Ulcere gastro-intestinali, al Gemelli autotrapianto di grasso stromale

Venanzio Porziella e Dania Nachira

Dolore sordo allo stomaco, perdita di peso, inappetenza, nausea o vomito, gonfiore, sensazione di sazietà, eruttazione o reflusso acido, bruciore di stomaco, dolore che migliora quando si mangia, si beve o si prendono antiacidi, anemia, accompagnata a stanchezza, mancanza di respiro o pelle più pallida, feci scure: i principali sintomi di una fistola gastro-intestinale vanno valutati attentamente per effettuare una diagnosi precoce. Una volta diagnosticata, il percorso terapeutico è lungo e complesso.

Al Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma hanno ideato un protocollo innovativo che sfrutta il potenziale curativo della frazione stromale del tessuto adiposo purificato autologo, ricco in “secretoma”, una vera e propria farmacia naturale in grado di contrastare infiammazione e favorire la rimarginazione della ferita. Il tutto in tempi abbastanza rapidi e con costi davvero bassi.

Spiega il dott. Venanzio Porziella, responsabile della UOS Chirurgia Esofagea – UOC di Chirurgia Toracica di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccsa e Ricercatore in Chirurgia Toracica presso l’Università Cattolica, Campus di Roma, nonché uno degli ideatori del protocollo: «tutto è iniziato due anni fa, con il caso disperato di una cinquantenne, arrivata da noi in consulenza da un altro ospedale.

La paziente, durante chemioterapia adiuvante per un tumore del colon, in seguito a episodi di vomito violenti e ripetuti, aveva riportato una lacerazione dell’esofago, una sindrome di Boerhaave. Il cibo e i batteri del tratto digestivo, fuoriuscendo dal ‘buco’ dell’esofago erano arrivati alla pleura, dove avevano prodotto una consistente raccolta di pus. La donna era in shock settico.

Un intervento in urgenza ha permesso di drenare il pus dal cavo pleurico e di posizionare una protesi nell’esofago per chiudere il ‘buco’. Purtroppo, alla rimozione dello stent due mesi dopo, la fistola era ancora lì, pronta a far danno; il giorno stesso della sua rimozione era infatti ricomparsa la sepsi.

È allora che, insieme alla dott.ssa Dania Nachira, abbiamo avuto l’idea di fare un tentativo inedito di riparazione, sfruttando la capacità rigenerativa del tessuto stromale adiposo, prelevato dalla stessa paziente. Per ottenere questo materiale rigeneratore abbiamo usato la tecnica messa a punto da Angelo Trivisonno; una volta prelevato il grasso dal fianco del paziente, abbiamo estratto la frazione stromale direttamente in sala operatoria.

Quindi, il dott. Ivo Boskosky ha inserito per via endoscopica 2-3 ml di questo composto nella fistola e iniettato in sede sottomucosa altri 1-2 ml lungo tutto il bordo della fistola, creando dei pomfi. L’intervento, durato circa un’ora e mezza, è stato effettuato in anestesia generale. Una settimana dopo il ‘buco’ dell’esofago era sparito».

Da questa esperienza è nato un vero e proprio progetto di ricerca, condotto dallo stesso dott. Porziella e dagli altri protagonisti del caso raccontato prima. La novità del metodo ideato al Gemelli risiede nella purezza della frazione di grasso ottenuta, che è quindi più potente.

«Rispetto alle procedure di impianto di staminali pure, la procedura è semplificata; non c’è bisogno di una cell factory e l’estratto stromale può essere ottenuto e impiantato nella stessa seduta. Peraltro, a costi prossimi allo zero», sottolinea Porziella.

Nell’ambito del progetto avviato, Porziella e colleghi stanno trattando pazienti con fistole a tutti i livelli dell’apparato gastrointestinale, e non solo. Alcuni provengono anche dall’estero.
«Non esito a definire i risultati entusiasmanti.

Finora abbiamo trattato con questo protocollo standardizzato circa 30 casi per fistole post-operatorie dopo esofagectomia, fistole post-diverticolectomia, fistole gastriche dopo sleeve gastrectomy per obesità, fistole anali in persone con malattia di Crohn, fistole retto-vaginali dopo chirurgia ginecologica, fistole retto-vescicali dopo chirurgia del retto, perforazioni spontanee dell’esofago. In genere basta un unico trattamento; la procedura è comunque ripetibile».

Il sistema sembra essere attivo anche in altri distretti corporei, come i bronchi, e in ogni ambiente settico, dove il “secretoma” può svolgere appieno il proprio compito. Ora il team sta lavorando alla realizzazione di scaffold 3D riassorbibili da utilizzare per l’autotrapianto, fatti su misura per la fistola da curare.