Telemedicina e cardiologia, un connubio dal potenziale enorme

Con l’arrivo della pandemia la cura di molte patologie è passata in secondo piano e i ricoveri per molte malattie sono diminuiti, soprattutto per l’impossibilità di recarsi in ospedale o per la paura di muoversi da casa.
La telemedicina permette di erogare prestazioni sanitarie a distanza, tramite strumenti digitali e reti di connessioni, ed è una risorsa irrinunciabile sulla quale investire

In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità. Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico.

Con l’arrivo della pandemia la cura di molte patologie che non fossero Covid-19 è passata in secondo piano (soprattutto nelle prime fasi) e i ricoveri per molte malattie sono diminuiti, a causa soprattutto dell’impossibilità di recarsi in ospedale o della paura di muoversi da casa.

Secondo l’ultimo rapporto ISTAT sulla sanità in Italia, nel 2020 i ricoveri per eventi cardiovascolari come l’infarto miocardico acuto sono diminuiti fino al 40% rispetto al biennio 2018-2019. Questo perché improvvisamente i soggetti a rischio non lo erano più?

Le cause sono molteplici, ma di certo la pandemia ha fatto emergere la necessità di curare a domicilio il maggior numero possibile di soggetti e lasciare agli ospedali solo le urgenze. Tutto ciò può essere possibile anche grazie alla telemedicina, una modalità di assistenza sanitaria che esiste dagli anni ‘70 del secolo scorso ma che in Italia è stata “scoperta” solo nell’ultimo anno e mezzo.

Come gestire da remoto un paziente cardiologico?

La telemedicina permette di erogare prestazioni sanitarie a distanza, tramite strumenti digitali e reti di connessioni. Si articola soprattutto in quattro attività:

  • televisita: la visita virtuale che il medico eroga al paziente tramite programmi come Skype o Zoom. È un atto sanitario a tutti gli effetti, dal quale può risultare una diagnosi e una prescrizione di farmaci, se necessari
  • teleconsulto: è un consulto online tra medici o operatori sanitari in merito a un paziente specifico, senza la presenza fisica dello stesso
  • telecooperazione: è un atto in cui un medico aiuta un altro medico o professionista sanitario impegnato in un’attività specifica. Per esempio, quando si assiste un operatore o un medico da remoto, in caso di emergenze
  • telemonitoraggio: è usato soprattutto per gestire i pazienti cronici e consiste nel monitorare i parametri attraverso specifici device. La registrazione e trasmissione dei dati può essere automatizzata o realizzata da parte del paziente stesso o di un operatore sanitario. I dati solitamente sono trasmessi a una centrale che li analizza ed eventualmente contatta il medico per accertamenti.

In Italia, la normativa di riferimento è rappresentata dalle Linee di Indirizzo Nazionale del 2014, e nel dicembre 2020 sono state approvate le “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina” che definiscono regole uniformi, dal punto di vista normativo, organizzativo ed economico, secondo cui erogare prestazioni in telemedicina.
La telemedicina si può usare solo per i pazienti in follow-up e non è invece adatta alle prime visite.

Per quanto riguarda l’ambito cardiologico, la visita a distanza si è mostrata particolarmente utile in modalità telemonitoraggio.
Il cardiologo da remoto può, infatti, seguire il paziente grazie all’invio di dati dai device indossati dalla persona o altri test che il soggetto può fare a casa: ECG, misurazione della temperatura corporea, della pressione arteriosa, della saturazione, glicemia e indici di coagulazioni, fino al controllo del peso.

Il medico può valutare in tempo reale le informazioni provenienti da questi dispositivi e agire in modo tempestivo. Può inviare alert ai pazienti, garantire continuità assistenziale, avere accesso costante ai parametri vitali e mettere in atto un precoce intervento terapeutico.

Un’importante revisione sistematica pubblicata su BMJ nel 2019 ha esaminato l’impatto degli interventi di telemedicina sulla mortalità dopo l’infarto miocardico acuto. Sono stati inclusi trenta studi controllati non randomizzati e sette studi quasi sperimentali, che hanno interessato in totale quasi 17.000 pazienti.

Dalle analisi è emerso che le strategie di telemedicina, in particolare la trasmissione dell’ECG, combinate con la cura abituale per l’infarto miocardico acuto, sono associate a una ridotta mortalità ospedaliera. Altri studi dimostrano come il telemonitoraggio usato per gestire pazienti con scompenso cardiaco presenti numerosi vantaggi: è in grado di stabilizzare lo stato di salute individuale, ridurre le riammissioni in ospedale e abbassare i tassi di mortalità.

Con la telemedicina i pazienti cardiologici aderiscono meglio alle terapie e migliorano lo stile di vita, elemento indispensabile per la prevenzione del rischio cardiovascolare.
Altre ricerche che hanno esaminato la possibilità di erogare servizi di telemedicina in emergenza, vale a dire anche al di fuori dell’orario diurno, hanno dimostrato l’efficacia dell’assistenza da remoto nel migliorare gli esiti clinici nelle sindromi coronariche acute e nell’ictus, riducendo i tempi per la diagnosi e consentendo un trattamento precoce.

Non bastano Zoom e WhatsApp

La telemedicina non è una semplice telefonata o videochiamata. Anzi, la chiamata telefonica non è nemmeno considerata atto medico, ma semplice mezzo di comunicazione tra medico e paziente.
Le piattaforme come Zoom e Skype possono essere usate per comunicare tramite video con i pazienti, ma per effettuare un telemonitoraggio, occorrono piattaforme integrate che consentano una trasmissione dei dati sicura e crittografata.

Si tratta di software medicali a tutti gli effetti che trasmettono in sicurezza i dati tra medico e paziente e integrano gli stessi nella cartella e/o fascicolo sanitario elettronico del paziente, in modo che il medico possa avere a disposizione tutta la storia clinica del soggetto, in senso verticale e longitudinale (cioè sulla singola diagnosi e su tutte le diagnosi/cure/esami effettuati anche in dipartimenti e aree terapeutiche differenti).

Nello specifico, per avviare il telemonitoraggio occorre un’interfaccia dedicata al personale medico e un kit di sensori personalizzato da fornire al paziente, a seconda dei parametri da monitorare.

Questo sistema deve poter consentire la gestione a 360 gradi del soggetto monitorato: dall’arruolamento, al monitoraggio vero e proprio fino alla redazione di un referto di chiusura che andrà a completare la storia clinica del paziente. I dispositivi che si possono integrare alla piattaforma sono diversi:

  • saturimetro
  • ECG 8 Lead
  • ECG 3 Lead
  • spirometro
  • bilancia
  • termometro
  • sfigmomanometro
  • glucometro.

Questa piattaforma non è utile solo per il cardiologo ma anche per il paziente che può accedere con il suo profilo personale a tutta la sua storia clinica, può inserire manualmente i dati e ricevere varie notifiche da parte degli operatori che lo assistono.

La telemedicina per il paziente cardiologico può fare la differenza non solo nella tempestività delle cure ma anche nell’empowerment del paziente stesso che diventa sempre più consapevole del proprio stato di salute e impara a monitorarlo.
Questa tecnologia in Italia esiste e vi sono diverse aziende che già propongono le piattaforme integrate per il telemonitoraggio.

Una di queste è EBIT, società di Information Technology Medicale di Esaote che, in occasione dell’ultimo Congresso Nazionale dell’Associazione Medici Cardiologi Ospedalieri – ANMCO di Rimini, ha presentato il nuovo Suitestensa RemoteCare, un sistema che integra servizi di telemonitoraggio, telemedicina e teleassistenza dei pazienti cardiopatici, sviluppato insieme a H&S Spa – una società CompuGroup Medical, azienda che da 20 anni è specializzata nella ricerca e sviluppo di soluzioni e tecnologie nell’ambito della telemedicina.

La sfida oggi è duplice: da una parte, diffondere queste tecnologie e formare medici e pazienti nel loro impiego; dall’altra, trasmettere maggiormente la cultura della salute digitale, diventata centrale nel nostro Paese nel corso di questa pandemia e che sarà sempre più protagonista nell’assistenza sociosanitaria del nostro Paese.

Bibliografia

  1. Winkler S et al, Is 24/7 remote patient management in heart failure necessary? Results of the telemedical emergency service used in the TIM-HF and in the TIM-HF2 trials, ESC Heart Failure, 2021, https://doi.org/10.1002/ehf2.13413
  2. Lin M, Yuan W et al, Clinical effectiveness of telemedicine for chronic heart failure: a systematic review and meta-analysis. J Investig Med, 2017, doi:10.1136/jim-2016-000199, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28330835/
  3. Tersalvi G, Winterton D, Cioffi GM, et al. Telemedicine in Heart Failure During Covid-19: A Step Into the Future. Front Cardiovasc Med. 2020;7:612818. Published 2020 Dec 9. doi:10.3389/fcvm.2020.612818
  4. ISTAT – Rapporto Annuale 2020 La situazione del Paese