Reflusso gastroesofageo, dispositivo innovativo impiantato a Milano

Secondo l’ISS, in Italia 1 persona su 3 soffre di reflusso gastroesofageo, condizione provocata da due meccanismi fisiopatologici che agiscono in sinergia. Da una parte vi è una risalita dello sfintere esofageo inferiore sopra il diaframma, che a sua volta determina cambiamenti nell’angolo di His, ovvero nel rapporto reciproco della parete laterale dell’esofago e del fondo gastrico.

Lo sfintere perde capacitĂ  di contenimento e si ha una risalita dei succhi gastrici nell’esofago, con rischio di modificarne l’epitelio, che vive in costante stato di infiammazione. In alcuni casi, la situazione viene peggiorata dall’esistenza di una ernia iatale. La sintomatologia specifica comporta, oltre alla risalita di acidi, un bruciore retrosternale. A questi possono poi associarsi tosse cronica e stizzosa, asma e dolore toracico non cardiaco.

Comunemente il reflusso gastro-esofageo si cura con una terapia farmacologica che sfrutta inibitori della pompa protonica, ma in alcuni soggetti si può ricorrere all’intervento chirurgico.

Davide Bona

In questi casi, «accanto alla classica chirurgia mininvasiva antireflusso, che riconosce nella fundoplicatio secondo Nissen e nella plastica antireflusso secondo Toupet il gold standard di trattamento, negli ultimi anni si è sviluppato un filone di ricerca nell’ambito dei device impiantabili con l’obiettivo di ottenere una standardizzazione della procedura chirurgica garantendo l’ottimizzazione dei risultati, riducendo gli effetti collaterali come disfagia, distensione addominale, difficoltĂ  di eruttazione e vomito», spiega il prof. Davide Bona, responsabile della UnitĂ  Operativa di Chirurgia Generale dell’Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, parte del Gruppo San Donato.
Nei giorni scorsi, l’equipe del prof. Bona ha impiantato, per la prima volta in Lombardia, uno di questi dispositivi che va a ristabilire la corretta posizione del fondo gastrico.
Il paziente entra in sala operatoria sotto anestesia generale e, come prima cosa, gli viene insufflata anidride carbonica per gonfiare la pancia e praticati 5 fori per l’inserimento dei dispositivi chirurgici laparoscopici, così come avviene per la plastica anti-reflusso. A questo punto, si isola l’esofago che viene riposizionato in addome, per poi chiudere i pilastri diaframmatici. A questo punto, la tecnica prevede di ristabilire l’angolo di His fisiologico con l’uso di punti di sutura in materiale non riassorbibile e di costruire una tasca sul fondo gastrico in cui inserire un device sferico in silicone biocompatibile che mantiene la giunzione gastroesofagea in posizione intra-addominale bloccando la risalita sovradiaframmatica dello sfintere esofageo inferiore durante la respirazione.

«Questa innovativa procedura agisce pertanto andando a ricostituire i meccanismi fisiologici di competenza del giunto esofagogastrico bloccando il reflusso di materiale acido in esofago. Questo intervento va pertanto ad ampliare le possibilità di scelta a disposizione del chirurgo nell’ottica di sviluppare una chirurgia sempre più tailored, cioè su misura per ogni singolo paziente», conclude il prof. Bona.

Procedendo in laparoscopia, non sono richiesti drenaggi e il paziente torna al domicilio dopo una sola notte di ricovero, potendo riprendere da subito le proprie abitudini quotidiane. Con questa tecnica si amplia il ventaglio di possibilitĂ  da offrire ai soggetti che soffrono di reflusso gastro-esofageo.