Allo IEO robot nella chirurgia del tumore primitivo della trachea

Sono rari, con una incidenza di un caso ogni milione di persone, spesso maligni e diagnosticati in stadio già avanzato: sono i tumori primitivi della trachea, tra i quali il più diffuso è il carcinoma squamocellulare, spesso causato dal fumo di sigaretta. Differente il discorso per i tumori secondari, che spesso arrivano in questa sede dai polmoni. Altri tumori primari della trachea sono l’adenocarcinoma della trachea, il carcinoma mucoepidermico, il carcinoma a piccole cellule, lo xanthogranuloma e l’adenoma pleomorfico.

Per tutti, i sintomi iniziali sono quasi inesistenti, per poi determinare dispnea, tosse, raucedine, stridore e tosse con sangue, quest’ultima sinonimo di un tumore in stadio giù avanzato. La sopravvivenza media, a 5 anni dalla diagnosi, è del 60%, percentuale che varia a seconda della tipologia di tumore.

La resezione, quando possibile, è tra gli approcci terapeutici più comuni. L’Istituto Europeo di Oncologia di Milano ha dato notizia di aver effettuato, per la prima volta al mondo, un intervento di resezione della trachea per tumore primitivo con l’ausilio del robot chirurgico da Vinci e supporto della ExtraCorporeal Membrane Oxigenation. L’intervento è stato quindi mininvasivo e non ha richiesto l’intubazione intraoperatoria, il che ha permesso alla paziente, una donna di soli 30 anni, di riprendersi rapidamente. A due mesi di distanza, versa in ottime condizioni di salute.

Il prof. Lorenzo Spaggiari, direttore del Programma Polmone, che ha condotto l’intervento con la sua équipe di Chirurgia Toracica, sottolinea: «siamo orgogliosi di avere per la prima volta applicato l’approccio mininvasivo robotico anche per la resezione tracheale, perché significa che abbiamo definitivamente infranto il grande tabù della chirurgia toracica oncologica: essere invasivi per essere efficaci.

Oggi non è più così per il più diffuso tumore polmonare, ma neppure per il carcinoma adenoido-cistico della trachea, un tumore molto raro e complesso da operare, che fino a ieri ha sempre richiesto interventi lunghi e invasivi con grandi aperture toracotomiche del torace, che richiedevano impegnative riabilitazioni, spesso con dolore postoperatorio. La nostra paziente è stata dimessa dopo pochi giorni dall’intervento e presenta solo quattro piccole cicatrici centimetriche sul fianco».

Tutto merito degli avanzamenti tecnologici e della intraprendenza dei professionisti coinvolti, che hanno deciso di osare una nuova procedura.

«Osare, non rischiare», precisa il prof. Spaggiari. «La tecnologia è la base imprescindibile della mininvasività, ma ovviamente da sola non basta per sperimentare nuove frontiere, come abbiamo fatto in IEO con la giovane paziente.
Noi ci siamo sentiti forti della nostra esperienza nella chirurgia toracica tradizionale sulle neoplasie tracheali, nella robotica, dove abbiamo raggiunto la cifra record di 1500 interventi e nell’utilizzo della ECMO negli interventi sulla carena tracheale, come ampiamente dimostrato dalle nostre pubblicazioni internazionali».

La paziente sta ora riprendendo la propria vita. In via precauzionale, verrà sottoposta a terapia adiuvante con protoni, a Pavia, il trattamento più indicato e anche più avanzato per questi casi.