Ha goduto di una meritata risonanza a livello internazionale il cosiddetto naso elettronico che l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano ha messo a punto dopo un processo di sviluppo durato tre anni e che è parte di una strategia ampia mirata a favorire la diagnosi precoce del tumore al polmone.
Conosciuto come naso elettronico, Gas sensor array è un apparato sensore dei gas le cui potenzialità sono tali da avere permesso di discriminare in sede di sperimentazione i soggetti malati da quelli sani con un’affidabilità superiore al 90%. Non solo. Le caratteristiche del dispositivo si spingono a distinguere i noduli tumorali da quelli non pericolosi, indipendentemente dalla loro dimensione e anzi identificando anche quelli di misura millimetrica. Infine, l’aspetto più importante ai fini della terapia oncologica è che il naso elettronico può rilevare la presenza di un tumore quando esso attraversa le fasi iniziali (lo Stadio I) del suo sviluppo e quando pertanto è più facile da attaccare e debellare.
Medicina a quattro zampe
L’obiettivo finale dell’iniziativa – che dovrebbe acquisire statura industriale e commerciale entro il prossimo biennio e che ha già attratto l’interesse di alcuni produttori del settore biomedicale – non è certo quello di sostituirsi alla tomografia assiale computerizzata, ma piuttosto di stabilire in partenza se essa possa dirsi o meno necessaria, con un impatto prevedibilmente benefico sulla spesa sanitaria e sui pazienti, non più costretti a esporsi a più o meno massicce ondate di radiazioni. «La Tac», spiega Roberto Gasparri, chirurgo toracico dell’Istituto Europeo di Oncologia, «rimane lo standard aureo per la diagnostica data la sua capacità di indagare masse di stazza anche minuscola. Non è però in grado di discernere fin da subito tra i noduli tumorali e quelli di diversa natura. Per converso, il naso elettronico tramite i composti volatili organici ha le carte in regola per compiere questo passo avanti, permettendoci di intervenire tempestivamente laddove con la tomografia il pericolo è di arrivare in netto ritardo». L’innovazione è low cost e ultraportatile, poiché secondo Gasparri l’apparecchiatura in oggetto può comodamente trovare spazio sulla scrivania di uno studio clinico, cosicché gli stessi medici di medicina generale possano provvedere senza esitazioni a un immediato screening. Ma è soprattutto il tassello di un piano di largo respiro che mira ad assicurare diagnosi puntuali e veloci grazie alle indagini su altre impronte, con altri parametri e campioni di differente origine. Tutti però facili da ottenere. Dal 2011 lo Ieo lavora all’esame dei micro Rna (miRna), «frammenti di Dna che il tumore in formazione può rilasciare nel sangue e che predicono la presenza di malattia in stadio precoce». E ai test ematici faranno seguito quelli sulle urine per lo studio dei quali determinante è stato il supporto di vere e proprie unità cinofile.
«L’osservazione del comportamento dei cani, importanti per le loro proprietà olfattive e la dotazione naturale di due milioni di ricettori contro le poche decine di migliaia degli umani», ha spiegato il professor Roberto Gasparri, «offre un contributo quanto mai prezioso. Il progetto che li coinvolge ha preso il via grazie alla collaborazione con la professoressa Mariangela Albertini del dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università Degli Studi di Milano e con la Onlus Medical Detection Dogs Italia. Si è partiti dalla capacità di fiutare i composti volatili organici nelle urine e per questo, dopo un addestramento durato circa sei mesi, ai cani sono stati sottoposti campioni di urine di individui sani e di individui malati».
Un maggiore approfondimento nel numero di giugno di Tecnica Ospedaliera.
Roberto Carminati
(immagini e video cortesia Ufficio Stampa IEO)