Dall’introduzione nel nostro Paese nel 1999, con i sistemi da Vinci sono stati trattati 300.000 pazienti ma l’impiego dei robot in ambito chirurgico è in continuo aumento in virtù della loro precisione e velocità. Del presente e del futuro della chirurgia robotica si è parlato a un evento organizzato da ab Medica.
Quest’anno cade il 25° anniversario della prima installazione in Italia del robot da Vinci. Per celebrare la ricorrenza, il distributore ab Medica ha organizzato a Milano un evento di due giorni incentrato sui progressi tecnologici che ha avuto il sistema robotico, oggi giunto alla quarta generazione ampiamente diffuso a livello globale con un approccio multidisciplinare. All’evento hanno presenziato 250 chirurghi e oltre 50 ingegneri clinici.
Oltre 2,2 milioni di pazienti trattati
Attualmente, i sistemi da Vinci sono operativi in oltre 8.600 località nel mondo. Solo nell’ultimo anno, 2,2 milioni di pazienti sono stati trattati con il loro ausilio, raggiungendo un totale di oltre 14,8 milioni di pazienti. In Europa operano giornalmente 1.600 sistemi da Vinci.
Questi sinora hanno permesso di trattare 2,2 milioni di pazienti. L’urologia rappresenta la maggior parte delle procedure eseguite con chirurgia robotica, ma altre aree stanno sperimentando una crescita significativa, come per esempio la chirurgia colorettale.
L’utilizzo dei sistemi da Vinci è in aumento, con il 50% delle installazioni in Europa utilizzate due volte al giorno, e in alcuni casi fino a 7 volte. In Italia, la resezione del colon è in crescita del 29% annualmente: sono 25.000 i pazienti trattati finora in 130 ospedali. Dal 1999, anno di introduzione del primo sistema da Vinci nel nostro Paese, la chirurgia robotica è evoluta significativamente, con 200 sistemi attivi in 168 strutture ospedaliere e oltre 300.000 pazienti trattati.
Dirk Barten, senior vice president e general manager Europe di Intuitive Surgical, il costruttore di da Vinci, ha dichiarato: “Il futuro delle cure mediche è caratterizzato da un approccio meno invasivo e significativamente migliore. Il nostro obiettivo è trattare le malattie rapidamente, permettendo ai pazienti di tornare in tempi brevi alle loro attività.
Continuiamo a sviluppare nuovi prodotti, come da Vinci Single Port, che completa la quarta generazione di robot Da Vinci, e abbiamo lanciato una nuova piattaforma denominata I AM, un sistema di chirurgia robotica assistita flessibile progettato per il trattamento del cancro ai polmoni.
Possiamo garantire un uptime del 99,9%, monitorato attraverso la connessione globale del 90% di questi sistemi. Raccogliamo e analizziamo dati per identificare potenziali problemi prima ancora che vengano segnalati. La formazione rimane centrale nel nostro operato, con oltre 80.000 team chirurgici e di ricerca addestrati globalmente”.
La robotica al centro del futuro della chirurgia
Durante la lectio magistralis, il prof. Pier Cristoforo Giulianotti ha affermato: “La chirurgia robotica ha registrato uno sviluppo globale significativo, mostrando una crescita logaritmica.
Il futuro di questa tecnologia è segnato: tutte le attività sofisticate, sia diagnostiche sia meccaniche, saranno effettuate con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e della robotica”.
Secondo Giulianotti, alcuni interventi di chirurgia mininvasiva sono possibili solo grazie ai robot, che non solo rendono più semplici operazioni tradizionalmente eseguite con laparoscopia, ma probabilmente anche più sicure.
“Approcciamo la chirurgia robotica per pazienti con addome complesso, come quelli che hanno subito interventi multipli, sparatorie o complicazioni post-chirurgiche. Anche le semplici ernie beneficiano della chirurgia robotica per la possibilità di una ricostruzione anatomica precisa del difetto, riducendo il rischio di complicanze dolorose grazie alla precisione con cui vengono eseguite queste plastiche.
Pazienti sottoposti a tali interventi guariscono più rapidamente e con una maggiore solidità della ricostruzione”.
La robotica permette inoltre interventi innovativi in laparoscopia, utilizzando piattaforme avanzate. Per esempio, in una ricostruzione con auto-trapianto della milza, questa viene rimossa, riparata su banco, e poi ricollocata con una ricostruzione completa, fissandola al diaframma per evitare torsioni.
Per Giulianotti, la chirurgia del futuro sarà sempre più selettiva, cosmetica e probabilmente eseguita a distanza.
“Non c’è alternativa alla chirurgia robotica, poiché la possibilità dell’intelligenza artificiale di interagire durante l’intervento è fondamentale. L’operazione diventa fondamentalmente digitale”.
L’esperienza dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì
L’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì ha ottimizzato l’utilizzo della piattaforma da Vinci XI. Il prof. Giorgio Ercolani, direttore della Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate dell’ospedale e professore ordinario di Chirurgia all’Università di Bologna ha precisato: “Abbiamo osservato che condividere la piattaforma tra diverse specialità è essenziale per massimizzare l’efficienza operativa, dato che è impossibile per molte strutture italiane dedicare un robot esclusivamente a un singolo reparto”.
Il 40% delle attività robotiche a Forlì coinvolge l’urologia, mentre la chirurgia generale e altre specialità rappresentano il resto. L’implementazione di nuove procedure robotiche, come le cistectomie, ha ampliato ulteriormente le capacità della piattaforma.
“L’efficienza delle sedute operatorie – ha concluso Ercolani – è stata migliorata attraverso l’adozione di programmi come Genesis: la chirurgia generale ha visto un aumento degli interventi complessi, inclusi quelli oncologici, con una progressiva riduzione del turnover tra un intervento e l’altro. Anche se il numero totale di interventi è cresciuto, i costi per intervento sono rimasti sotto controllo, grazie alla gestione quotidiana dei costi medi per specialità”.