Nel 2000 Israele presentò la prima videocapsula endoscopica ingeribile in grado di mostrare immagini dell’intestino tenue, fino ad allora indagabile solo con chirurgia e radiografia.
Luca Elli, specialista della UO di Gastroenterologia ed Endoscopia della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, fa parte del team di lavoro della Società Europea di Endoscopia Gastrointestinale (ESGE), che ha revisionato, aggiornandole, le vecchie linee guida per l’uso di questi dispositivi.
«Con il tempo abbiamo assistito a una notevole evoluzione tecnologica, che ha reso la videocapsula disponibile in vari modelli, ciascuno ottimizzato per un preciso segmento e in base alla patologia che potrebbe interessare quella porzione di intestino. L’esame con capsula endoscopica è indicato per tutte le forme infiammatorie autoimmuni del piccolo intestino, come la malattia di Crohn e la celiachia complicata.
Grazie a una continua collaborazione internazionale, alla quale ha contribuito anche il nostro Centro con numerosi studi clinici focalizzati sull’uso della videocapsula, oggi abbiamo indicazioni chiare per eseguire l’enteroscopia nel modo più efficace.
Di fatto, si tratta di un’analisi che ha rivoluzionato la gestione di pazienti con patologie complesse con un approccio poco invasivo e sicuro.
L’unica precauzione da attuare è evitare di eseguirla in pazienti con sospetti restringimenti dell’intestino, che potrebbero causarne la mancata espulsione. Per valutare questo aspetto è possibile somministrare una capsula “fantasma”, che si scioglie se rimane nell’intestino troppo a lungo: se passa indenne attraverso l’intestino, allora l’esame può essere eseguito in totale sicurezza».
Le nuove linee guida offrono una serie di raccomandazioni forti, con livello di evidenza per lo più moderato o elevato, e solo in due casi, basso. Innanzitutto, quando si abbia un paziente con sospetto sanguinamento dal piccolo intestino, si dovrebbe utilizzare la videocamenta endoscopica come primo strumento diagnostico, dato che è sicura, ben tollerata dal paziente, e dà una visione completa della mucosa intestinale. In presenza di un chiaro sanguinamento, l’esame andrebbe effettuato entro 48 ore per massimizzarne l’efficacia diagnostica.
Davanti a un sospetto sanguinamento del piccolo intestino associato ad anemia, si sconsiglia di effettuare anche l’endoscopia di secondo sguardo. Qualora si individuino delle lesioni della mucosa, la ESGE suggerisce di trattarle con enteroscopia assistita, mentre una diagnosi negativa richiede un trattamento conservativo.
Le videocapsule endoscopiche dovrebbero essere utilizzate come prima linea anche per valutare l’intestino di pazienti con anemia da carenza di ferro, così come in presenza di un sospetto morbo di Crohn. Queste sono alcune delle indicazioni date.
(Lo studio: Pennazio M, Rondonotti E, Despott EJ, Dray X, Keuchel M, Moreels T, Sanders DS, Spada C, Carretero C, Cortegoso Valdivia P, Elli L, Fuccio L, Gonzalez Suarez B, Koulaouzidis A, Kunovsky L, McNamara D, Neumann H, Perez-Cuadrado-Martinez E, Perez-Cuadrado-Robles E, Piccirelli S, Rosa B, Saurin JC, Sidhu R, Tacheci I, Vlachou E, Triantafyllou K. Small-bowel capsule endoscopy and device-assisted enteroscopy for diagnosis and treatment of small-bowel disorders: European Society of Gastrointestinal Endoscopy (ESGE) Guideline – Update 2022. Endoscopy. 2023 Jan;55(1):58-95. doi: 10.1055/a-1973-3796. Epub 2022 Nov 24. PMID: 36423618)
Stefania Somaré