Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo e anche la prima causa di disabilità. Lo stesso vale per il nostro Paese. Si tratta di patologie in costante crescita, da una parte per l’invecchiamento della popolazione e dall’altra per l’acquisizione di stili di vita sempre più sedentari.
Il contrasto a queste patologie passa, quindi, anche dall’educazione sanitaria e da un cambio culturale che deve porre la prevenzione tra i primi pensieri dei cittadini. Contestualmente, occorre supportare la ricerca, primaria e clinica, per individuare nuovi metodi di approccio terapeutico e rinforzare la riabilitazione che, in molti casi, può supportare il paziente con patologia cardiovascolare.
Ecco allora che l’Università di Parma e la Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus hanno deciso di stringere una collaborazione, sottoscrivendo un accordo quadro che ne delinea condizioni e modalità. L’accorso ha durata di 5 anni.
Un accordo definito “importante” dal rettore Paolo Martelli, che continua: «dalla formazione alla ricerca fino alla valorizzazione dei trasferimenti tecnologici: quella messa in atto è un’alleanza su più fronti che chiama in causa competenze, professionalità e, mi permetto di aggiungere, sensibilità, per la salvaguardia di un valore di priorità assoluta quale è la salute delle persone. Sono certo che da questo rinnovato impegno possano arrivare risultati significativi: l’Università è pronta a portare il suo bagaglio di know-how e non possiamo che ringraziare la Fondazione di condividere con noi questi obiettivi».
Alcune possibili ricadute
Vediamo cosa dice l’accordo quadro in merito all’ambito clinico-scientifico. La collaborazione dovrebbe portare ricadute positive su attività di ricerca e servizi offerti dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi presso due centri parmensi, il Centro Santa Maria ai Servi e il Centro territoriale di Prevenzione Cardiovascolare primaria e secondaria.
Tra gli obiettivi vi è anche l’istituzione di un “Osservatorio Territoriale delle Malattie Cardiovascolari” che permetta di osservare l’andamento anche epidemiologico dei fenomeni cardiovascolari, per indirizzare al meglio gli sforzi di ricerca e l’ideazione di protocolli e servizi. Da parte sua l’Università potrà utilizzare le strutture della Fondazione don Carlo Gnocchi di Parma come sedi per svolgere lezioni specifiche sulla riabilitazione di soggetti con patologie invalidanti, riduzione degli stati di minorazione post-operatoria o post-acuzie.
Maria Cristina Messa, direttore scientifico di Fondazione don Gnocchi, sottolinea: «l’integrazione tra ricerca, innovazione e assistenza è fondamentale per il continuo miglioramento delle cure; solo così possiamo creare un ponte solido tra la conoscenza delle basi della malattia e la comprensione e la cura delle persone. La collaborazione fra il Centro di Assistenza e Cura Don Gnocchi e l’Università di Parma permette di accelerare e perfezionare la cura, a beneficio dei pazienti e dei soggetti a rischio, e di tutti coloro che, volendo operare in tale settore a rapidissima crescita, hanno l’opportunità di fruire di una formazione completa ed innovativa».