Agli articoli ortopedici la prima piazza tra i dispositivi protesici

Il Ministero della Salute retto da Beatrice Lorenzin ha pubblicato un rapporto sulla spesa in device medicali da parte delle aziende del Servizio Sanitario Nazionale che può cogliere il duplice scopo di agevolare la razionalizzazione dei budget e favorire lo svolgimento di gare pubbliche eque e chiare.
Approfondendo ulteriormente lo spaccato si nota come entro la categoria Cnd dei dispositivi protesici il 51,5 delle voci in uscita nel 2012 è stata indirizzata alle protesi ortopediche e ai mezzi per l’osteosintesi o la sintesi tendineo-legamentosa. Alle protesi vascolari e cardiache è stato riservato un ulteriore 34,2% là dove con un 5,5% per ciascuna voce i device oculistici e i dispositivi protesici vari incarnano le altre classi contrassegnate da un più elevato livello di investimento. Quanto poi agli strumenti per l’apparato cardiocircolatorio quelli più acquistati dal Servizio sanitario nazionale sono destinati al sistema artero-venoso (55,3) e poi con il 12,8% quelli per l’aritmologia seguiti con l’11,5% dalle guide per l’apparato cardiocircolatorio. Entro il raggruppamento degli impiantabili attivi sono largamente prevalenti i dispositivi per la funzionalità cardiaca con l’87,3 della spesa di settore. Alla seconda piazza i neuro-stimolatori i quali tuttavia non oltrepassano la soglia dei 6,8 punti percentuali rispetto al totale. Fra i dispositivi da somministrazione, prelievo e raccolta dominano gli apparati tubolari quasi al 32% contro il 21,4 degli aghi; ma il 16,7% dei budget interessa poi anche i dispositivi per drenaggio e raccolta liquidi. Sopra il 10% con l’11,1 anche le siringhe, seguite al 6,4% dal gruppo raccordi, rubinetti e rampe. Dando ancora un’occhiata alle categorie leader e alla distribuzione delle loro forniture su scala regionale si nota come la spesa delle Regioni Sicilia (25,4%), Emilia Romagna (24,1), Liguria (24,5); Marche (24,9); Campania (23,1) e della provincia autonoma di Bolzano (27,1%) sia superiore alla citata media nazionale del 22,3%. Piemonte (15,3%); Basilicata (17,8); ancora la Sicilia (14,4) e la Liguria (12,6%); Toscana (14,3); Umbria (12,7); Marche e Lazio (13,4 e 15,3% rispettivi) con la provincia autonoma di Trento (12,1%) si situano invece al di sopra della media del Paese nel comparto dei dispositivi per l’apparato cardiocircolatorio (12%). Nella metà delle regioni italiane è oltre la media dell’11,4% il budget investito in dispositivi impiantabili attivi con i picchi da record del 18,8 campano e del 15,8% della Calabria e con Lombardia, Lazio, Puglia e Sicilia a situarsi fra il 13 e il 14% con, nell’ordine, il 13,8; il 13,7; il 13,6 e il 13,2%. Su una media nazionale inferiore al 9% della spesa complessiva effettuata per i device medicali nel 2012 Liguria e Basilicata mostrano tetti più alti nell’ambito dei dispositivi per somministrazione, prelievo e raccolta con i rispettivi 12,7 e 12,8% del totale dedicati agli acquisti d’area. Piemonte, Valle D’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio e Abruzzo sono comunque tutti disallineati rispetto alla media con la Vallée a destinare a questo genere di prodotti il 12,4% delle risorse d’area.