Pazienti cronici, la Lombardia riordina la rete di presa in carico

Con il dgr X/6551 “Riordino della rete di offerta e modalità di presa in carico dei pazienti cronici e/o fragili in attuazione dell’art. 9 della legge regionale n. 33/2009” Regione Lombardia ha posto le basi, per avviare la nuova modalità di presa in carico dei pazienti fragili e cronici. A rendere innovativo il modello, un nuovo sistema di classificazione delle malattie croniche (identificato con il dgr X/6164 del 30 gennaio 2017), oltre al nuovo ruolo dato ai medici di medicina generale (mmg) e ai pediatri di libera scelta (pls), che possono entrare nel percorso di presa in carico in varie modalità.

Si ricorda che i mmg e i pls possono decidere di svolgere il ruolo di gestore, ovvero di coordinare la presa in carico del paziente: in questo caso il mmg può coordinare con altri colleghi, in forme associative o cooperative per esempio, e con questi redigere il Piano Assistenziale Individuale e sottoscrivere, insieme al paziente, il Patto di cura. Ovviamente un mmg e un pls possono decidere di essere solo co-gestori in questo processo.

Perché il sistema possa funzionare i mmg e i pls devono accettare di essere parte attiva nel modello citato. La data ultima per presentare la propria candidatura a divenire gestore o co-gestore di pazienti cronici è stata fissata al 30 settembre, per dare modo a mmg e pls di farsi avanti.
Alla fine di luglio erano 2400 i mmg ad aver aderito al progetto di presa in carico della Regione.

Un risultato definito eccezionale dal vice segretario nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, Fiorenzo Corti, che spiega meglio il proprio pensiero: «oggi in Lombardia solo 1200 medici di famiglia dispongono di collaboratore di studio e infermiere, circa 1000 hanno a disposizione il solo collaboratore di studio e circa 200 il solo infermiere. Inoltre, il medico di famiglia è il datore di lavoro di queste figure professionali, percependo dalla Regione un contributo inferiore a coprirne i costi. I restanti oltre 3000 medici di famiglia, quindi, devono arrangiarsi da soli sia per le prenotazioni di visite sia per rispondere alle richieste dei cittadini, senza alcun filtro. Fatto che va a discapito dell’assistenza. Il tempo da dedicare all’ascolto e alle visite diventa sempre più scarso, dovendo questi colleghi fare fronte ad attività che hanno poco a che fare con la professione medica. Esiste un tetto per il personale di studio, previsto dal contratto nazionale, che in Lombardia è stato ampiamente superato grazie a un finanziamento regionale, ma ancora per molti colleghi, soprattutto giovani, da poco operativi sul territorio, poter disporre di un collaboratore di studio o di un infermiere è un miraggio».

In queste condizioni si può capire che l’adesione al progetto possa spaventare, portandosi dietro una parte di lavoro più gestionale che assistenziale. Va inoltre ricordato che il cambiamento non è proprio la qualità prima della pubblica amministrazione italiana: ecco perché un numero di quasi 2400 professionisti è da considerarsi eccezionale.

Corti ha poi sottolineato il valore del progetto. «Questo progetto regionale è il prosieguo della sperimentazione CReG iniziata nel 2012, che ha visto il coinvolgimento dapprima di circa 500 medici fino ad arrivare a circa 800 nel 2017, con la presa in carico di circa 200.000 pazienti cronici. Un segmento di questi pazienti, circa 60.000, sono stati seguiti da due cooperative (IML, Iniziativa Medica Lombarda e CMMC, Cooperativa Medici Milano centro) operanti nelle aree di Milano e Bergamo e il progetto denominato “Buongiorno CReG” ha ricevuto un riconoscimento ufficiale dalla Commissione Europea, diventando sito di riferimento anche per altri Paesi dell’Unione. Secondo i dati pubblicati dalla Regione, inoltre, i pazienti che hanno accettato di essere curati nella sperimentazione CReG, meglio seguiti nei loro percorsi assistenziali, hanno subito un numero inferiore, statisticamente significativo, di ricoveri ospedalieri e di accessi al Pronto Soccorso rispetto ai pazienti curati tradizionalmente: questo ci sembra un risultato assolutamente importante che va sottolineato».

Corti ha spiegato anche come cambierà la struttura dell’assistenza per i pazienti che accetteranno di essere presi in carico per la propria cronicità. «Il cittadino prenderà appuntamento dal proprio medico, il quale proporrà loro un Piano Assistenziale Individuale che consisterà nella prescrizione di farmaci, esami di laboratorio, visite specialistiche o prestazioni di diagnostica strumentale. Se il medico sarà associato a una cooperativa, il paziente potrà sempre rivolgersi a lui, mantenendo uno stretto rapporto di fiducia per tutti i suoi problemi di salute, ma per quanto riguarda la sua patologia cronica sarà supportato dal centro servizi della cooperativa, che provvederà a prenotare visite specialistiche ed esami previsti dal Piano Assistenziale Individuale e a controllare che questi siano stati fatti. Gli sarà anche chiesto se sarà stato soddisfatto del servizio ricevuto».

Ai medici che volessero aggiungersi ai 2400 che già si sono pronunciati positivamente ricordiamo alcune date importanti: entro il 30 settembre, come detto, dovranno pervenire le manifestazioni di interesse a diventare gestore o co-gestore nel processo; entro la stessa data avverrà anche la valutazione di idoneità da parte dell’ATS di riferimento. Le tappe successive saranno: il 31 ottobre, per esplicitare la propria filiera erogativa per quei medici che si uniranno per lavorare in forma aggregata; il 30 novembre per concludere il percorso di valutazione delle filiere erogative sottoposte.

Stefania Somaré