Pancreas artificiale: primo impianto in Umbria

Uno dei principali problemi nella terapia del diabete mellito è riuscire a mantenere adeguato il livello di insulina nel sangue: una sua carenza può determinare iperglicemia, mentre un suo eccesso è causa di ipoglicemia. Entrambe le condizioni sono insane per il nostro organismo.

Le cose potrebbero però cambiare, almeno per i pazienti con diabete mellito di tipo 1: è stata da poco autorizzata da AIFA una procedura di rilascio automatizzato dell’insulina: se prima era il diabetologo, sulla base degli esami di controllo, a stabilire il rilascio dell’insulina in termini di quantità nel sangue dei propri pazienti, oggi un sistema ibrido, dotato di un sensore specifico, può decidere in autonomia quanta insulina rilasciare. Ovviamente in base allo stato glicemico del paziente stesso.

Il dispositivo, che oggi è in uso per una cinquantina di pazienti italiani, è un sistema ibrido dotato di un sensore che rileva i livelli di glucosio nel sangue e di una componente che elabora il dato e tramite un algoritmo stabilisce quanta insulina erogare.
Il tutto avviene ogni 5 minuti, h24, per mantenere ideali i livelli ematici dello zucchero.
L’ultima applicazione è stata eseguita a Perugia presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia, su un paziente di 40 anni che soffre fin dall’adolescenza di diabete di tipo 1.

«Il dispositivo», spiega il dottor Gabriele Perriello, direttore della struttura complessa di Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’ospedale perugino, «è rimborsabile dal Sistema Sanitario Nazionale per i pazienti con diabete tipo 1, su richiesta del diabetologo che ne vede l’utilità per la presenza di ripetuti episodi di ipoglicemia, a volte inavvertita, o che necessitano di migliorare il compenso glico-metabolico».
Il pancreas artificiale dispone, infine, di un meccanismo di protezione per il paziente: se il sensore indica la presenza di troppo poco glucosio negli interstizi, o ritiene che ciò possa accadere a breve, sospende l’erogazione.
Il dispositivo permette di fornire una cura migliore ai pazienti, ottimizzando i percorsi di cura.

Stefania Somaré