Radioterapia, nuove metodiche di erogazione e approcci sempre più radicali

Trattamenti a intensità modulata guidata dall’immagine e ipofrazionamento; impiego della radioterapia a scopo radicale in combinazione o meno con la chemioterapia; maggior coinvolgimento del radioterapista oncologo nei team multidisciplinari e nel follow-up del paziente.
Sono alcuni dei traguardi e delle prospettive della “nuova” radioterapia, rese note da AIRO (Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica) a seguito di un’indagine nazionale conoscitiva mirata a quattro tumori nei quali viene largamente impiegata: testa-collo, prostata, cervice uterina e polmone non a piccole cellule.

La radioterapia “cura” il tumore

Evolve il concetto di radioterapia (RT), non più terapia palliativa ma opportunità per trattare a scopo radicale (o curativo) un tumore con efficacia, in alcuni casi, sovrapponibile alla chirurgia, almeno in quattro neoplasie: prostata, cervice, testa-collo, polmone non a piccole cellule. Tumori verso i quali la radioterapia è stata erogata a scopo radicale, solo nel 2020, in oltre 15 mila pazienti afferenti a 104 diversi centri specializzati sul territorio, secondo una survey condotta da AIRO.

«La RT sta acquisendo un ruolo fondamentale nel trattamento dei tumori solidi sia in stadio localizzato che avanzato», dichiara Cinzia Iotti, direttore della Struttura Complessa di Radioterapia Oncologica Ausl-Irccs di Reggio Emilia e presidente Eletto AIRO, «in molti dei quali costituisce una valida alternativa all’intervento chirurgico e in altri l’unica possibilità di cura. Il suo impiego, da sola o in associazione con altre terapie, sta guadagnando settori sempre più ampi, anche nel paziente metastatico a cui un tempo si somministravano solo trattamenti puramente palliativi e che oggi può contare su approcci terapeutici più ambiziosi mirati a migliorare le aspettative di vita».

Tecniche e tecnologie innovative e avanzate

Radioterapia a intensità modulata (IMRT) e ipofrazionamento sono fra le tecniche più recenti e innovative.

«La radioterapia moderna utilizza apparecchiature sofisticate che permettono trattamenti molto più selettivi e circoscritti», spiega Barbara Jereczek, direttore della Divisione di Radioterapia IEO di Milano, professore di Radioterapia presso l’Università degli Studi di Milano e coordinatore del Comitato Scientifico AIRO, «consentendo di aumentare l’efficacia e ridurre gli eventuali effetti collaterali infiammatori. Le innovazioni riguardano la diagnostica per immagini oncologica avanzata con visualizzazione del tumore in fase precoce o delle parti più aggressive della neoplasia, l’integrazione con i farmaci target e con immunoterapia e nuove forme di radioterapia, per esempio, la protonterapia».

L’IMRT

Viene oggi largamente impiegata nelle neoplasie della testa-collo e/o della prostata. Per i tumori del distretto testa-collo, “rari” e complessi, la chirurgia resta ancora la terapia d’elezione; tuttavia, la radioterapia specie quando combinata con la chemioterapia (56% dei casi) che potenzia l’effetto delle radiazioni ionizzanti, può contribuire a portare il paziente a guarigione.

«La tecnica maggiormente usata», chiarisce Marcello Mignogna, direttore della Struttura Comoplessa di Radioterapia Oncologica Ospedale San Luca di Lucca, Ausl Toscana Nord Ovest e consigliere nazionale AIRO, «è l’intensità modulata che consente di disegnare la distribuzione della dose agli organi interessati dalla malattia e agli organi a rischio con estrema precisione e che viene applicata in maniera quasi uniforme sul territorio nazionale. L’idea è di risparmiare quanto più possibili gli organi nobili che non sono coinvolti dalla malattia e che devono continuare a funzionare nella maniera corretta».

Solo nel 2020, sono stati trattati a scopo radicale con questa modalità, secondo i dati dell’indagine, 3.258 pazienti con un tumore del distretto testa-collo trattati.

Il tumore della prostata

È tra le neoplasie maggiormente trattate con RT: oltre 7.300 i trattamenti erogati a scopo curativo, nel 94% con IMRT, sebbene le tecniche di ipofrazionamento siano in via di maggior utilizzo.

«La radioterapia oncologica riveste un ruolo traversale rispetto alla chirurgia e alla oncologia medica, essendo indicata con intento radicale per il trattamento della malattia localizzata ma anche nella ripresa di malattia dopo chirurgia e nella malattia oligometastatica», sottolinea Alessandro Magli, direttore di Radioterapia Oncologica, Aulss 1 Dolomiti, Ospedale San Martino di Belluno, «con esiti in termini di sopravvivenza sovrapponibili a quelli della chirurgia, ma garantendo al paziente migliore qualità di vita del paziente».

I trattamenti in Italia sono oggi all’altezza degli standard internazionali richiesti per la gestione del cancro della prostata.

Tumore della cervice del polmone non a piccole cellule

Nel 2020, sono stati 1.345 i pazienti sottoposti a radioterapia radicale per tumori della cervice uterina, con utilizzo di brachiterapia di completamento o radioterapia di contatto. Il trattamento a intensità modulata è risultato predominante. Mentre i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule sottoposti a radioterapia radicale sono stati 3.623, in molti casi con stereotassi, in linea con le indicazioni di radioterapia con intento radicale o curativo.

Il ruolo del radioterapista oncologo

«La presenza e il ruolo del radioterapista all’interno del team multidisciplinare», conclude Vittorio Donato, presidente AIRO e capo Dipartimento Oncologia e Medicine Specialistiche, direttore della Divisione di Radioterapia dell’AO San Camillo-Forlanini di Roma, «è fondamentale e assolutamente paritetico a quello del chirurgo e dell’oncologo medico, ma non solo: favorisce anche la migliore comunicazione al paziente e al suo caregiver».

Francesca Morelli