Stanford Medicine offre al suo staff un sito per la gestione emozionale

Stanford Medicine ha messo a disposizione del suo staff un sito, raggiungibile da smartphone o tablet, in grado di fornire un supporto emotivo al momento del bisogno. Ideatrici del programma, che si chiama Pause A Moment – PAM, due psichiatre e studiose del comportamento, Debra Kaysen e Shannon Wiltsey Stirman: durante lo sviluppo le due professioniste si sono basate su strumenti noti alla psicoterapia, in più hanno chiesto ai diretti interessati cosa li avrebbe aiutati, integrando poi risposte nel sito.

Quando si accede al programma questo in primis chiede quale sia lo stato emotivo del momento, “tristezza” o “ansia” o “depressione” o “rabbia” o altro ancora, e quanto sia intenso in una scala da 1 a 10. Sulla base delle risposte date, il programma propone all’utente una serie di risorse utili a ridurne lo stress e ad aiutarlo a gestire l’emozione in quel momento specifico.

Si parla, per esempio, di respirazioni guidate e di sfide per allenare il pensiero laterale e riuscire a vedere la situazione da un punto di vista differente. Se l’utente pensa di sapere già di quale risorsa ha bisogno può saltare i primi due step e andare direttamente nella pagina dedicata. Molti degli utilizzatori del programma hanno dichiarato che li ha aiutati a rendere migliore una giornata pessima: un risultato davvero notevole. La dottoressa Keysen ricorda che PAM non intende sostituirsi a un più completo percorso terapeutico, ma può aiutare nell’immediato e soprattutto porta ai professionisti sanitari una serie di strumenti utili per la gestione delle emozioni, arricchendo la loro “scatola degli attrezzi”.

Un altro aspetto interessante del programma è che, sebbene sia stato pensato per persone che lavorano in sanità, può aiutare anche altre categorie di persone a vivere meglio le proprie emozioni e uscire da stati alterati o depressivi. PAM, come altri strumenti che sono stati sviluppati in altre realtà, sottolineano come il tema delle emozioni dei sanitari sia sempre più riconosciuto e accettato, anche se in primis coloro che devono accoglierlo sono i sanitari stessi. Spesso lavorare in Sanità è una missione: ciò porta medici, infermieri e lo staff più in generale a non accorgersi di avere dei bisogni e a resistere, fino a spezzarsi. Tanto meglio, anche per i pazienti, avere a che fare con sanitari equilibrati e positivi. Ma per farlo, occorre guardare le parti di ombra e imparare a gestirle.

Stefania Somaré