A partire da domani, 9 settembre 2025, scatteranno i versamenti relativi al payback sui dispositivi medici per il quadriennio 2015-2018 che ammontano complessivamente a circa 520 milioni di euro a carico delle imprese del settore.
«Nonostante l’avvio delle procedure da parte di alcune Regioni la pubblicazione dei provvedimenti avviene con criteri non uniformi e senza lo scorporo dell’IVA, elementi che generano incertezza e mettono le aziende nell’impossibilità di calcolare con precisione le risorse effettivamente dovute. – ha dichiarato Fabio Faltoni, presidente di Confindustria dispositivi medici, alla vigilia della scadenza dei pagamenti del payback 2015-2019 stabilita dal decreto Economia n.95/2025- In particolare, le piccole e medie imprese, pur formalmente coperte dal fondo di garanzia, sono costrette a esporsi finanziariamente in un contesto già reso instabile dai dazi statunitensi e da uno scenario macroeconomico che non favorisce né programmazione né investimenti futuri».
Confindustria Dispositivi Medici ha ribadito la necessità di un intervento strutturale e definitivo.
«Per salvaguardare il tessuto industriale del settore, che rappresenta un asset strategico per il Paese, genera valore e occupazione qualificata e contribuisce in modo significativo all’innovazione tecnologica in Sanità, è urgente – ha aggiunto Faltoni – che nella prossima Legge di Bilancio venga eliminato in via definitiva il payback relativo agli anni 2019-2024 e per il futuro».
L’Associazione di Confindustria invoca inoltre, un confronto con le imprese di settore: «Auspichiamo che, una volta superata questa tranche di pagamenti, venga prontamente convocato il tavolo di lavoro sulla governance del settore, istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. È necessario discutere misure concrete, a partire dalla revisione e dall’attualizzazione dei tetti di spesa, fino a un nuovo modello di Governance dei dispositivi medici, che sappia promuovere innovazione, sostenibilità e una programmazione più coerente con i bisogni reali del Servizio Sanitario Nazionale, senza scaricare sui fornitori oneri insostenibili».
 
            


