Il burnout è una delle condizioni più rischiose nel personale sanitario.
Uno studio spagnolo si è concentrato, in particolare, sul burnout nei dirigenti infermieristici, cercando una risposta in letteratura (Membrive-Jiménez, M.J.; Pradas-Hernández, L.; Suleiman-Martos, N.; Vargas-Román, K.; Cañadas-De la Fuente, G.A.; Gomez-Urquiza, J.L.; De la Fuente-Solana, E.I. Burnout in Nursing Managers: A Systematic Review and Meta-Analysis of Related Factors, Levels and Prevalence. Int. J. Environ. Res. Public Health 2020, 17, 3983).

Il punto di partenza sono stati alcuni database: Medline, PsycINFO, CINAHL, LILACS, Scielo e Scopus.
Qui i ricercatori hanno individuato gli articoli più pertinenti e con il maggior grado di evidenza, arrivando a inserirne 11 nella metanalisi successiva.
La prima categoria di burnout sembra essere, per questa classe di operatori sanitari, quella emozionale che, a sua volta, causa alti livelli di stress lavorativo e una riduzione dell’assertività, qualità pregnante nel lavoro di un manager.

Meno frequente, ma deleteria quando si verifica, è la depersonalizzazione, che riduce o annulla l’empatia verso i propri colleghi.
Infine, gli autori hanno riscontrato anche casi di scarsa soddisfazione personale che porta a lavorare di malavoglia e rende gli ostacoli più difficili da superare.

Tra le cause di queste condizioni vi è un alto carico di lavoro e di responsabilità. Dal punto di vista demografico, sembra che i più colpiti siano i manager infermieristici di sesso femminile, di età compresa tra 40 e 50 anni, sposate e con figli.

Stefania Somaré