Apparecchiature sempre più sofisticate e intelligenza artificiale stanno portando la diagnostica a progressi mai visti prima. I risultati raggiunti in oncologia sono stati illustrati in un convegno organizzato a Milano da Fujifilm.

Le tecnologie evolute e l’intelligenza artificiale possono fare la differenza nella diagnosi precoce di diverse forme tumorali. Questo il messaggio emerso nel convegno “Un viaggio per immagini nel mondo della salute”, organizzato a Milano lo scorso 14 maggio da Fujifilm, con la partecipazione di illustri relatori provenienti da diverse strutture ospedaliere.

Intervenuti per raccontare la propria esperienza sul campo, questi professionisti della salute hanno testimoniato il ruolo cruciale degli strumenti di ultima generazione nell’attività clinica, dalla prevenzione, alla diagnosi precoce fino al trattamento.

Fujifilm, tra i leader del settore, proprio quest’anno ha dato vita a Fujifilm Healthcare Italia (società distinta da Fujifilm Italia), per potenziare lo sviluppo di soluzioni medicali nel nostro Paese. «Stiamo investendo notevolmente in questo comparto», ha dichiarato Davide Campari, managing director di Fujifilm Healthcare Italia. In realtà il nostro ruolo nel settore ha inizio più di novant’anni fa con la produzione di pellicole radiografiche. Dagli anni ‘90 c’è stata una forte accelerazione e Fujifilm ha deciso di destinare buona parte dei propri investimenti all’Healthcare sia attraverso la ricerca interna sia attraverso acquisizioni e fusioni con altre aziende. Oggi Fujifilm è leader mondiale nel settore Healthcare in vari rami: dalla radiologia, all’endoscopia, dall’informatica medica alle soluzioni in ambito ecografico fino ai dispositivi diagnostici in vitro e alle modalità di imaging per prevenzione e diagnosi precoce».

Grandi risultati nella prevenzione di tumori mammari
Uno degli ambiti nei quali l’evoluzione della diagnostica per immagini sta portando risultati davvero significativi è lo screening mammario, come ha spiegato Gianfranco Scaperrotta, responsabile della Struttura Semplice di Diagnostica Senologica della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

«L’evoluzione più significativa è sicuramente quella della mammografia, che ci sta permettendo di arrivare a una diagnosi sempre più precoce. Abbiamo bisogno di macchine e apparecchiature che siano le più performanti possibili per intercettare il cancro alla mammella nella sua fase antecedente la formazione del tumore vero e proprio. Solo una detection mammografica più profonda ed elevata possibile consente di individuare le microcalcificazioni.

Rispetto al passato siamo davvero in un’altra era: vent’anni fa di fronte a un sospetto mammografico generico, non c’era alternativa che andare in sala operatoria per asportare la lesione e analizzarla. Le attuali mammografie, invece, ci permettono di avere un valore predittivo positivo o negativo così fine che abbiamo più che dimezzato il numero di interventi clinici di accertamento».

Anticipare la diagnosi di tumori al fegato
Il tumore al fegato è uno dei più difficili da diagnosticare, in quanto generalmente asintomatico. I pazienti più a rischio di sviluppare questa patologia sono in genere quelli che hanno già altre malattie pregresse al fegato e, talvolta, una cirrosi.

«Su questi soggetti», ha dichiarato Gianluigi Giannelli, direttore scientifico dell’Istituto de Bellis di Castellana Grotte (BA), «si effettua una sorveglianza speciale per individuare quanto prima possibile l’insorgenza di un tumore. Questo programma ha permesso di allungare la sopravvivenza di pazienti con tumore del fegato nel 40% dei casi, cosa che dimostra quanto sia fondamentale la diagnosi precoce.

Lo strumento più efficace di cui disponiamo oggi è l’ecografia epatica, che rimane però fortemente influenzata dall’avanzamento tecnologico dello strumento in dotazione e dall’esperienza dell’operatore. Ci sono poi altri problemi tecnici che possono influenzare la qualità dell’immagine e la capacità di identificare le lesioni.

Nel nostro Istituto abbiamo anche introdotto il Galad score con cui dosiamo determinate proteine che servono a calcolare il rischio di sviluppare un tumore al fegato, attraverso una nuova piattaforma che tiene conto anche del sesso e dell’età del paziente. Si tratta di un test molto efficace, che ha dato notevoli risultati, riuscendo a diagnosticare il cancro fino a 10-5 anni prima».

L’intelligenza artificiale affianca il medico
Tra le ultime frontiere dell’evoluzione tecnologica in campo medico, troviamo l’intelligenza artificiale. Benché la classe medica non veda sempre di buon occhio questa nuova soluzione, si tratta di uno strumento che offre un importante supporto agli operatori sanitari, come ha sottolineato Alessandro Repici, direttore del dipartimento e responsabile dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, dell’Humanitas Research Hospital, Milano. Parlando di uno dei tumori più frequenti, quello del colon, Repici ha spiegato che questa patologia, sviluppandosi attraverso un precursore che è il polipo intestinale, è prevedibile.

«Con una diagnosi precoce potremmo andare addirittura a incidenza zero, dal momento che la fase di trasformazione da polipo a tumore è piuttosto lunga e ci permettere, attraverso la tecnologia, di monitorare accuratamente i pazienti. Purtroppo, benché il programma di screening del colon retto sia disponibile ormai quasi in ogni Regione, l’adesione è molto bassa.

Nei pazienti sotto sorveglianza però le tecnologie di nuova generazione permettono oggi di effettuare esami sempre più accurati. La colonscopia è un esame molto operatore-dipendente, che necessita di un’innovazione tecnologica e del supporto dell’intelligenza artificiale perché, nella diagnosi di cancro al colon, il fattore umano incide davvero tanto e in diversi pazienti i polipi intestinali non vengono identificati precocemente.

Da questo punto di vista l’intelligenza artificiale è un supporto necessario perché ha una capacità di analizzare i frame centinaia di volte superiore al cervello umano. È uno strumento indispensabile che non si sostituisce al medico ma ne supporta l’attività».