Reti oncologiche in Italia: dati dal VI Rapporto Agenas

Il VI Rapporto Agenas riporta, da una parte, lo stato di attuazione delle reti oncologiche nelle Regioni e, dall’altra, propone un approfondimento sulla prevenzione, con focus sull’andamento degli screening per cancro: della mammella, del colon retto e della cervice uterina nel 2023 e nel 2024.

La sesta edizione del Rapporto sullo stato di attuazione delle reti oncologiche, nato nel 2019 con un’intesa Stato-Regioni, offre una fotografia dinamica della situazione, ossia stato dell’arte e prospettive per i prossimi anni alla luce degli interventi messi in atto.

La struttura del report

Il Rapporto si compone di due parti: la prima fotografa al 2023 la situazione delle reti oncologiche regionali, con una proiezione per i prossimi anni; la seconda propone un approfondimento sul fronte della prevenzione, con un insight sugli screening per tre patologie oncologiche: mammella, colon retto e cervice uterina, con dati relativi anche al 2024.

Particolare attenzione in questa edizione è stata data alla digitalizzazione quale elemento di facilitazione e connessione tra le reti e accessibilità per il cittadino.

Per la valutazione dello stato dell’arte delle reti oncologiche sono stati utilizzati due strumenti: un questionario compilato dai referenti regionali e delle P.A. delle reti relativo a quattro aree tematiche – struttura di base, meccanismi operativi, processi sociali e risultati – e un’indagine quantitativa frutto di tre indicatori di esito – presa in carico, tempi d’attesa e indice di bacino, una variabile quest’ultima atta a misurare l’indice di prossimità rispetto a una serie di trattamenti non chirurgici – chemio e radioterapici in primis – applicati a sette patologie: mammella, colon, retto, polmone, prostata, ovaio e utero.

Mobilità sanitaria

Il rapporto riporta anche un approfondimento sulla mobilità per le cure oncologiche, con un’analisi degli spostamenti dei pazienti che, per ricevere le cure, si spostano in Regioni diverse da quella di residenza. In linea generale, si ravvisa una fuga dal Sud verso il Nord ancora significativa, mentre nelle Regioni del Nord prevale la così detta fuga accettabile, dal pubblico verso strutture private.

Reti più strutturate funzionano meglio

Emerge dal rapporto che Regioni e PA che hanno strutturato da più tempo le reti, così da definire processi operativi, coordinamento dei centri e PDTA efficaci, risultano quelle con le migliori performance in termini di esiti. Un esempio su tutti è offerto dalla Regione Toscana.

Rispetto alla precedente edizione del report, si apprezza un’implementazione delle reti in alcune Regioni e, in particolare: Campania, Abruzzo, Puglia, Friuli-Venezia Giulia che hanno messo in atto un processo di riorganizzazione della rete, con impatti crescenti sugli esiti.

Restano ancora indietro Calabria, Molise e Marche ma anche Basilicata e Sardegna, Regioni nelle quali i dati di mobilità sanitaria confermano l’insufficienza delle risposte che i pazienti possono trovare all’interno della Regione.

Prevenzione, ambito da implementare

La seconda parte del rapporto ha analizzato il fronte della prevenzione, attraverso un’analisi approfondita degli inviti e dell’adesione dei cittadini agli screening oncologici di mammella, colon-retto e cervice uterina rispetto alle popolazioni target, parte dei LEA. Occorre sottolineare che già nel pre-Covid i livelli di adesione agli screening nel nostro Paese risultavano al di sotto della media UE.

Andamento degli screening nel 2023

Per quanto riguarda il 2023, in relazione al tumore della mammella, gli inviti su popolazione target hanno riscontrato criticità in Regioni come Basilicata, Calabria, Sardegna e Valle d’Aosta, attestatesi al di sotto del 70%. Per quanto concerne l’adesione, la stessa è stata pari al 50% a livello nazionale, con una partecipazione maggiore al Nord (60%), e dati decrescenti al Centro (48%) e al Sud e nelle Isole (37%).

Rispetto al 2019, i dati risultano in lieve peggioramento, forse per un ancora incompleto recupero delle prestazioni.

Per quanto concerne il colon-retto, l’invito allo screening è risultato addirittura superiore alla popolazione target in alcune Regioni. L’adesione si è attestata tuttavia al 32% a livello nazionale, con il medesimo trend Nord-Centro-Sud.

Per la cervice uterina, infine, l’adesione media allo screening è stata pari al 38% (a fronte di inviti del 93% alla popolazione target), con valori più bassi al Sud e Isole (29%) rispetto al Nord (46%) e al Centro (36%), con percentuali in linea con quelle del 2019.

Dati preliminari 2024

I dati 2024 – fatte eccezioni di quelli della Calabria e della Sardegna, tuttora in corso d’invio – mostrano il medesimo gradiente Nord-Sud. Per la mammella, l’invito allo screening ha raggiunto a livello nazionale il 95%, con un’adesione del 49%.

Per il colon-retto, l’estensione allo screening è stata del 96%, l’adesione del 32%. L’estensione, infine, allo screening della cervice uterina è stata del 101% (legata probabilmente all’inclusione di una fascia d’età allargata), a fronte di un’adesione del 41%.

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