Dai risultati dell’indagine “Prevenzione: il punto di vista dei medici e dei pazienti” condotta da MioDottore su 192 medici e 800 pazienti è emerso che 8 italiani su 10 non fanno prevenzione regolare. Inoltre, la metà dei medici intervistati pensano che i pazienti non siano consapevoli dei rischi connessi alla mancata prevenzione.

Come si comporta un paziente davanti a raccomandazioni di prevenzione? Nel 62% dei casi l’accoglienza è tiepida, mentre nel 26% c’è addirittura la convinta presa di posizione di ignorarle del tutto. Ciò accade soprattutto per alcune specialità, ovvero ortopedia (37%), gastroenterologia (35%) e dermatologia (35%). In altri casi l’attenzione è maggiore, forse perché i rischi associati a problematiche cardiache o urologiche sono vissuti con maggior timore.

La prevenzione dal punto di vista del paziente

Dalle risposte ottenute si può disegnare un quadro della situazione, dove le protagoniste sono senza dubbio le donne, più propense non solo a prendersi cura di sé e quindi a sottoporsi visite ed esami preventivi (87%), ma anche a parlare della questione “prevenzione” al medico, che sia di base o specialista.

Altri fattori che giocano in favore del dialogo con il medico sono l’età e il livello di istruzione: sopra i 50 anni la propensione aumenta, così pure nelle persone con formazione superiore o oltre. In generale, il riferimento preferito per discutere di prevenzione è il medico specialista. Importante sottolineare, però, che le colpe non sono tutte dei pazienti: d’altronde, chi se non un medico deve sottoporre loro la questione della prevenzione ed effettuare azione educativa?

Se si guardano però le risposte date dai cittadini interpellati, solo un quarto si sente effettivamente molto motivato dal medico, mentre addirittura un quinto non si sente spronato per niente. Potrebbe certo essere una questione di percezione personale, ma non è da escludere che non tutti i sanitari prestino la stessa importanza alla prevenzione. Tant’è che i pazienti pensano che per migliorare i percorsi di prevenzione si debba migliorare prima di tutto la comunicazione con il medico che deve anche utilizzare parole chiare e comprensibili ai più e un atteggiamento accogliente.

Il ruolo della comunicazione

Quasi il 60% dei pazienti interpellati vorrebbe avere più tempo da spendere con il medico per parlare di prevenzione e approfondire le raccomandazioni, ma in una società sempre di corsa questo può essere difficile. L’alterantiva, suggerita soprattutto dalle fasce di età 18/29 anni (74%) e 30/39 anni (63%), è l’implementazione di soluzioni digitali, viste di buon occhio anche dal 71% dei medici, urologi e gastroenterologi in prima fila. Secondo i medici andrebbero aumentate le risorse in favori di campagne e iniziative volte alla prevenzione.

Infine, il 38% dei medici suggerisce di introdurre dei contributi economici per chi si sottopone al prevenzione; anche perché il costo delle procedure, quasi sempre pagate di tasca propria dai pazienti, è una delle principali barriere all’adesione ai programmi.

Sarebbe importante anche semplificare e velocizzare gli accessi ai programmi di prevenzione: lo pensano il 30% dei medici e il 91% dei pazienti. Il documento è molto ricco e fornisce ulteriori dati rispetto a quelli qui presentati.