Cresce costantemente il numero dei soggetti affetti da patologia cronica e non solo negli anziani. I successi della medicina e della farmacologia consentono oggi di diagnosticare patologia una volta ignote e di trattarle nel tempo, salvando la vita a molte persone che, però, richiedono percorsi continuativi nel tempo. Al momento, in Italia questa popolazione conta 24 milioni di persone, 8 milioni under 18, per una spesa sanitaria di 65 miliardi di euro l’anno.
In un comunicato, Tonino Aceti ha ricordato alcuni dei dati rilevati dall’Osservatorio Salutequità che mostrano un territorio in affanno, con la maggioranza delle Regioni con punteggi in calo rispetto all’assistenza distrettuale. Secondo Aceti è quindi chiaro che bisogna apportare modifiche al Piano Nazionale delle Cronicità (PNC), come indicato anche dagli obiettivi della Missione 6 del PNRR, e soprattutto sbloccarlo.
Il primo aspetto da implementare riguarda il finanziamento: senza sarà difficile che venga attuato realmente. Inoltre, bisogna prevedere una valutazione stringente dei risultati, per poterlo migliorare in corso d’opera e avere a disposizione una leva per stimolarne l’attuazione. Nel suo editoriale, Aceti ricorda infatti che per raggiungere un recepimento, solo formale, ci sono voluti 5 anni, con una situazione a macchia di leopardo.
Per fare un esempio, il sistema di stratificazione consolidato, necessario per poter organizzare l’assistenza territoriale dei malati cronici, a quanto risulta è attivo solo in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e nella Provincia Autonoma di PA Bolzano: tutte valutano i bisogni strettamente sanitari, ma solo Lombardia considera quelli sociali e solo Emilia-Romagna tiene conto delle caratteristiche ambientali territoriali. Pochi esempi per indicare la disomogeneità del contesto.
Diversi anche i protocolli dei PDTA utilizzati per seguire malattie croniche quali Diabete e Ccompenso cardiaco, oltre alle politiche di equità di accesso ai servizi sanitari. Secondo Aceti è quindi fondamentale: produrre evidenze degli esiti prodotti dal PNC e dalla sua implementazione territoriale in termini di salute, qualità di vita e di assistenza; selezionare indicatori più stringenti nel Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA; sviluppare un Piano Nazionale Esiti del territorio; produrre annualmente una relazione da mostrare al Parlamento per poter fare un punto sullo stato di avanzamento del Piano e sugli esiti già prodotti. Insomma, agire un controllo centrale maggiore potrebbe aiutare a sbloccare la situazione.
Quali sono le patologie croniche su cui concentrarsi per introdurle nel Piano? Secondo Aceti, sarebbe sufficiente valutare le raccomandazioni dell’intergruppo parlamentare sulla cronicità, “frutto di un intenso lavoro di audizioni di associazioni pazienti, società scientifiche, istituzioni e di studio e analisi concluso nella scorsa legislatura”. Per fare alcuni esempli, si potrebbero aggiungere sclerosi multipla, psoriasi, cefalea cronica, poliposi nasale, asma, anche nell’adulto e apnee ostruttive del sonno.