Raccomandazioni civiche sui Day Hospital onco-ematologici

Circa il 6% della popolazione italiana ha ricevuto diagnosi di tumore ed è alle prese con il percorso terapeutico che spesso avviene in Day Hospital onco-ematologici. Una recente indagine di Cittadinanzattiva evidenzia criticità nel sistema che richiedono una riflessione e conseguenti interventi di miglioramento. Prima fra tutti, l’attesa prima di essere sottoposti al trattamento, che può durare anche parecchie ore.

D’altronde sono parecchi i Day Hospital onco-ematologici che convocano i pazienti da trattare in giornata tutti alla stessa ora, senza scaglionarli (13.6%), mentre il 22% non separa i percorsi tra chi deve effettuare un controllo, chi una terapia breve e chi una infusionale. Criticità esistono anche nel miglioramento qualità di questi servizi, se ben il 40% dei DH intervenuti non monitora i tempi tra le varie fasi del trattamento, al fine di migliorare il percorso, e il 20% non usa software gestionali di alcun tipo.

Da migliorare anche la comunicazione ospedale/territorio, che si avvantaggerebbe dall’uso di soluzioni digitali che invece sono scarse: il 20% delle strutture monitorate non rilascia ricetta elettronica, nel 34% dei casi non c’è attivazione del Fascicolo Sanitario Elettronico e nel 54% non viene utilizzata la cartella clinica informatizzata. Ultimo, ma non per importanza, nel 50% dei servizi non c’è uso alcuno della telemedicina, che invece si è dimostrata essere molto importante in situazioni di emergenza. Anche il case manager è presente solo nel 50% dei casi.

Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva, racconta: «con questo monitoraggio abbiamo voluto fotografare l’organizzazione dei day hospital in questa fase emergenziale al fine di cogliere, oltre alle difficoltà incontrate, anche le opportunità che sono derivate dalla pandemia, analizzando assetti organizzativi innovativi e strategie verso le quali i modelli di cura per i pazienti oncologici potranno tendere nel futuro».

Valeria Fava

Per farlo, si è valutata anche l’attivazione di progetti ad hoc per affrontare gli ultimi due anni, per lo più per contenere il numero di pazienti presso i DH: il 18% ha attivato la consegna dei farmaci a domicilio, il 31% ha individuato luoghi di cura più prossimi al paziente, in particolare presso il domicilio (18,2%); il 35% ha optato per terapie brevi o orali più facilmente gestibili al domicilio o che richiedono un tempo di permanenza nei DH minore. Soluzioni che, se portate a regime, potrebbero migliorare la gestione di questi servizi.

«A partire dai risultati del monitoraggio», riprende Fava, «abbiamo provato a disegnare un possibile sviluppo delle cure per i pazienti onco-ematologici, per esempio puntando su alcune sperimentazioni avviate dalle strutture in fase Covid e sulle opportunità offerte dal PNRR nell’implementazione di modelli più prossimi ai pazienti oncologici.

Le Raccomandazioni sono il frutto di un lungo lavoro condotto da Cittadinanzattiva e condiviso con le istituzioni, i professionisti sanitari, le società scientifiche e le associazioni di pazienti e rappresentano una road map di impegni e azioni concrete per migliorare il percorso di cura e la qualità di vita del paziente oncologico e ridisegnare il modello di assistenza sul territorio».

Che cosa prevedono le 15 raccomandazioni civiche proposte? Ecco un breve elenco:

  1. creare una Rete Oncologica in ogni Regione italiana
  2. usare le risorse del PNRR per avvicinare i servizi onco-ematologici al territorio e ai pazienti e ridisegnare il modello di assistenza territoriale
  3. declinare PDTA specifici per ogni patologia oncologica
  4. individuare le fasi della malattia e, per ognuna, il setting assistenziale più appropriato, tra ospedaliero e territoriale e facilitare il transito del paziente tra i vari setting
  5. garantire la massima accessibilità e facilitare la presa in carico del paziente nel percorso di cura
  6. ottimizzare il percorso nel DH, partendo dalla riduzione del tempo di permanenza
  7. individuare un “case manager” per ogni DH
  8. diffondere le infrastrutture digitali e favorire l’uso dell’e-health
  9. prevedere la somministrazione dei farmaci oncologici a basso impegno direttamente al domicilio del paziente
  10. prevedere la consegna a domicilio delle terapie orali
  11. implementare la telefarmacia per facilitare il dialogo tra paziente e farmacista ospedaliero
  12. inserire nel percorso di distribuzione del medicinale anche le farmacie di comunità o le Case di Comunità, perché il ritiro sia più prossimo al paziente
  13. considerare il famigliare/caregiver come attore del percorso di cura
  14. favorire corsi di formazione per MMG/PLS e specialisti operanti nell’ambito delle reti oncologiche perché creino un coordinamento
  15. favorire la creazione di consapevolezza dei cambiamenti in atto nelle cure oncologiche, orientando il paziente al nuovo.

Le Raccomandazioni hanno visto la partecipazione di varie società scientifiche che hanno apportato le proprie competenze.

Stefania Somaré