Tempi medi dei ricoveri in UE

Uno studio pubblicato all’inizio di quest’anno da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, si è soffermato sull’analisi dei tempi medi di ricovero registrati nel 2017 presso le strutture dei Paersi membri, comprendendo anche le prestazioni in day hospital e basandosi sui registri di dimissione.

Un rapporto curato da Eurostat – l’ufficio di statistiche dell’Unione Europea – che lo ha reso pubblico nella prima metà del gennaio di quest’anno, ha preso in considerazione la media dei giorni di ricovero presso le strutture di cura degli Stati membri dell’UE stessa.
Lo studio ha fatto riferimento in particolare a quanto registrato nel corso del 2017 e rielaborato poi nel 2018.

In sintesi, la durata media dei ricoveri (day hospital escluso) ha oscillato fra i 4,5 giorni calcolati nei Paesi Bassi ai 9,8 dell’Ungheria.
Nel mezzo si sono posizionate Bulgaria (5,3 giorni), Danimarca (5,5) e poi ancora Francia e Repubblica Ceca con 9,1 e 9,6 giorni rispettivamente.

L’Italia si è avvicinata a queste ultime più che ad altre poiché secondo Eurostat i tempi di degenza medi qui stimati ormai oltre due anni or sono sono stati pari a 8,1 giornate.
I ricercatori hanno altresì suddiviso i dati ottenuti in base al sesso dei pazienti scoprendo che gli uomini, sempre attenendosi alle medie, hanno goduto nell’UE di tempi di ospedalizzazione più lunghi rispetto alle donne.

Inoltre, le osservazioni metodologiche preliminari hanno messo in luce la disomogenea disponibilità delle informazioni e il fatto che in alcuni Paesi le rilevazioni relative ai tempi di degenza siano più datate che altrove.

Per fare qualche esempio, mancano i numeri relativi alla Grecia e quelli provenienti da Danimarca, Lussemburgo, Regno Unito e Turchia risalgono al 2016; quelli targati Portogallo addirittura al 2015.

Alcuni Paesi (Irlanda, Cipro, di nuovo il Portogallo e Serbia) hanno escluso dall’indagine l’ospedalità privata; il Belgio, la Spagna e la Repubblica Irlandese non hanno, invece, tenuto conto degli ospedali psichiatrici e dei centri di salute mentale.

Ma la notte no

La fotografia di Eurostat ha abbracciato quindi 26 Paesi dell’Unione Europea e fra questi solamente sei – Irlanda, Francia, Gran Bretagna, Croazia, Belgio e Portogallo – hanno riportato un numero maggiore di ricoveri in regime diurno che non di degenze tout court.
Per converso, i registri hanno mostrato un tasso di dimissioni post-ricovero per dieci volte più elevato rispetto al day hospital in Lituania e Svezia; e picchi ancora più significativi in Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia.

In proporzione e quindi confrontando l’incidenza dei ricoveri con il totale degli abitanti di ciascun Paese membro, è emerso che nel 2017 le dimissioni successive a una degenza erano comprese in un range di 10-20 mila ogni 100 mila residenti nella maggior parte delle regioni esaminate.

Hanno superato questo valore medio la Romania, la Lituania, la Repubblica Federale Tedesca, l’Austria e la Bulgaria soprattutto. Qui, la stima è stata pari a 32 mila e 342 ricoveri ogni 100 mila abitanti.

Tassi significativamente inferiori e pertanto più basi delle medie continentali si sono visti nuovamente nei Paesi Bassi, in Portogallo e a Cipro, che vanta il primato di 7.720 ricoveri ogni 100 mila cittadini.

Questo, così come hanno commentato i responsabili dell’Ufficio di Statistica, significa che il tasso di dimissione post-ricovero è stato per 4,2 volte più alto in Bulgaria che non a Cipro.
Coerentemente, Eurostat ha poi puntato la sua lente di ingrandimento sulle cifre relative al regime diurno, sempre in relazione al totale degli abitanti di ogni singolo Stato europeo.
Dall’analisi si è potuto evincere che a livello complessivo le dimissioni in quest’ambito sono state incluse in una forbice che va da 1.200 a 10 mila e 100 casi ogni 100 mila abitanti.

Nel dettaglio, poi, il tasso è risultato più elevato in Romania, in Belgio e nel Regno Unito (si ricordi che qui i numeri fanno riferimento al 2016); così come in Croazia, Irlanda e Francia. Sono state qui censite dimissioni da day hospital in un range che spazia da 15 mila e 800 a 24 mila e 600 ogni 100 mila residenti.

L’altra faccia della medaglia è stata invece rappresentata dalla Germania, dalla Repubblica Ceca e dalla confinante Slovacchia, dove la proporzione è apparsa significativamente minore con 669, 660 e 456 dimissioni dal regime diurno, rispettivamente, ogni 100 mila residenti.

Il primato francese

L’analisi combinata di entrambi i tipi di registro ha messo in luce come in Francia sia stato calcolato il tasso di dimissioni totali più alto: oltralpe il dato è infatti superiore alle 40 mila schede ogni 100 mila abitanti.

Romania, Irlanda, Croazia, Belgio, Bulgaria – sono però esclusi, in questo caso, i ricoveri in regime diurno – e Austria hanno assistito mediamente a 32-36 mila ricoveri per centinaio di migliaia di abitanti.

Cipro è in fondo alla graduatoria (9.800); in tutti gli altri Paesi la media si è posizionata sotto le 30 mila dimissioni su 100 mila.
19 Paesi su 27 hanno evidenziato un calo delle degenze in regime di ricovero; con picchi più rilevanti in Lussemburgo (dove le rilevazioni hanno interessato il periodo 2012-2016), Svezia (2013-2017), Paesi Bassi.
Contestualmente si sono innalzati i ricoveri totali e le relative dimissioni in day hospital in Finlandia, Lituania, Slovacchia, Portogallo (dato 2015); Paesi Bassi e Svezia (2013-2017) e Italia.

Nel complesso sono state censite più pazienti di sesso femminile, con Cipro come unica eccezione, e per quel che concerne il regime diurno gli uomini sono stati più numerosi delle donne soltanto in Germania, in Francia e nuovamente a Cipro.

In ambito pediatrico – bambini di età inferiore all’anno – i tassi di dimissione più bassi sono stati registrati in Portogallo (risultati aggiornati al 2015, per entrambi i generi) e in Lussemburgo (2016: dati relativi alle sole femmine) dove la quota è sotto le 20 mila unità ogni 100 mila abitanti.

L’ufficio di statistica dell’Unione Europea ha quindi indagato le principali cause di ricovero negli Stati membri suddividendo le schede di dimissione in base alla diagnosi, alla causa primaria di ricorso al trattamento ospedaliero.
Le degenze sono state causate in prevalenza dalle malattie dell’apparato cardiovascolare.

Hanno fatto eccezione l’Irlanda, con la predominanza di gravidanze e natalità; il Lussemburgo dove più comuni sono i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico; il Regno Unito nel quale hanno invece prevalso quelli del sistema respiratorio.

Altre diagnosi comuni a tutti i territori presi in esame da Eurostat sono state quelle riconducibili ai disturbi dell’apparato digerente; le neoplasie (sia benigne sia maligne) e le malattie respiratorie; insieme agli incidenti di vario genere e alle gravidanze o alla natalità.

La durata dei ricoveri

Ritornando al regime diurno, si è visto che i tassi di dimissione più significativi hanno riguardato le neoplasie o le malattie dell’apparato genitourinario, dando così dimostrazione dell’importanza assunta dai trattamenti in day hospital per le chemioterapie, per esempio, o le dialisi.

In Belgio, Irlanda e Malta la casistica più numerosa ha a che fare coi problemi dell’apparato digerente; in Danimarca, Germania e Svezia incidono maggiormente le malattie cardiovascolari; i disturbi del comportamento e psichiatrici in Francia e, in Finlandia e Polonia gli infortuni e gli incidenti vari.

Dal rapporto fra il totale delle notti trascorse in ospedale dai degenti e il numero complessivo di dimissioni è stato possibile per Eurostat ricavare la stima inerente alla durata media dei ricoveri nell’Unione Europea.

Le cifre relative sono state già riportate nelle battute iniziali di questo stesso articolo.
Vi vanno sommate quella decisamente sotto la media registrata in Turchia nel 2016 (4,2 giorni) e quella particolarmente elevata di un altro Paese extra-Ue e cioè la Serbia (9,7 giornate).

Una comparazione con quanto studiato nel 2012 ha consentito di osservare che in 13 Paesi su 27 la durata media delle degenze è calata e la Finlandia ha segnato, da questo punto di vista, la flessione più significativa (da 10,6 a 7,8 giorni).
Fa da contraltare la Francia, dove il dato medio è balzato da 5,7 a 9,1 giornate.
Polonia, Romania e Svezia non hanno segnalato variazioni di rilievo.
Per finire, sono stati i pazienti psichiatrici a ricevere le cure ospedaliere di più lunga durata, specialmente nella Repubblica Ceca, in Gran Bretagna, Spagna, Polonia e Slovenia dove si è arrivati oltre i 34 giorni.
Neoplasie e malattie cardiovascolari sono a loro volta ai primi posti per i tempi totali di degenza.

Roberto Carminati