L’inserimento di funzioni a elevata complessità negli edifici esistenti, il riferimento a evoluti criteri di umanizzazione e la realizzazione dei lavori mantenendo in funzione le attività caratterizzano la ri-progettazione dell’ospedale capitolino.
«Gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione dell’ospedale sono iniziati a metà del 2015», esordisce l’arch. Cesare Trinchero (Studio Archè di Rivanazzano Terme, Pavia), coordinatore del gruppo di progettazione, coadiuvato dall’arch. Paola Ferrari. Attualmente sono state completate tutte le opere di ristrutturazione dell’edificio Luigi Maria Monti, mentre sono ancora in corso i lavori per il Corpo aulico.
Quest’ultimo è un fabbricato risalente a quasi novant’anni fa, nel quale è stato previsto l’inserimento di funzioni a elevata complessità, come il nuovo Blocco operatorio, e impattanti sotto il profilo impiantistico, come i Laboratori e la piscina per la Riabilitazione.
Il cronoprogramma dei lavori prevede il completamento del cantiere per il rinnovato ospedale entro la metà del 2021 e, successivamente, altri circa 18 mesi per la nuova costruzione dell’ampliamento.
È infatti previsto un ulteriore edificio (superficie circa 6.000 m2), ancora in corso di progettazione, che completerà il presidio con funzioni strettamente legate alla Medicina preventiva. Il gruppo GVM Care & Research intende trasformare l’Ospedale San Carlo di Nancy in un centro d’eccellenza nel settore della prevenzione».
Quali obiettivi hanno guidato la progettazione?
«La matrice comune all’intero intervento è sicuramente la qualità architettonica e ambientale degli spazi per la cura, che traspone alla scala edilizia la “centralità della persona”, il principio ispiratore di tutte le attività del gruppo GVM Care & Research.
In particolare, nel Corpo aulico sono stati previsti due reparti di degenza definiti “1a classe” – complessivamente, circa 1/3 dei posti letto disponibili nell’intero ospedale – nei quali la dotazione spaziale e il servizio offerto ai pazienti sono di livello alberghiero.
Si tratta di reparti con camere a posto letto singolo, che prevedono la possibilità di pernottamento di un accompagnatore – negli ultimi anni l’ospedale ha quadruplicato il numero dei pazienti provenienti dalle altre Regioni per le prestazioni d’alta complessità – e, in alcuni casi, la presenza di un’area a soggiorno.
Questo alto livello di qualità non interessa solo gli spazi destinati ai pazienti, ma anche quelli per il personale medico-infermieristico e amministrativo e, più in generale, tutti i reparti di ambito diagnostico-terapeutico e tecnico-sanitario, comprese le aree destinate all’accoglienza e alla formazione professionale.
Il progetto ha permesso il completo adeguamento dell’ospedale anche sotto il profilo normativo (in particolare per la sicurezza antincendio), prestazionale (per esempio, per incrementare la portata delle strutture orizzontali nel nuovo Blocco operatorio) e tecnologico. In sostanza, specie per il Corpo aulico, sono state mantenute strutture portanti e facciate, ricostruendo completamente gli spazi interni sotto il profilo edilizio e impiantistico».
L’ospedale umanizzato
Qual è il tratto distintivo del progetto?
«Come per tutte le strutture del gruppo GVM Care & Research, l’umanizzazione è uno dei principali obiettivi della progettazione. Nella nostra interpretazione, l’ospedale umanizzato è un luogo nel quale tutti gli aspetti rilevanti per la qualità dell’ambiente costruito – dalla luce al colore, dal dimensionamento degli spazi alla dotazione degli arredi, dalla privacy al comfort fino all’accessibilità ecc. – concorrono a rendere piacevole l’esperienza del paziente.
Ogni scelta progettuale è frutto di una riflessione attenta, nella quale l’ergonomia svolge un ruolo determinante per la definizione dell’insieme come dei dettagli. Per questa ragione spesso abbiamo l’esigenza di progettare arredi su misura che siano non solo funzionali, ma anche comodi da usare e gradevoli alla vista e al tatto.
Tutto questo concorre a una gratificazione del paziente che, oltre a svolgere un ruolo molto importante nell’alleviare la sofferenza, a seconda dei casi può facilitare il percorso di guarigione, riducendone per esempio la durata della degenza a vantaggio del paziente stesso come della struttura ospedaliera.
Questa idea di umanizzazione non si esaurisce alle aree ambulatoriali e di degenza, ma è estesa all’intero spazio ospedaliero. Oggi, infatti, la durata della permanenza in ospedale è normalmente limitata a poche ore o a pochi giorni, mentre il personale utilizza gli stessi ambienti in modo continuativo.
Affinché le cure prestate siano efficaci il comfort, la funzionalità e la qualità ambientale degli spazi di lavoro sono fattori determinanti ai fini dell’efficienza e della produttività.
Allo stesso modo, specie nei reparti a maggiore intensità delle cure, la previsione di locali per il relax del personale concorrono alla creazione di relazioni interpersonali più distese e proficue.
Tutte queste caratteristiche sono anche alla base del progetto per l’ampliamento dell’Ospedale San Carlo di Nancy.
La nuova costruzione ospiterà sia alcuni dei servizi ospedalieri attualmente sottodimensionati – fra cui un cup, con 20 sportelli e un’attesa per circa 400 posti, e spazi commerciali – sia le funzioni legate alla Medicina preventiva.
Per queste ultime, a seconda della tipologia delle prestazioni, può essere richiesta una presenza dell’utente estesa oltre il singolo giorno, con conseguente necessità di fornire servizi alberghieri e non solo.
Il nostro obiettivo è perciò rendere il soggiorno e l’effettuazione di esami e visite un’esperienza quanto più possibile piacevole e rilassante, nel contesto di una struttura concepita ponendo al centro la persona».
Attività sanitaria e attività edilizia
Quali sono state le principali difficoltà incontrate durante la progettazione e come sono state affrontate?
«La criticità principale è stata di tipo organizzativo e ha interessato il mantenimento in piena efficienza delle attività già presenti, svolgendo contemporaneamente dei lavori invasivi. La situazione è decisamente migliorata con l’entrata in funzione del nuovo volume connettivo fra il Corpo aulico e l’edificio Padre Luigi Maria Monti che, anche grazie al nuovo nodo della circolazione verticale, ha reso più fluidi e rapidi gli spostamenti.
La ri-progettazione del Corpo aulico è risultata decisamente complessa. Si tratta di un edificio concepito secondo criteri ormai desueti – per esempio, nel livello interrato la ridotta altezza interpiano ha complicato sia la ri-definizione del layout spazio-funzionale, sia l’inserimento delle reti impiantistiche – nel quale, per intuibili ragioni operative, si è deciso di intervenire prima che sugli altri fabbricati.
Spesso gli interventi di demolizione hanno rivelato situazioni impreviste, rendendo necessario il costante aggiornamento delle previsioni progettuali e, in alcuni casi, la completa revisione dei progetti per i singoli reparti, non solo per quanto attiene gli aspetti impiantistici.
Al contrario, l’edificio Padre Luigi Maria Monti si è rivelato molto più flessibile. Oltre alla ristrutturazione di parte del Pronto Soccorso, ci siamo concentrati soprattutto sulla ristrutturazione del Blocco operatorio (completamente rifatto dopo l’entrata in funzione del nuovo Blocco operatorio nel Corpo aulico) e della centrale di sterilizzazione (anch’essa interamente nuova, ora in grado di fronteggiare fino a 70.000 procedure all’anno).
In questo caso la progettazione è stata caratterizzata da un approccio fortemente integrato per gli aspetti architettonici, impiantistici e tecnologici ed è stata sviluppata fino al livello costruttivo, permettendo alle imprese di portare a termine i lavori sull’intero piano nell’arco di soli sei mesi».
Giuseppe La Franca, architetto