La pandemia di Covid-19 che ha colpito duramente anche il nostro Paese, costringendolo nei mesi scorsi a un prolungato lockdown, ha messo in evidenza le ‘falle’ del nostro sistema. Da molti anni si parlava di una ristrutturazione del sistema sanitario italiano, tuttavia nell’ultima decade si è assistito a un costante taglio o contenimento della spesa sanitaria non accompagnato tuttavia da una riallocazione delle risorse e da un processo di integrazione tra strutture ospedaliere e territorio. È così che l’arrivo del Coronavirus ha mostrato i principali colli di bottiglia: la mancanza di risorse organizzative ed economiche, l’età elevata dei medici costretti nell’emergenza a stare in prima linea, le grandi differenze regionali a livello di organizzazione dell’assistenza.

Ma accanto alle numerose ombre anche degli spiragli di luce. Sono state, infatti, le regioni in cui l’assistenza sanitaria territoriale è più sviluppata quelle che hanno saputo gestire meglio l’emergenza. Un chiaro esempio in tal senso è stato rappresentato dal confronto tra 2 Regioni, territorialmente vicine, inizialmente più colpite dal Covid-19: Lombardia e Veneto. Mentre la Lombardia ha, almeno inizialmente, deciso di ospedalizzare la quasi totalità dei malati, il Veneto ha optato per una presa in carico territoriale, ricorrendo principalmente ad un largo uso di tamponi e all’assistenza domiciliare. Screening e tamponi, isolamento domiciliare e presa in carico attraverso un’assistenza integrata sono stati gli elementi chiave che hanno contribuito a far diminuire la pressione sugli ospedali e sulle terapie intensive riducendo, di fatto, anche il tasso di mortalità legato alla diffusione del virus.

Al contempo, in questo frangente, si è avuta un’accelerazione nel processo verso la digitalizzazione, la qual cosa ha contribuito in maniera significativa allo sblocco delle sperimentazioni cliniche attraverso una più rapida approvazione degli studi clinici.
Questi sono alcuni dei dati emersi dal rapporto “Riportare la sanità al centro. Dall’emergenza sanitaria all’auspicata rivoluzione della governance del SSN” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e presentato lo scorso 25 settembre nel corso di un webinar a cui hanno preso parte numerosi relatori di spicco del mondo delle istituzioni, della politica e del comparto farmaceutico. Uno studio che ha posto l’accento su diversi temi cruciali: dalla necessità imprescindibile di potenziare l’assistenza sanitaria a quella di intensificare gli sforzi verso una maggiore digitalizzazione territoriale all’importanza di accelerare i processi di digitalizzazione, tenuto conto delle grandi differenze regionali.

Verso una seria riforma del sistema sanitario

«Il passato è stato caratterizzato da una miopia costante, confermata da tagli o mancati aumenti di investimenti in due settori strategici per il Paese, che oggi sono ‘febbricitanti’ come il Covid: la scuola e la sanità. Il settore sanitario in particolare ha assistito nell’ultimo decennio alla perdita di migliaia di operatori, medici e infermieri», ha sostenuto Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, e professore di Igiene all’Università Cattolica di Roma, nel corso del webinar. «Con la situazione emergenziale in atto va riconosciuto che in questi 5 mesi sono state messe in campo più risorse che negli ultimi 10 anni, attraverso assunzioni straordinarie, posti di specializzazione e investimenti».

Alcuni problemi tuttavia sono rimasti, ha proseguito Ricciardi. La programmazione finanziaria, ha ricordato, viene gestita dallo Stato centrale, ma tutto il resto è affidato alle Regioni, di cui solo alcune sono state in grado di fornire risposte adeguate all’emergenza pandemica in atto. Oggi occorre potenziare l’assistenza per i soggetti fragili e cronici – che in Italia rappresentano il 43% della popolazione a fronte di una media europea del 30% – rafforzare gli ospedali, richiedere maggiore trasparenza nella gestione delle risorse e insistere soprattutto sulla medicina di prossimità, coadiuvata dal digitale.

«Abbiamo davanti a noi due mesi durissimi ed è cruciale in questo momento promuovere la vaccinazione antinfluenzale per evitare il congestionamento dei Pronto Soccorso, promuovere la diffusione dell’App Immuni, rafforzare i percorsi Covid e non Covid negli ospedali – soprattutto per quanto attiene a pazienti oncologici e cardiopatici rimasti indietro a causa della pandemia – grazie ai 36 miliardi del MES e contrastando le tante fake news – ‘il virus è morto’, ‘potete tornare alla vita di prima’, ‘via le mascherine’ – che continuano ad essere diffuse attraverso i media mainstream, pericolose e fuorvianti».

Sul tema dei ritardi, soprattutto di alcuni percorsi terapeutici, a causa dell’emergenza, è intervenuto anche PierPaolo Sileri, viceministro della Salute.

«Abbiamo quasi un milione di interventi chirurgici rinviati, e un numero importantissimo di indagini e visite ambulatoriali saltate e rinviate, intorno ai 20 milioni. Non possiamo permettere che ci siano ulteriori ritardi.
E per questo ritengo imprescindibile un connubio pubblico-privato, laddove il privato deve tuttavia seguire le regole del pubblico. Vinceremo questa battaglia quando ci sarà un vaccino, ma nel mentre dobbiamo continuare a gestire l’emergenza al meglio. La ripresa delle scuole nei giorni scorsi è la vera sfida. Siamo stati molto bravi nei mesi passati e ora dobbiamo esserlo altrettanto nel prosieguo attraverso il rispetto delle regole e portando avanti un lavoro capillare di monitoraggio che consenta di isolare e circoscrivere i focolai sul nascere. A livello sanitario in questo momento occorre incentivare lo sviluppo dell’assistenza territoriale, della telemedicina, della farmacia dei servizi e naturalmente del digitale», ha concluso Sileri.

Molti relatori hanno insistito sull’importanza della semplificazione dei processi, sul superare le forti divergenze territoriali e soprattutto cogliere questa occasione – unica – per promuovere una riforma utilizzando fondi che non capiterà mai più di avere. Questo del resto consentirebbe una ristrutturazione radicale del nostro sistema assistenziale ponendo realmente il paziente al centro e facendo della auspicata governance una realtà e non più soltanto una parola.

Elena D’Alessandri