Cura delle patologie pancreatiche: nascono le Pancreas Unit

Il Ministero della Salute ha approvato il documento nazionale per l’implementazione delle Pancreas Unit, iniziativa che rappresenta un salto di qualità nella presa in carico dei pazienti con patologie pancreatiche. 

Le Pancreas Unit sono centri specializzati e connessi secondo un modello multidisciplinare che mira a migliorare gli esiti clinici e garantire pari accesso alle cure sul territorio nazionale.
«Sono una risposta organizzata alla complessità di queste patologie. Una rete ad alta specializzazione, connessa con il territorio, è l’unico modo per garantire cure tempestive, appropriate e vicine al paziente», dichiara Silvia Carrara, presidente della Associazione Italiana Studio Pancreas.

«Questo modello fonda la sua forza sull’integrazione reale tra specialisti: gastroenterologi, endoscopisti, chirurghi, oncologi, radiologi, patologi, nutrizionisti e palliativisti. È la sintesi perfetta tra qualità, prossimità e sostenibilità delle cure», aggiunge Luca Frulloni, presidente della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva.

Il carcinoma del pancreas è tra i tumori più aggressivi: le stime indicano che entro il 2030 potrebbe diventare la seconda causa di morte per cancro in Europa. 

Anche le forme benigne richiedono un’assistenza continua e altamente specialistica. Degli studi hanno dimostrato che trattare i pazienti in centri ad alto volume e con esperienza multidisciplinare riduce significativamente la mortalità post-operatoria e migliora l’efficacia delle cure.
Attualmente, in Italia troppi interventi sono eseguiti in strutture a basso volume, con conseguente aumento del rischio clinico e dei costi sanitari. Per questo motivo è importante implementare le Pancreas Unit. 

Un modello da cui prendere esempio è quello lombardo. Già a partire dal 2022, la Regione Lombardia ha attivato una rete di 14 centri hub e numerosi spoke, basata su criteri rigorosi. 

Le priorità per rendere operativa la rete secondo AISP E SIGE sono: 

  • investire nella formazione di nuovi specialisti
  •  attivare e finanziare registri clinici nazionali per raccogliere dati real-world
  •  adeguare i LEA, includendo le procedure endoscopiche e radiologiche avanzate oggi non rimborsate
  • sostenere la ricerca multicentrica, attraverso reti coordinate e piattaforme condivise.