Rapporto PIT Salute, cosa scelgono i cittadini?

Rapporto PIT Salute, cosa scelgono i cittadini?Il Rapporto PIT Salute di Cittadinanzattiva e del Tribunale per i diritti del Malato, giunto alla sua ventesima edizione: è stato presentato lo scorso 12 dicembre a Roma. Realizzato con il sostegno non condizionato di alcune importanti associazioni di categoria della sanità, IPASVI, FNOMCeO e FOFI, il nuovo Rapporto racconta di una sanità pubblica ancora apprezzata dai cittadini, anche se non mancano i motivi di disagio.

“Sanità pubblica: prima scelta, ma a caro prezzo” è il titolo scelto per questa edizione: un titolo che da solo racconta molto di quanto contenuto nel rapporto.
Il primo aspetto evidenziato durante la presentazione è proprio la scelta da parte del cittadino della sanità pubblica in parte perché considerata più sicura e affidabile, ma in parte anche perché i più non hanno fondi per passare a una sanità privata. I temi caldi sono gli stessi degli anni precedenti. In taluni casi, denunce e lamentele sono aumentate, come per liste d’attesa troppo lunghe, soprattutto per visite specialistiche e diagnostica, ticket difficili da sostenere, dimissioni improprie, difficoltà a farsi riconoscere invalidità civili o per handicap o dispositivi protesici, assenza di assistenza domiciliare.

Interessante osservare che, nonostante l’aggiornamento da poco fatto del Nomenclatore Tariffario, relativo anche alle protesi e ausili ortopedici, vi siano ancora molte segnalazioni relative a difficoltà nell’ottenere un dispositivo protesico adeguato, sia per i lunghi tempi, sia perché spesso è necessario pagare differenze economiche di tasca propria. Ci sono però cassi in cui le segnalazioni sono restate costanti, come per le liste d’attesa per intervento chirurgico. Esistono poi ambiti in cui i cittadini hanno notato dei miglioramenti: diminuiscono le chiamate per malpractise presunta e per l’assistenza ospedaliera, con l’eccezione dei Pronto Soccorso, spesso segnalati per le lunghe attese e anche per triage considerati poco adeguati e trasparenti. Vi è poi un altro aspetto evidenziato dal Rapporto e che interessa in modo diretto l’organizzazione ospedaliera: parecchi cittadini hanno lamentato ricoveri rifiutati o avvenuti in reparti non adeguati, magari per mancanza di posto nel reparto di elezione.
Ciò avviene soprattutto in alcuni reparti, come Oncologia, Ortopedia e Neurologia. Tonico Aceti, Coordinatore nazionale Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, ha dichiarato: «i cittadini non ce la fanno più ad aspettare e a metter mano al portafoglio per curarsi; anche le vie dell’intramoenia e del privato sono diventate insostenibili. Serve più Servizio Sanitario Pubblico, più accessibile, efficiente e tempestivo. E dalla legge di bilancio arrivano pochi e deboli segnali: se da una parte si comincia a metter mano al superticket, anche a seguito di una nostra battaglia, seppur in maniera insufficiente, dall’altra sul finanziamento del SSN arrivano segnali pericolosi che fanno intravedere il rischio di un suo forte depotenziamento. E ancora, a fronte di dimissioni ospedaliere sempre più anticipate e problematiche, la rete dei servizi socio-sanitari territoriali non è in grado di dare risposte alle persone in condizioni di “fragilità”, come gli anziani soli, le persone non autosufficienti o con cronicità, quelle con sofferenza mentale. È anche per questo che le famiglie fanno sempre più affidamento sui benefici economici derivanti da invalidità civile e accompagnamento. Ma incontrano anche qui difficoltà di accesso crescenti. Le priorità, dunque, oltre a rafforzare gli interventi, le politiche sociali e attuare il Piano Nazionale della Cronicità, sono: rilanciare gli investimenti sul SSN in termini di risorse economiche, di interventi strutturali per ammodernamento tecnologico ed edilizia sanitaria, nonché sul personale sanitario. E ancora una strategia nazionale nuova per governare tempi di attesa e intramoenia; alleggerire il peso dei ticket e revisionare la disciplina che li regola tenendo conto anche dei cambiamenti sociali e dell’alto tasso di rinuncia alle cure. Tutto questo è necessario per dare risposte alle profonde disuguaglianze in sanità che ci vengono segnalate».

Stefania Somaré