Telemedicina supporto nella carenza di personale

Una review condotta dalla statunitense Mayo Clinic ha cercato di identificare le risorse valide per effettuare imaging da remoto, per valutare se questa modalità può divenire un tool diagnostico.
Gli autori hanno effettuato una selezione degli studi pubblicati negli ultimi cinque anni che hanno messo a confronto sistemi standard di cura e imaging a distanza in vari ambiti medici, utilizzando il metodo PRISMA.

Partendo da 1095 studi, gli autori ne hanno così selezionati 27 rispondenti ai criteri di inclusione. La successiva analisi ha messo in evidenza l’esistenza, e l’uso, di varie piattaforme di telemedicina per lo scambio di immagini e video tra i medici, ma anche l’abitudine a farlo utilizzando smartphone, tablet e altri dispositivi medici.
Le stesse strategie vengono utilizzate anche per lo scambio di test diagnostici, compresi esiti di radiografia, ecografia, scansioni CT e risultati di biopsie.

Inoltre, gli autori hanno evidenziato che molte delle immagini scambiate e valutare a distanza, hanno un livello di affidabilità alto o moderato, utilizzabile per effettuare diagnosi accurate e valutarie varie possibili condizioni mediche, come tumori e patologie acute di vario genere. Risultati che non cambiano nemmeno nel confronto con le procedure gold standard di cura.

Non solo. Queste tecniche consentono anche di effettuare follow-up a distanza affidabili, sia in soggetti con patologia cronica, che in pazienti in fase post-operatoria. Questi risultati sono validi tanto per un uso sincrono che asincrono della telemedicina. Se ne deduce che la telemedicina possa facilitare l’accesso dei pazienti a percorsi sanitari qualificati e specializzati.

Gli esiti di questa revisione sostengono, quindi, il diffondersi della telemedicina, vista da molti come una soluzione alla carenza di personale in ambito sanitario, ma non solo. Grazie alla telemedicina i medici dei presidi più piccoli possono chiedere un supporto a colleghi senior, riuscendo magari a gestire casistiche complesse senza bisogno di trasferire fisicamente il paziente in un altro setting di cura.

Il trasporto è infatti un momento critico per il paziente in condizione emergenziale, perché può determinare cambiamenti di equilibrio in un sistema corpo già fragile: questo sistema di mentoring può quindi ridurre i trasferimenti ai soli casi strettamente necessari.

Questo è solo un esempio dei vantaggi che porta poter sfruttare l’imaging a distanza: per un paziente che abita in una zona rurale o in un’area di un Paese poco servita dalla sanità, significa poter accedere a un sistema diagnostico, o di follow-up, senza doversi allontanare troppo da casa, il che non comporta solo un vantaggio psico-emotivo, ma spesso anche economico. Pensando all’ambito diagnostico, un buon sistema in rete di telemedicina potrebbe velocizzare alcune diagnosi, magari quelle di casi complessi, che spesso richiedono più visite e vari imaging prima di arrivare a una diagnosi vera e propria.

(Lo studio: Maita, K.C., Palmieri-Serrano, L., Avila, F.R. et al. Imaging evaluated remotely through telemedicine as a reliable alternative for accurate diagnosis: a systematic review. Health Technol. (2023). https://doi.org/10.1007/s12553-023-00745-3)