Il morbo di Parkinson è caratterizzato da sintomi motori, che coinvolgono principalmente la muscolatura scheletrica, e da sintomi non motori, legati invece a un’alterazione della muscolatura liscia, che riveste i visceri interni.
Questa condizione è definita “disautonomia”.

Se fino a qualche tempo fa si pensava che i disturbi del sistema nervoso vegetativo colpissero soprattutto i pazienti parkinsoniani avanzati, ora si sa che questi possano colpire anche pazienti in fase iniziale di malattia.
Si parla, per esempio, di ipotensione in posizione eretta, ipotensione durante il pasto e ipertensione supina, problemi gastrointestinali, come la stipsi, sintomi urinari, come l’aumentata frequenza urinaria, l’urgenza e l’incontinenza urinaria, e disturbi della funzione sessuale.
Nel loro insieme, questi sintomi possono minare la qualità di vita del paziente.

Quantizzare e tipizzare questi sintomi è importante per seguire il paziente in modo personalizzato. Questo è l’obiettivo del nuovo Laboratorio del Sistema Nervoso Autonomo, installato presso l’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano e realizzato con il Centro Parkinson e Parkinsonismi della stessa ASST con il contributo delle Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson. Qui, grazie al sistema ANScovery, lo specialista può sottoporre il paziente a una serie di test funzionali registrandone in contemporanea la frequenza cardiaca, l’attività respiratoria e la pressione arteriosa.
Il tutto in un’ora.

Francesca Del Sorbo, medico specialista in Neurologia, con un master in Disordini del Movimento e un dottorato di ricerca in Scienze Biomediche, nonché dirigente medico presso la UOC Parkinson e Parkinsonismi dell’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano, spiega: «in questo nuovo laboratorio il funzionamento del sistema nervoso autonomo viene indagato attraverso l’esame obiettivo, la raccolta dei sintomi autonomici e la somministrazione di specifici test cardiovascolari che studiano il sistema nervoso autonomo che controlla la funzione del cuore e dei vasi sanguigni.
Anche il monitoraggio continuo della pressione arteriosa nelle 24 ore può dare informazioni preziose circa la presenza di alterazioni compatibili con la disautonomia.

Tale indagine permette, infatti, di rilevare cali pressori diurni, anche in rapporto con l’assunzione dei farmaci e con i pasti, e la presenza di ipertensione notturna.
L’esame è semplice, non invasivo e si avvale della registrazione in continuo di segnali biologici: frequenza cardiaca, attività respiratoria e pressione arteriosa. Si tratta di test indispensabili per la diagnosi di disautonomia nel morbo di Parkinson e nelle altre forme di Parkinson, poiché ne valutano la presenza, ne quantificano la gravità e la sua eventuale evoluzione, oltre a valutare la risposta alla terapia.
Inoltre, in presenza di disautonomia accertata, ulteriori esami cardiaci possono essere utili nella diagnosi di altre forme di parkinsonismo».

Una volta diagnosticata una disautonomia, come si procede? Risponde ancora la dottoressa Del Sorbo: «i sintomi di disautonomia possono essere gestiti con misure non farmacologiche e con la farmacoterapia, e nuovi farmaci si stanno studiando.
Data la varietà e la molteplicità dei sintomi disautonomici, la gestione e il trattamento di questi pazienti richiede un approccio multidisciplinare e un dialogo continuo e costante tra il neurologo e gli altri specialisti coinvolti nel percorso di cura come il cardiologo, l’urologo, il dietologo e il gastroenterologo.
Gli studi futuri in quest’area sono proiettati proprio in questa direzione di interdisciplinarità e dovranno focalizzarsi sulla validazione di nuovi protocolli di trattamento condivisi da più specialità».

A oggi, si stima che i soggetti affetti da Parkinson siano circa 450.000 in Italia: di questi, il 70% potrebbe soffrire di disautonomie. Un numero certamente elevato.

Stefania Somaré