Aziende smart, la telemedicina nel Lazio

L’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo ha ospitato una giornata di lavori in occasione del workshop “Aziende smart: l’approccio sistemico alle prestazioni in telemedicina nella nuova semantica e proattività”, promosso dall’Asl di Viterbo e dalla sua direttrice, Daniela Donetti.

Una giornata di confronto e dibattito sulle esperienze di telemedicina già avviate nella provincia e in Regione e sulla loro possibile implementazione oggi grazie al DM 77 e ai fondi stanziati dal PNRR.
Oltre alla tecnologia, per creare il nuovo ecosistema salute, occorre puntare sul personale superando il tetto di spesa introdotto 17 anni fa e fare contratti a tempo indeterminato, ha ricordato l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Claudio D’Amato.

La pandemia da Covid-19 e le misure assunte dal Governo per scongiurare il contagio hanno dato un incentivo enorme allo sviluppo di soluzioni di telemedicina volte a garantire una continuità assistenziale ai pazienti anche in un momento in cui era estremamente complesso organizzare visite in presenza. Si è trattato tuttavia di iniziative frammentate, localistiche.

Alla luce del riordino del sistema sanitario nazionale previsto dal novello DM 77 – che va nella direzione dell’assistenza di prossimità – e delle risorse stanziate dai fondi del Piano di Ripresa e Resilienza per la Missione 6 Salute (15,7 miliardi di euro) è oggi possibile ripensare alla telemedicina in chiave sistemica, superando la frammentarietà e puntando ad una organizzazione strutturata, con una piattaforma centralizzata, interoperabile e condivisa a livello nazionale.

È stato quindi individuato nell’Agenas, a fine 2021, il soggetto attuatore per la progettazione, la realizzazione e la gestione dei Servizi abilitanti della Piattaforma nazionale di Telemedicina e si sta lavorando alla creazione di una piattaforma unica nazionale per costruire quindi soluzioni verticali di carattere regionale.

Alla luce di questo processo in atto, e soprattutto alla luce delle esperienze messe in campo negli ultimi anni all’interno della Regione Lazio e in particolare dall’Asl di Viterbo, promotrice dell’iniziativa – sono stati creati 27 gruppi di lavoro sul tema con il coinvolgimento di 167 professionisti – è stato organizzato, lo scorso 15 settembre, un workshop che ha visto la partecipazione delle aziende sanitarie e ospedaliere regionali, ma anche di esponenti del Ministero della Salute, dell’Agenas e della Regione Lazio, incentrato sui temi della transizione digitale, delle sfide connesse al PNRR, dei nuovi modelli di cura, tra territorio e digitale.

Far sì che le case delle persone diventino luoghi di cura

«L’obiettivo della giornata», ha sostenuto Daniela Donetti, direttrice dell’Asl di Viterbo, «è rappresentare lo sforzo che l’Asl sta già mettendo in campo, in un confronto costruttivo con le aziende sanitarie e ospedaliere del SSR, rispetto alle esperienze e alle progettualità implementate, ponendo le basi per un dibattito costruttivo su tematiche di estrema attualità come la transizione digitale, le sfide connesse al PNRR, la digitalizzazione, i nuovi modelli di accessibilità delle cure, fino alle modalità di applicazione efficace delle nuove linee guida relative alla telemedicina.
Grazie alla telemedicina le case delle persone diventeranno luoghi di cura», ha enfatizzato ancora la direttrice dell’Asl di Viterbo.

«Nella provincia di Viterbo è stato possibile dare vita a 27 gruppi di lavoro con il coinvolgimento di quasi 170 professionisti sanitari. Questa occasione di incontro e dibattito è un modo per mettere a frutto queste esperienze e maturare nuove idee.

Telemedicina e teleassistenza si inseriscono in un ampio e articolato processo di riorganizzazione dei servizi e di sviluppo di approcci organizzativi e professionali innovativi, orientati a traghettare il sistema salute sempre più verso azioni proattive piuttosto che reattive, integrando i diversi livelli, ospedaliero, territoriale e sociosanitario, a garanzia della continuità delle cure, appropriatezza degli interventi, accessibilità e prossimità.

Tale processo, supportato da strumenti quali la telemedicina e la teleassistenza, oltre a favorire il raggiungimento dell’obiettivo della “casa come primo luogo di cura”, favorisce approcci multidisciplinari e multiprofessionali, attraverso la costruzione di team strutturati sulle reali necessità del paziente e caratterizzati da rapidità nella valutazione dei problemi clinici assistenziali e delle risposte ai bisogni delle persone».

Le esperienze presentate

Numerose le esperienze premianti presentate, da quelle adottate nell’ambito delle patologie tempo-dipendenti – telecardiologia, telestroke, teletrauma – a quelle introdotte con l’obiettivo di garantire una continuità assistenziale ai pazienti con cronicità, riducendo i loro spostamenti e monitorandoli da remoto grazie alle soluzioni tecnologiche disponibili, fino a progetti già in atto o in progress nel carcere Mammagialla di Viterbo, finalizzati a curare i detenuti riducendo i loro spostamenti, spesso molto gravosi anche a causa delle norme di sicurezza da rispettare.

Alla luce di quanto emerso, la telemedicina nelle sue varie forme – teleconsulto tra professionisti, televisita medico-paziente ecc. – rappresenta un asset fondamentale del nuovo ecosistema sanitario. Un ecosistema che non può prescindere dal superamento di barriere che ancora ne ostacolano il pieno dispiegamento: il digital divide, una adeguata formazione per i professionisti, l’adozione del fascicolo sanitario elettronico, punto di snodo nevralgico per la refertazione, l’ammodernamento delle strutture e una piena interdisciplinarietà e collaborazione tra le diverse figure professionali.

Puntare sul personale e su contratti a tempo indeterminato

Per fare questo, serve inoltre superare i tetti di spesa sul personale, introdotti 17 anni fa, andare oltre il modello a silos e stabilire che le assunzioni nel SSN avvengano con contratti a tempo indeterminato, ha enfatizzato in chiusura di giornata Claudio D’Amato, Assessore alla Sanità della Regione Lazio.

«Non c’è nessuna chance di miglioramento, di estensione dei servizi in assenza di una scelta forte sul personale. Oggi dobbiamo sfruttare l’opportunità derivante dal PNRR. Il Lazio è oggi ai primi posti per l’acquisizione di nuove tecnologie.
Dobbiamo fare uno sforzo enorme, anche insieme ad Agenas, per la messa a terra e per l’implementazione di questo nuovo ecosistema. Questa è una sfida che chiama tutti, la classe politica, ma anche i professionisti, a mettersi al lavoro per il raggiungimento di questi risultati. Regione Lazio farà la sua parte».

Elena D’Alessandri