Pazienti oncologici, essenziali gli screening nutrizionali

«Emerge dirimente ed eticamente necessario fornire risposte concrete in termini di piena rimborsabilità da parte del SSN degli ONS e degli AFMS, garantendo screening nutrizionali sempre più capillari, da effettuarsi immediatamente dopo la diagnosi di tumore», ammette la senatrice Tilde Minasi della X Commissione Affari Sociali, Sanità, lavoro pubblico e privato, all’apertura dell’incontro “Screening precoce e supporto nutrizionale del paziente oncologico: a che punto siamo?”.

Concordando e condividendo sulla necessità dell’inserimento degli alimenti ai fini medici speciali (AFMS) e in particolare dei supplementi nutrizionali orali (ONS) per il paziente oncologico nei LEA, nonché sull’importanza di assicurare screening nutrizionali sempre più capillari, da effettuarsi subito dopo la diagnosti di tumore – istituzioni, società scientifiche, clinici e associazioni pazienti si sono incontrate presso la Sala Capitolare del Senato con un duplice intento: relazionarsi sul tema della nutrizione clinica in Italia e condividere soluzioni e azioni normative con l’intento di risolvere le criticità tutt’ora presenti nella gestione dello stato nutrizionale del paziente oncologico.

In particolare, la senatrice Minasi ha puntualizzato che «la nutrizione clinica rappresenta uno dei primi temi che abbiamo affrontato con l’Intergruppo Oncologia: Prevenzione, ricerca e innovazione e che intendiamo portare avanti in questa legislatura».

L’obiettivo dell’Intergruppo Parlamentare, infatti, è agevolare, anche attraverso una serie di interventi normativi, una nuova sensibilizzazione e attenzione nei confronti degli stili di vita, degli screening e della disponibilità delle migliori terapie, a vantaggio dei cittadini, dei pazienti oncologici, delle associazioni e delle società scientifiche coinvolte nell’attività.

La malnutrizione nel paziente affetto da tumore, provocata sia dal tumore stesso sia dal suo trattamento, costituisce un problema clinico e di salute pubblica che colpisce tra il 30 e il 50% dei pazienti.

E ancora, riscontrata già alla diagnosi nel 30% circa dei casi, rappresenta una sorta di “malattia nella malattia”, che determina contraccolpi negativi tanto sull’efficacia delle cure quanto sui costi a carico del SSN, dovuti all’incremento delle complicanze, al ritardo nei tempi di dimissione e a ricoveri ripetuti.

Infine, la recente letteratura scientifica rimarca che la malnutrizione in oncologia aumenta di 2,6 volte il tasso di mortalità, di 3 volte il tasso di complicanze e del 30% la durata della degenza rispetto ai pazienti con uno stato nutrizionale nella norma. 

Congiuntamente al fatto che gli esiti clinici e la qualità della vita dipendono spesso da un adeguato percorso nutrizionale, il cui iter ideale – come è emerso dall’incontro presso la Sala Capitolare del Senato – è contraddistinto da: screening precoce per malnutrizione; valutazione nutrizionale; diagnosi; sviluppo del piano nutrizionale; intervento multimodale; monitoraggio e rivalutazione.

Da qui, sono state espresse una serie di raccomandazioni che spaziano dallo screening della malnutrizione precoce e del monitoraggio dello stato nutrizionale per intervento tempestivo all’implementazione delle linee guida e delle raccomandazioni, dal prevedere sia un accesso egualitario al percorso nutrizionale sia la presenza di personale formato in ambito nutrizionale all’interno di team multidisciplinari fino a educare professionisti della salute e pazienti sull’importanza di un corretto stato nutrizionale.

Proprio su quest’ultimo punto, mentre la dottoressa Laura Del Campo, direttore Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) ha ribadito il diritto dei pazienti «alla corretta informazione, al counseling nutrizionale, allo screening e al monitoraggio dello stato nutrizionale», il prof. Maurizio Muscaritoli, presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo, ha sottolineato – alla luce delle evidenze riportate – l’impellenza di un cambio di visione e di approccio da parte del mondo clinico e delle istituzioni. Insieme ad un altro aspetto rilevante.

«L’arricchimento del curriculum dei medici laureandi con elementi di nutrizione clinica per dare loro una base di conoscenza che gli consenta di valorizzare gli strumenti utili a riconoscere precocemente la condizione e contrastare, eventualmente, le forme debilitanti».

Sul tema della formazione professionale si è espresso anche Marco Silano, direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrino-mataboliche e Invecchiamento dell’ISS: «La formazione sulla nutrizione umana del personale medico è uno strumento molto importante e su cui è necessario lavorare per poter offrire un’assistenza completa al paziente oncologico».