Emodinamica, evitando così onerosi e complessi interventi di ammodernamento degli spazi esistenti, che saranno riutilizzati per il potenziamento dell’attività ambulatoriale.
Nel 2017 il progetto è risultato vincitore di una gara pubblica e, grazie alla disponibilità dei finanziamenti, è stato possibile sviluppare gli aspetti edilizi e impiantistici in stretta sinergia con le tecnologie medicali, grazie al determinante contributo dell’Ufficio tecnico e del personale medico-infermieristico interessato.
L’attività del Blocco operatorio è caratterizzata dalla notevole complessità delle operazioni effettuate che, spesso, richiedono l’intervento di equipes multidisciplinari numerose e l’ausilio di apparecchiature evolute.
Per questa ragione, su un totale di 4 sale operatorie, è stata progettata una spaziosa sala ibrida, completamente integrata e in grado di accogliere in futuro anche eventuali tecnologie robotiche, oltre alla previsione di un’ulteriore sala già predisposta per l’ibridazione, il tutto per poter gestire interventi complessi in elezione.
Al contrario la nuova area per l’Emodinamica, che presenta volumi di lavoro significativi, è strutturata per garantire un’elevata rotazione dei pazienti ed è perciò concepita sia con ampi spazi a disposizione del personale, sia con una rilevante dotazione di apparecchiature integrate e di arredi tecnici per lo stoccaggio della strumentazione, che rendono il nuovo reparto estremamente efficiente e, al contempo, molto accogliente».
Spazi a misura dell’attività
Quali relazioni sono state privilegiate per facilitare le connessioni fra l’ospedale esistente e l’ampliamento?
«Nel caso del Blocco operatorio abbiamo puntato sull’ottimizzazione dei percorsi con il resto dell’ospedale, prevedendo un elevatore montalettighe di rilevanti dimensioni dedicato al trasporto dei pazienti critici da e verso gli altri reparti.
È stato inoltre creato un collegamento diretto con l’area della sterilizzazione, in quanto il volume degli strumenti chirurgici utilizzati è superiore alla media, nell’ordine anche dei 10÷12 container di ferri per singolo intervento.
Per contenere il numero dei trasporti durante le operazioni, le pareti delle sale sono attrezzate con armadi contenitori a scomparsa nei quali conservare gli strumenti, rendendoli perciò subito disponibili all’équipe.
Anche per la gestione del paziente sono state sviluppate soluzioni ad hoc. Oltre all’allestimento dello spazio esterno alla sala per la preparazione, abbiamo previsto tre postazioni tecniche pre-intervento, situate in posizione centrale rispetto al reparto, utili anche per l’accompagnamento del paziente pediatrico da parte dei parenti. Il risveglio è invece gestito normalmente nel reparto di Terapia Intensiva».
Quali aspetti hanno caratterizzato il percorso progettuale?
«Si è trattato di un progetto estremamente curato, dalla definizione dell’immagine architettonica degli edifici – svolta in collaborazione con l’arch. Nicola Gallo e con l’ing. Antonio Vellani dell’Azienda USL Toscana Nord-Ovest – fino alla selezione delle apparecchiature e degli arredi, compresi quelli non tecnici – sviluppata con l’ing. Riccardo Nardini, responsabile dell’Ufficio Tecnico dell’ospedale – e con i rappresentati delle equipe chirurgiche.
In quest’ultimo caso abbiamo lavorato con l’obiettivo di integrare al meglio dispositivi e sistemi digitali nella struttura edilizia dei singoli locali, fino alla definizione – ad esempio – delle caratteristiche degli apparecchi lavamani, alla posizione degli specchi per facilitare le operazioni di vestizione e alla tipologia dei contenitori dei prodotti per la sanificazione».
Committente | Fondazione Toscana Gabriele Monasterio |
Responsabile del Procedimento | dott. Marco Torre |
Responsabile Ufficio Tecnico | ing. Riccardo Nardini |
Progettazione | MAIN Management & Ingegneria, ing. Nicola Freddi |
Progettazione personalizzata
Quali sono le tecnologie caratterizzanti del Blocco Operatorio?
«Il capitolato posto a base di gara era estremamente preciso nella definizione dei requisiti delle sale chirurgiche. Oltre a una dotazione di attrezzature pensili ad alta capacità in tutte le sale (doppi pensili tandem per l’anestesia e la chirurgia, doppia lampada scialitica, sistemi monitor sul campo operatorio), in quella ibrida è presente anche un arco angiografico interventistico sincronizzato con il tavolo operatorio.
In tutte le sale sono inoltre previsti tavoli operatori a piani trasferibili per pazienti pediatrici e adulti, oltre a sistemi integrati per la registrazione e trasmissione dei segnali audiovisivi provenienti dall’interno e dall’esterno, anche in tempo reale, con tecnologia 4K.
Un aspetto significativo è costituito dalle soluzioni per il controllo delle condizioni ambientali. Innanzitutto l’impianto di climatizzazione permette di abbassare notevolmente la temperatura operativa – fino a 12 °C nell’arco di uno, massimo due minuti – per supportare le operazioni che avvengono con le macchine per la circolazione extracorporea.
Parallelamente abbiamo previsto soluzioni per l’abbattimento dell’inquinamento indoor causato sia dai gas anestetici e dall’espirazione del paziente, sia dall’affollamento delle sale operatorie specie nella sala operatoria ibrida, che può accogliere anche 25 persone fra medici, infermieri e tecnici.
L’impiantistica è perciò dimensionata non solo per garantire l’erogazione di grandi volumi d’aria sterile (indicativamente 80 vol/h) con un salto termico notevole rispetto all’esterno, ma anche per permettere il monitoraggio in tempo reale della qualità dell’aria nel campo operatorio durante l’intera durata delle operazioni.
Allo scopo sono stati previsti sensori per la rilevazione degli inquinanti e del particolato aerodisperso installati sui bracci del pensile chirurgico, i cui segnali servono a modulare l’immissione dell’aria sterile in funzione delle effettive necessità.
È stato inoltre richiesto lo sviluppo dell’intero progetto con sistemi BIM e, all’appaltatore, la restituzione “as built” sempre tramite sistema BIM, con un LOD 500 (livello di definizione del modello BIM molto approfondito dal punto di vista geometrico, di accuratezza e delle informazioni contenute), requisito fondamentale per sviluppare un sistema di gestione e manutenzione preventiva dei componenti installati nel ciclo di vita utile dell’edificio».
E per l’Emodinamica?
«Questo reparto si compone di due sale, che ospitano angiografi di tipo monoplanare e biplanare, quest’ultimo prevalentemente per uso pediatrico. Al contrario del Blocco chirurgico si tratta di un reparto organizzato per alti volumi, con un assetto spazio-funzionale distribuito per livelli di asepsi crescenti, nel quale i locali di supporto all’attività sono ricavati mediante ristrutturazione degli ambienti esistenti prossimi all’area materno-infantile.
Le sale sono equipaggiate con sistemi assimilabili a quelle delle sale operatorie e sono circondate da ampi locali per lo stoccaggio degli apparecchi utilizzati a rotazione, dei dispositivi necessari alle procedure e degli indumenti schermanti. La sala refertazione è attrezzata come apparecchiatore multimediali per poter effettuare valutazioni congiunte».
Giuseppe La Franca, architetto