Abbattere le liste d’attesa per ecocardiogramma con diagnosi da remoto

Una delle possibili soluzioni al problema cronico delle liste d’attesa è lo sviluppo di servizi in televisita, telediagnosi e telemonitoraggio che agevolino l’accesso dei pazienti, possibilmente rendendo più capillare la distribuzione del servizio stesso.
La cardiologia è uno dei primi ambiti della medicina ad avere sfruttato la potenzialità di servizi centralizzati a distanza.

Uno studio italiano ha presentato il caso dell’Ospedale Valduce di Como, dove nel 2018 l’attesa per un’indagine ecocardiografica con il SSN era di 12 mesi, un tempo d’attesa che induce i pazienti a rivolgersi al privato.

La soluzione proposta dai ricercatori è una partnership con una startup esterna, nello specifico Ecocardioservice, specializzata nell’offrire esami ecocardiografici con sonographer in loco, per poi analizzarli e refertarli a distanza.
L’intento dello studio era verificare se questa modalità ha ridotto il tempo d’attesa per i pazienti esterni.
Tra febbraio 2018, avvio del progetto, e luglio 2022 sono stati eseguiti 20.782 esami, con netta riduzione dei tempi d’attesa, passati da 12 mesi a 15-20 giorni.

Un cambiamento che si sente anche nella pratica clinica, perché garantire tempi rapidi per accedere a un controllo ecocardiografico consente di effettuare nuove diagnosi e verificare l’andamento della patologia dei cardiopatici.

Effettivamente, gli autori riferiscono che 3466 dei soggetti seguiti con il nuovo servizio hanno ricevuto diagnosi di malattia o significative modifiche di patologie preesistenti, accedendo tempestivamente al percorso terapeutico.
Sono stati 8926 i pazienti ad aver diagnosi di patologia e 3706 di questi sono stati presi in carico dall’U.O.C di Cardiologia dell’Ospedale Valduce.

Al termine dello studio, 2636 casi sono stati sottoposti a procedure interventistiche o cardiochirurgiche in regime di elezione e 1070 in regime di urgenza. Soprattutto per questi ultimi un’indagine fatta a 12 mesi avrebbe potuto significare anche la morte, o comunque esiti più nefasti. Infine, ci sono stati 5640 soggetti che hanno avuto conferma di patologia stabile.

L’intuizione dell’Ospedale Valduce si è quindi dimostrata positiva. Allo studio hanno partecipato anche la Direzione Sanitaria dell’ospedale e l’Università degli Studi dell’Insubria.