Entro il 2025, gli over 65 saranno circa 840 milioni, pari all’11% della popolazione globale e al 21% di quella europea.
Il progressivo e costante processo d’invecchiamento della popolazione, sia nei Paesi emergenti sia in quelli sviluppati, sta aumentando la domanda di assistenza sanitaria, andando a rappresentare un elemento particolarmente sfidante per il prossimo futuro.

Rispetto a questo scenario, i processi di digitalizzazione messi in campo dalle aziende sanitarie negli ultimi anni, e sino all’inizio del 2020, procedevano in maniera alquanto sonnolenta. Viceversa, l’arrivo della pandemia da Covid-19 nel marzo del 2020, ha segnato un’improvvisa e forte accelerazione di questi processi, che nel giro di pochi mesi hanno raggiunto traguardi che, in altri tempi, avrebbero richiesto anni.
In sostanza, il Covid ha dato avvio a un nuovo scenario, aspettative e comportamenti dei pazienti sono profondamente cambiate, così come i modelli organizzativi e di lavoro degli operatori.

È emersa una crescente consapevolezza da parte della popolazione dei rischi legati alla salute; è stata quindi posta un’enfasi crescente sull’importanza della prevenzione e dei corretti stili di vita. Al contempo, la diffusione di nuove tecnologie ha abilitato nuovi modelli di cura e di controllo, come per esempio l’utilizzo vieppiù crescente delle televisite e, più in generale, della telemedicina, sempre più coadiuvata da dispositivi indossabili per il controllo dei parametri dei pazienti a distanza.
Altresì, si è assistito al crescente utilizzo di app e dispositivi tecnologici da parte dell’intera popolazione, con la conseguenza di una maggiore disponibilità di informazioni sullo stato di salute dei cittadini e sulle malattie presenti.

Ancora, è aumentata l’attenzione degli operatori verso nuovi ambiti di ricerca come la genomica. In questo scenario sarà cruciale disporre di un sistema sanitario pubblico robusto e resiliente – grazie anche alla disponibilità crescente di risorse messe a disposizione della sanità da parte da parte dei Governi – che dovranno andare sempre più nella direzione del cosiddetto “protocollo delle 4P”: perché la medicina possa essere sempre più Predittiva, Preventiva, Personalizzata e Partecipativa.

Questi sono alcuni elementi emersi dallo studio predittivo sull’evoluzione del settore sanitario “The future Unmasked – Predicting the Future of Healthcare and Life Sciences in 2025”, realizzato da Deloitte.
Più ancora, ha sottolineato Guido Borsani, Government & Public Services Industry Leader di Deloitte, sul blog di Deloitte Italia, «la pandemia ha inciso in modo rilevante sulla mentalità di medici e pazienti, governo e industria. Si è assistito alla creazione di nuove collaborazioni e partnership innovative e intersettoriali basate su valori e obiettivi condivisi. Lo sconvolgimento provocato dalla pandemia ha trasformato il mondo come lo conosciamo, e non sarà possibile tornare ai modelli organizzativi e di lavoro precedenti».
Bisognerà tenere conto dell’evoluzione del modo di lavorare degli operatori sanitari, a cui saranno richieste sempre più competenze e skill analitiche, cognitive ed emotive, e sempre meno lo svolgimento di task ripetitivi ed amministrativi.

«Allo stesso tempo il paziente sarà il centro dei modelli di cura, che verranno disegnati e implementati nella logica di rendere il servizio più accessibile, efficiente e cost effective e anche le aziende e le organizzazioni sanitarie saranno sempre più attente ai temi della sostenibilità, con un crescente interesse, anche nei confronti dei fornitori, ai temi della riduzione delle emissioni di CO2, al riciclo di rifiuti e risorse idriche, e all’utilizzo di materiali sostenibili nel packaging. Ogni traiettoria di trasformazione non sarà indipendente, saranno coinvolti pazienti, aziende e operatori per scrivere un futuro nuovo per tutto il settore».

Elena D’Alessandri