Tumore del colon e ruolo di molecole simil-estrogeniche

Tra gli interferenti endocrini più noti c’è il bisfenolo A (BPA), utilizzato insieme ad altre sostanze per la produzione di plastica e resine.
Che questa sostanza possa mimare i comportamenti degli estrogeni è noto fin dagli anni ’30 del secolo scorso, tuttavia i suoi effetti sulla salute umana non sono ancora chiari, benché vi siano evidenze d’interferenza endocrina, appunto, negli animali.
Quantomeno nelle rane che, in sua presenza, cambiano sesso.
La sostanza è già stata studiata dall’EFSA – Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare che, nel 2015, ne indicò la dose massima di esposizione a 4 µg/kg di peso corporeo al giorno.

Negli anni successivi gli esperti dell’Agenzia hanno proseguito le valutazioni, prendendo in considerazione i nuovi dati a disposizione.
Nel frattempo, c’è stata un’importante azione per ridurre la presenza del BPA in plastica, resine e pellicole di rivestimento.
Ciò non significa che il problema sia risolto, perché la dispersione della plastica nell’ambiente è una delle questioni più importanti, dal punto di vista ecologico: questo materiale, infatti, non è biodegradabile, semmai si sminuzza per azione di acqua, vento, terra ed entra nella catena alimentare.

Il fatto è che gli estrogeni hanno un ruolo essenziale non solo nel ciclo riproduttivo umano, ma anche nello sviluppo di alcune neoplasie, agendo di volta in volta come protettori o cofattori scatenanti. Prendiamo per esempio il cancro del colon-retto, la seconda causa di morte per cancro al mondo.
I dati epidemiologici a nostra disposizione suggeriscono che gli estrogeni giochino, in questo caso, un ruolo protettivo: questa forma di tumore colpisce infatti soprattutto gli uomini, mentre le donne colpite in età fertile generalmente hanno prognosi migliori.

Per comprendere meglio il ruolo degli estrogeni naturali da una parte, e delle sostanze come il BPA dall’altro, nello sviluppo del tumore al colon-retto, il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’ISS ha proposto uno studio ad hoc, finanziato nell’ambito del PNRR: si tratta di un progetto pilota che coinvolge il Presidio Ospedaliero Santissima Annunziata dell’Università di Chieti, che si occuperà degli aspetti clinici.

L’obiettivo è «comprendere quale sia il ruolo degli estrogeni o di sostanze estrogeno-simili, come il BPA, nell’insorgenza e nella progressione del CRC.
La nostra attenzione sarà focalizzata sulle possibili differenze di sesso e/o genere e sui meccanismi molecolari attraverso i quali inquinanti ambientali come il BPA possono indurre il tumore o creare condizioni favorevoli al suo sviluppo», spiega la dott.ssa Paola Matarrese, dell’ISS.

Co-responsabile del progetto, in via di partenza, è la dott.ssa Elena Ortona, direttrice del Centro di riferimento per la Medicina di Genere dell’ISS. Il progetto si chiama “Gender differences in the onset and progression of colon cancer: role of endogenous and exogenous estrogens”.