Spesa energetica sanitaria, i conti di Agenas

Gli ospedali sono strutture energivore, prima del recente aumento del costo di luce e gas la spesa energetica del settore sanitario si aggirava sull’1,3% dei costi totali di produzione del servizio.

A fine 2022 tale percentuale era salita al 2,3%, con un aumento dei costi che impatta negativamente sulle aziende sanitarie e sulle Regioni: l’incremento è stato pari a 1.415.612.935 euro, corrispondente a un aumento medio pro capite di 23,98 euro.

In termini assoluti, nel 2022 si sono spesi per energia 3.207.163.944 euro, pari a 54,33 euro pro capite e un incremento totale del 79,2%. Lo riferisce un documento elaborato e pubblicato da AGENAS.

Se si considerano le diverse voci di utenza, divise per luce, gas e “altro”, si vede che è proprio l’elettricitĂ  quella ad aver subito l’aumento maggiore di spesa, pari al 96,22%. Meno netta la crescita del gas, forse anche grazie agli inverni miti: si parla del 77.49%.

Questi numeri parlano della situazione nazionale, ma AGENAS si è concentrata anche sulle singole Regioni, come di sua competenza: si vede allora che l’Abruzzo è la Regione ad aver subito il maggior aumento percentuale, pari al 163,02%, seguito da Toscana (144,86%) ed Emilia Romagna (134,75%).

La Provincia Autonoma di Trento è quella con il minor divario tra 2021 e 2022, pari al 42.9%. Lombardia e Veneto, pur essendo tra le Regioni con un aumento della spesa in termini assoluti maggiore, rispettivamente con 186.032.759 euro e 129.273.585 euro, in termini di aumento percentuale si posizionano sotto la media italiana, con il 55,.3% e il 59,33%. Altro dato interessante è la spesa pro-capite, già nominata a livello nazionale con un incremento di spesa di 23,98 euro.

Emilia Romagna, Abruzzo e Toscana restano quelle che segnano l’aumento maggiore, pari rispettivamente a 42.54 euro, 42.48 euro e 41.8 euro… mentre la Lombardia risulta abbondantemente sotto soglia, con 18.71 euro di incremento. Il Veneto si assesta su 26.67 euro di aumento, di poco sopra la soglia.

AGENAS ricorda altresì che, per contrastare l’aumento dei prezzi delle fonti energetiche, per il 2022 sono stati previsti finanziamenti per gli enti del SSN pari a 1,6 miliardi di euro.

Due i decreti in gioco: il ddl numero 50 del 17 maggio 2022, che nell’articolo numero 40, comma 1, stabilisce un aumento del livello di finanziamento corrente del SSN, a copertura dei maggiori costi determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche, di 200 milioni di euro; il ddl numero 144 del 23 settembre 2022, articolo 5, commi 3 e 4, nei quali si legge “allo scopo di contribuire ai maggiori costi determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche e al perdurare degli effetti della pandemia, ha incrementato il livello di finanziamento corrente del SSN di 1,4 miliardi di euro.

I numeri presentati sono stati ottenuti mettendo insieme i dati dei conti economici regionali consolidati (codice 999) consuntivo degli anni 2019, 2020 e 2021 e i conti economici regionali consolidati (codice 999) del IV trimestre 2022 – pre-consuntivo, dati disponibili da flusso NSIS e aggiornati al 21 febbraio 2023.

Uniche eccezioni, Basilicata e Provincia Autonoma di Bolzano, per i quali non era disposibile il pre-consuntivo del 2022: si è così provveduto a sommare le voci di costo relative alle singole aziende pubbliche presenti. Sarebbe molto interessante capire quali sono le ragioni di queste differenze.

Il documento parla solo di numeri, non offrendo un commento alla situazione. Sarebbe interessante capire quali sono i fattori che concorrono a rendere così differenti gli incrementi regionali. Ne ipotizziamo alcuni: maggiore o minore presenza di ospedali privati, che non rientrano nei conteggi; livello di efficientamento energetico delle strutture esistenti; maggiore o minor numero di strutture ospedaliere.