Il “Piano triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2020/22” dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) ha tra i suoi obiettivi l’ulteriore diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico nel Paese, l’uniformazione degli utilizzi, incoraggiarne l’uso anche da parte dell’utente e la consultazione da parte dei professionisti della sanità.
Al FSE, ritenuto pietra angolare della sanità digitale, è stato destinato 1 miliardo e 380 milioni di euro nell’ambito del PNRR. Di questi, i primi 610 milioni sono stati da poco stanziati per supportare l’adozione e l’uso del FSE nelle Regioni italiane e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano.
Lo ha stabilito un decreto al quale hanno lavorato il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ora in Gazzetta Ufficiale.
Dei fondi stanziati, circa metà servirà a rafforzare le competenze digitali dei professionisti del SSN (310 milioni), mentre i restanti andranno al potenziamento dell’infrastruttura digitale dal punto di vista tecnologico (300 milioni), soprattutto per consentire l’interoperabilità tra i vari sistemi regionali.
Se da una parte, infatti, il federalismo sanitario può contribuire a caratterizzare le azioni sanitarie sulla base dei territori e delle esigenze di una specifica Regione, dall’altra può far sì che le soluzioni individuate dalla stessa Regione non siano allineate a quelle di un’altra. Questo problema si manifesta alla sua massima portata quando si parla di eHealth.
Un problema che deve essere risolto non solo per attuare al meglio il FSE, ma anche per ragioni di ricerca medica, telemedicina e così via. Ecco allora che occorre lavorare in parallelo sullo sviluppo delle competenze degli specialisti e sulla interoperabilità dei sistemi.
Completare l’infrastruttura e uniformarla in tutte le Regioni sarebbe poco utile se poi i professionisti coinvolti non consultassero il FSE del proprio paziente per mancanza di competenza o perché chiusi da un punto di vista culturale.
Si ricorda che il FSE ha, tra i propri obiettivi, quello di rendere più semplice una presa in carico globale del cittadino da parte dei diversi attori della salute che lo seguono e personalizzarne al meglio le cure, ma anche quello di razionalizzare e meglio gestire le risorse sanitarie.
Per esempio, potrebbe permettere la riduzione di eventuali prescrizioni rindondanti e l’ottimizzazione delle terapie farmacologiche del paziente.
Ora spetta alle Regioni e alle Province Autonome realizzare dei piani operativi da sottometterle al Ministero della Salute e al Dipartimento per la trasformazione digitale per l’approvazione. I fondi saranno poi erogati annualmente.
Stefania Somaré